venerdì 21 novembre 2014

Operai romeni... e gli italiani latitano!

Ha destato stupore e polemiche la notizia secondo cui all'Alenia di Grottaglie (TA) sarebbero stati assunti cento operai romeni e nessun italiano. Si è detto i romeni hanno tolto il lavoro agli operai italiani perché si accontentano di molto meno, si è gridato alla discriminazione dei lavoratori della zona jonica ecc.

Non entro nel merito e non prendo posizione su questi punti. Mi limito solo a quello che posso osservare dal mio limitatissimo punto di vista. Lavorare in una fabbrica aeronautica richiede personale altamente qualificato a tutti i livelli, ed evidentemente gli operai romeni si sono dimostrati all'altezza. A questo punto, anziché inveire contro gli operai stranieri, sarebbe molto più giusto chiedersi che fine abbiano fatto le nostre scuole professionali (soprattutto qui al Sud). Perché nostri istituti industriali non sono stati in grado di sfornare un solo tecnico qualificato?

La risposta è a dir poco desolante: per l'assoluta mancanza di considerazione nella quale sono caduti gli istituti professionali, lo ripeto, soprattutto al Sud(1). Da un lato la superficializzazione della scuola media, dall'altro l'allungamento irresponsabile dell'obbligo e il proliferare di materie teoriche senza nesso alcuno con l'indirizzo scolastico scelto nei primi due anni li ha trasformati in scuole-discarica dove si mandano i meno riusciti, i più demotivati, i più indisciplinati e violenti tra gli alunni. I ragazzi e le ragazze volenterosi, che pure ci sono e vorrebbero imparare, o sono costantemente aggrediti e intimiditi o si adeguano all'andazzo. Insegnare e apprendere qualcosa, qualsiasi cosa, diventa una pia illusione. Tutte le energie dei docenti vengono dissipate nel tentativo quasi sempre vano di tenere un minimo di ordine e di impedire - spesso a loro rischio e pericolo - violenze gravi in classe.

Se qualcuno pensasse che esagero, guardi quel che è successo all'Istituto professionale "Santarella" di Bari dove la situazione non ha nulla da invidiare alla pericolosità delle scuole francesi nelle banlieues. È un orribile circolo vizioso: i ragazzi sono costretti a frequentare una scuola dalla quale non si aspettano nulla, dove devono apprendere materie per le quali non provano interesse, e meno che mai si aspettano che la scuola li prepari a trovare lavoro. La carenza di preparazione, o meglio l'impossibilità di dare una formazione purchessia, genera a sua volta disoccupazione, demotivazione, sfiducia, violenza anarcoide

E allora non meravigliamoci se poi non si trova nemmeno l'ombra di un operaio italiano o pugliese che sia in grado di andare a lavorare in uno stabilimento come l'Alenia! Divertitevi pure a scagliare le sedie e i banchi fuori dalla finestra, a sfondare le porte e rompere le serrature, fumare spinelli, a picchiarvi tra di voi, a prendere a botte gli insegnanti e a minacciare il preside, cari ragazzi! Che vi aspettate poi, che qualcuno vi dia pure un lavoro? Tanto troverete sempre qualcuno che vi scuserà, qualche sociologo o anima bella che darà la colpa alla società e non vi metterà mai di fronte alle vostre responsabilità, vi tratterà sempre da eterni bambini! Ed effettivamente la società ha delle colpe, perché parcheggia i giovani in un limbo adolescenziale infinito e costringe gli anziani a lavorare fino all'inverosimile.

I rimedi? Quelli che suggerisco non saranno mai e poi mai presi in considerazione da nessun governo, e sono il primo ad ammettere che si tratta di sogni a occhi aperti.


  1. Riduzione dell'obbligo scolastico alla scuola elementare-media, con una forte riforma di queste ultime, e contestuale revisione delle leggi sul lavoro minorile;
  2. Abolizione del valore legale del titolo di studio, così da eliminare una volta per tutte l'inutile corsa al "pezzo di carta";
  3. Numero chiuso ed esami di ammissione per le scuole professionali, specialmente gli istituti industriali, nautici, e tutti quelli a indirizzo pratico; 
  4. Grande rafforzamento disciplinare con ampia facoltà di espulsione e introduzione dell'"ergastolo scolastico" per comportamenti particolarmente violenti, minacciosi e distruttivi; 
  5. Eliminazione delle "classi-pollaio" di 28-30 alunni, specie dopo la recente fiumana di assunzioni in ruolo di migliaia di precari;
  6. Particolare cura e attenzione nella scelta e nella formazione dei docenti, con retribuzione eventualmente maggiorata per i docenti delle materie tecniche di indirizzo(2); 
  7. Possibilità per le scuole, con particolare riferimento a quelle professionali, di stipulare contratti di leasing per le attrezzature di laboratorio, in modo da poterle aggiornare rapidamente e con spesa minore rispetto all'onere di doverle acquistare di volta in volta; 
  8. Obbligo di aggiornamento per tutti i docenti e in particolare per quelli delle materie tecniche di indirizzo presso aziende e/o università, a spese della scuola o del Ministero.

Fino a quando la situazione resterà quella attuale - e non vedo all'orizzonte nessun cambiamento al di là delle magniloquenti dichiarazioni sulla "buona scuola" che in pratica si tradurranno in gran parte nell'aumento dei poteri dei soli dirigenti - non ci saranno molte speranze di vedere giovani operai italiani assunti né all'Alenia né forse in molte, troppe altre industrie. Nessuno osi prendersela coi rumeni dunque. Forse a casa loro la scuola e il lavoro vengono presi alquanto più sul serio.

Giovanni Romano   

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1. Mi dicono che al Centro-Nord la situazione sia migliore, ma per esperienza personale penso che sia comunque piuttosto difficile anche lì.
2. Ogni anno, ad esempio, è molto difficile reperire i docenti per l'indirizzo di tecnico audiovisivo perché i potenziali professori sono giovani, poco numerosi e hanno di fronte a sé molte alternative di lavoro piuttosto che andare a sprecarsi in classi difficili. È un problema che la scuola stessa si è creato con l'egualitarismo a tutti i costi.

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