giovedì 12 aprile 2007

Dolore per i fratelli algerini e marocchini

Non so perché, ma gli attentati di Algeri e Casablanca mi hanno colpito come un pugno nello stomaco come quelli di New York, Madrid e Londra, quelle piazze insanguinate le ho sentite come se fossero le nostre piazze. E a ragione, perché l'Algeria (almeno a un osservatore superficiale come me) sembrava essersi finalmente lasciata alle spalle la guerra atroce conto il GIA; il Marocco era avviato a consolidare un governo tollerante, aperto, persino pionieristico nel riconoscimento di alcuni diritti.

Le bombe hanno messo in crisi tutto questo. Al Quaeda non è un gruppo di scontenti, ma di assassini che vogliono rovesciare a freddo proprio quei regimi "moderati" che dal loro punto di vista sono peggiori persino delle "corrotte" democrazie occidentali.

Non c'era bisogno dell'avvertimento dei servizi segreti che il prossimo obiettivo potremmo essere noi. Basta guardare la carta geografica. Il Magreb lo abbiamo di fronte, e se si insediassero dei regimi fondamentalisti la nostra situazione sarebbe atroce come all'epoca delle scorrerie di Kareddhin il Barbarossa. Senza contare che gli eserciti di quei paesi hanno già missili a media gittata che possono colpire tutto il sud dell'Europa, fino all'Austria meridionale. Non oso nemmeno pensare a cosa potrebbe succedere se cadessero nelle mani sbagliate.

Quesgli scoppi sono già sinistramente rimbombati nelle nostre piazze.

Giovanni Romano