lunedì 30 agosto 2010

Una gatta nel cassonetto, gli embrioni nel WC e altri orrori

Non sono mai molto preciso nelle mie citazioni, ma senz'altro ricorderete che due o tre giorni fa il TG2, ormai specializzato nell'animalismo politically correct, ha riportato una storia tanto stupida quanto sconcertante avvenuta – manco a dirsi – in Inghilterra.

Una donna ha buttato la gatta dei vicini nel cassonetto dell'immondizia. Ripresa dalle telecamere di sorveglianza, il video ha fatto il giro del mondo su Youtube e contro di lei si è sollevato un vero uragano di rabbia e di odio. Alla donna sono arrivate numerosissime proteste e gravi minacce di morte, tanto che gli stessi proprietari della gatta hanno dovuto lanciare un pubblico appello alla calma.

Questa vicenda lascia esterrefatti, e per molte ragioni. La prima, ovviamente, è l'assoluta sventatezza della colpevole, che ha dichiarato di aver agito "solo per scherzo". Già questa stupidità è il sintomo inquietante di una diseducazione al rispetto e alle conseguenze delle proprie azioni. Ma ancora più inquietanti sono gli altri particolari che la vicenda ha messo in luce.

Il primo sono le telecamere di sorveglianza. L'avvertimento di Orwell è caduto completamente nel vuoto, e proprio nel suo paese natale. L'Inghilterra oggi è di gran lunga il paese più spiato al mondo, il che non ha impedito gli attentati di Londra. Cosa ci facevano delle telecamere puntate persino sulla spazzatura? Forse c'era accanto qualche banca o qualche ufficio di pubblico interesse, ma può darsi che il loro compito fosse proprio quello di sorvegliare chi buttava i rifiuti, magari per multare chi non si atteneva ai sacri canoni della raccolta differenziata. E già questa intrusione è abbastanza antipatica.

Ma molto più grave è stata la reazione violentissima, ben oltre i limiti dell'isteria, contro la donna. Un paese come l'Inghilterra ha completamente stravolto le categorie dell'umano. Qualche anno fa, nessuno reagì quando un medico dichiarò di essersi sbarazzato di alcuni embrioni umani buttandoli nel WC, mentre migliaia hanno reagito come un sol uomo – anzi come una sola bestia – quando è stata la vita di un animale a trovarsi in pericolo. Leggi severissime tolgono la libertà di sollevare anche la miminma critica al comportamento omosessuale, ma gli obesi sono diventati i nuovi paria, trattati con metodi che definire discriminatori e terroristici è poco. Si spendono somme enormi per salvare le balene e si incoraggiano attivamente gli aborti nei paesi del Terzo Mondo. Non parliamo poi delle discriminazioni contro i cristiani di cui ho dato e darò ampio conto in questo blog.

Cosa ci fa capire tutto questo? Prima di tutto, che il sentimentalismo è l'altra faccia della crudeltà. Io amo molto i gatti e la stupidità di quella donna indigna anche me, ma le avrei rifilato un bel calcio nel sedere e non se ne sarebbe parlato più. Arrivare alle minacce di morte per una gatta "puzza" di scarico di coscienza nei confronti di ingiustizie e di delitti ben più gravi contro i quali non si ha il coraggio di protestare.

In secondo luogo, anche nella società apparentemente più "tollerante" e "illuminata" circola una quantità di rabbia, di odio, di voglia di discriminare, che aspetta solo l'occasione opportuna per manifestarsi, e cerca solo un soggetto che sembra indifeso e debole. Mai come nel caso dell'Inghilterra si è visto che l'odio e la discriminazione non scompaiono, ma cambiano solo bersaglio. Non è stata una lezione di civiltà quella che è emersa dall'episodio della gatta, se mai il contrario. La donna ha buttato nel cassonetto la dignità dell'uomo, e quelli che l'hanno minacciata hanno gettato via la loro intelligenza.

Giovanni Romano

venerdì 27 agosto 2010

La fabbrica dei furbi

La rubrica “Costume & Società” di RAI 2 ha mostrato i risultati di una ricerca canadese in base alla quale i bambini che dicono le bugie sarebbero più intelligenti di quelli abitualmente più sinceri. Questo perché inventare bugie costringe la mente a uno sforzo maggiore e a lavorare di più rispetto che attenersi “banalmente” alla verità.

La premessa ovvia è ammettere che sì, effettivamente i bambini sono dei gran bugiardi, e non solo loro. Tutti siamo stati bambini, tutti abbiamo imparato a mentire a mamma e papà per difenderci dalle punizioni, per vergogna o semplicemente per capriccio. E questa abitudine alla bugia, a quanto pare innata secondo quella stessa ricerca (che non si rende conto di aver dato in questo modo una grossa conferma al peccato originale), ce la porteremo fino alla tomba, fino all'estrema vecchiaia di chi ci arriverà. Da questo punto di vista, è inutile scandalizzarsi più di tanto. La ricerca non è contestabile a questo livello, ma nelle conclusioni che ha preteso di trarre.

La prima obiezione è relativa al milieu. “Dimmi dove fai ricerca e ti dirò chi sei”. Lo studio proviene da un ambiente assolutamente a-morale quale quello dell'empirismo anglosassone, per il quale le categorie di bene e di male, di vero e di falso non hanno né consistenza, né significato né legittimità. L'unica categoria ammessa, seguendo Popper, è quella della falsificabilità. Ma dietro questo criterio si nasconde il dogma ben più granitico del'efficacia. I bambini bugiardi “funzionano” meglio di quelli sinceri perché, evidentemente, raggiungono più facilmente i loro scopi rispetto agli altri.

C'è proprio da crederci, perché il più delle volte, per non dire tutte le volte, chi mente ha già uno scopo rispetto a chi si limita a constatare la realtà così com'è. La bugia non è tanto uno sforzo creativo quanto manipolativo dell'altro. E anche il concetto di “creatività” sbandierato con tanta soddisfazione sia dai ricercatori canadesi che dagli ingenui genitori intervistati merita di essere sottoposto a una severa critica. Cosa c'è, infatti, dietro questa “creatività”? Tramite la bugia o s'inventa qualcosa che non esiste, oppure si nega qualcosa che esiste. In entrambi i casi non si crea nulla di veramente nuovo. La bugia non arricchisce il mondo perché alla fine dei conti non ha aggiunto nulla al mondo, se mai ha nascosto qualcosa che si poteva o si doveva scoprire. Nella migliore delle ipotesi, ha fatto solo perdere tempo. Valeva la pena d'impiegare tanta intelligenza per approdare al niente?

Anche il concetto di “intelligenza” come lo intendono i ricercatori merita di essere discusso. Che cos'è un'intelligenza che non arretra di fronte al falso? Qui ovviamente non faccio una predica ai bambini ma a chi vuole dissuadere dal correggerli. Nel racconto di E. A. Poe La lettera rubata c'è un commento illuminante a questo proposito. Commentando l'acutissima intelligenza del ministro D., che ha tenuto in scacco per mesi tutta la polizia di Parigi con uno stratagemma tanto semplice quanto geniale, l'investigatore Dupin nota che “Egli è il vero monstrum horrendum, l'uomo di genio senza principi”. Un'intelligenza del genere può diventare un'arma pericolosissima contro gli altri, o semplicemente uno strumento sofisticato per giustificare il proprio cinismo o la propria vigliaccheria. Stiamo attenti a lodare chi è soltanto intelligente.

Giovanni Romano