venerdì 22 gennaio 2010

Una risposta ai sostenitori del "matrimonio" omosessuale

Ecco uno studio molto lungo e articolato - e nemmeno recentissimo, del 2003 - pubblicato dal sito www.catholicnewsagency.com .

Una risposta ai sostenitori del matrimonio omosessuale


Catherine Young e Paul Nathanson


RIVENDICAZIONE 1: Il matrimonio è un’istituzione progettata per alimentare l’amore tra due persone. Gli omosessuali possono amarsi l’un l’altro proprio come possono farlo gli eterosessuali. Dunque il matrimonio dovrebbe essere concesso anche agli omosessuali.


La seconda affermazione è vera, e la terza ne consegue logicamente. Poiché la prima affermazione è falsa, però, questa linea di ragionamento è priva di senso. Il matrimonio è una istituzione complessa. Alimentare la gratificazione emozionale di due adulti è solo una delle sue funzioni – e non la più importante da un punto di vista interculturale o da una prospettiva storica. (Potrebbe non essere un caso che essersi concentrati esclusivamente sulla gratificazione emozionale coincida con un alto tasso di divorzi).La questione non è se le persone omosessuali dovrebbero avere delle relazioni. L’unica questione è se questo debba avvenire nello specifico contesto del matrimonio.


RIVENDICAZONE 2: Non tutte le coppie eterosessuali hanno bambini, ma nessuno sostiene che i loro matrimoni siano inaccettabili.


In realtà, questo argomento è semplicistico. Alcune tradizioni religiose, ad esempio, hanno dato alle coppie senza figli la possibilità del divorzio o dell’annullamento del matrimonio. Inoltre, il matrimonio può funzionare in altri modi (uno di essi è il sostegno reciproco) e può esprimere ideali supplementari (il più ovvio è l’amore). Di conseguenza, queste tradizioni non impongono di separarsi alle coppie senza figli. Al contrario, esse sostengono il peculiare ideale del matrimonio senza punire coloro che non riescono a conseguirlo. Questi ultimi sono le eccezioni. Questa istituzione, tuttavia, è sempre stata intesa in primo luogo per servire alle necessità dei figli. Essa fornisce un ambiente ideale per i genitori e i figli. Non tutti gli individui, né tutte le coppie riescono a raggiungere questo ideale, naturalmente, ma nondimeno esso rimane valido – eccetto, ovviamente, nelle società che si stanno sfasciando.


RIVENDICAZIONE 3: Alcune coppie omosessuali hanno figli e quindi hanno bisogno del matrimoni per fornire loro un contesto appropriato.


Questo argomento ribalta il precedente perché accetta la premessa che il matrimonio sia realmente il contesto ideale per i figli. Il problema è che il matrimonio omosessuale fornirebbe questo contesto solo di nome. Il nostro punto qui non è sostenere che le coppie omosessuali siano meno capaci di amare i figli rispetto ad altre coppie; non ne sono né più né meno capaci. Inoltre, il nostro punto qui non è che le coppie omosessuali insegnerebbero ad esserlo anche ai figli; il semplice fatto di essere omosessuale, dal nostro punto di vista, non è problematico in nessun caso. Il punto è che ai figli occorre qualcosa di più che l’amore dai loro genitori, siano essi omo o eterosessuali. Una cosa di cui certamente hanno bisogno è almeno un genitore di ciascun sesso. (Diciamo “almeno” uno, perché una famiglia estesa – con zie, zii, e nonni – è molto più vicina all’ideale che non la famiglia nucleare isolata). Questo è perché i sessi non sono intercambiabili.


Lungo gli scorsi quarant’anni, è stato un luogo comune affermare o che la mascolinità e la femminilità non siano nient’altro che “strutturazioni sociali” che possono essere “decostruite” per adattarsi ai tempi che cambiano e ai gusti individuali, o che chiunque sia “androgino” a livello innato. Ambedue le teorie ignorano il fatto ovvio che il corpo maschile è diverso da quello femminile, e che vanno soggetti a esperienze differenti (la più ovvia è che solo le donne possono essere ingravidate e allattare). Anche se sono molto più simili che dissimili, ciascun sesso è diverso dall’altro. I ragazzi non possono imparare a essere uomini fino in fondo nemmeno dalla madre (o dalla coppia di madri) più amorevole, da sola. E le ragazze non possono imparare a essere donne fino in fondo nemmeno dal padre (o dalla coppia di padri) più amorevole, da solo. Questo apprendimento avviene giorno per giorno e spesso attraverso l’esempio nel contesto più ampio dell’intimità della vita familiare. Inoltre, il bisogno di un padre è particolarmente acuto nei ragazzi. Come le ragazze, si debbono separare dalle loro madri. Ma a differenza delle ragazze, tuttavia, devono anche spostare il centro della loro identità da un sesso all’altro. Vi sono studi psicologici e sociologici che provano questo argomento.


I problemi in discussione qui si applicano non solo alle coppie omosessuali ma in primo luogo, e principalmente ai genitori eterosessuali single. Si, ci sono sempre stati genitori single a causa di morte, divorzio o abbandono. Ma queste erano le eccezioni. Ora che il divorzio è diventato così comune, il fenomeno è cambiato. La genitorialità single – di solito da parte delle madri e spesso per scelta – è diventato uno “stile di vita”. Il messaggio ai padri e ai loro bambini è che gli uomini non hanno alcuna funzione distinta, necessaria e pubblicamente riconosciuta nella vita familiare. E i risultati dei figli senza padre su scala molto estesa, come descritti dagli psicologi e dai sociologi, non sono esattamente incoraggianti.


Alcuni sostenitori dei genitori sia single che omosessuali argomentano che i problemi appena menzionati possono essere risolti portando a casa amici o parenti per servire da “modelli di ruolo”. Ma questi visitatori provvisori possono forse rimpiazzare adeguatamente la presenza durevole di adulti sia dello stesso sesso che del sesso opposto all’interno di una famiglia? I sostenitori della genitorialità single od omosessuale possono dimostrarlo a malapena. Altri sostengono che gli uomini visti in televisione o al cinema, anche le popstars, possono funzionare come “modelli di ruolo”. Certo che possono. Ma questi sono modelli di ruolo salutari? Pochi, pochissimi uomini nella cultura popolare sarebbero mai così d’aiuto sotto questo aspetto come il defunto Mr. Rogers. Dobbiamo davvero rassegnarci ai cloni di Homer Simpson, diciamo, o Michael Jackson – o di chiunque altro si trovi a rappresentare il macho più alla moda del momento? Il benessere dei bambini è solo un pensiero secondario per i sostenitori del matrimonio omosessuale e della genitorialità single, non qualcosa che ha la priorità sui propri interessi.


Alcuni omosessuali sono diventati genitori mentre erano ancora coinvolti in relazioni eterosessuali. Altri lo fanno nel contesto delle relazioni omosessuali. Le coppie lesbiche, ad esempio, ricorrono spesso alle banche dello sperma e all’inseminazione artificiale. Le nuove tecnologie riproduttive possono sembrare molto attraenti alle coppie omosessuali che vogliono bambini ma non desiderano una relazione nemmeno simbolica con il sesso opposto. Legalizzare il matrimonio omosessuale farebbe certamente aumentare l’interesse nelle nuove tecnologie e porterebbe probabilmente a domande per accedere ad esse per poter uguagliare la possibilità di avere bambini. Ma queste tecnologie presentano un gran numero di problemi morali, la maggior parte dei quali sono rimasti senza soluzione (vedi argomento 20).


Al cuore di questa rivendicazione, però, c’è l’argomento che i figli delle coppie omosessuali soffrono per i pregiudizi inerenti al loro stato. Ah, finalmente un riferimento ai bambini! Ma se questi bambini soffrono per i pregiudizi, è quasi certamente perché i loro genitori sono omosessuali e non perché non sono sposati. Dovremmo eliminare i pregiudizi verso le persone omosessuali, in tutti i modi, ma legalizzare il matrimonio omosessuale otterrebbe molto difficilmente lo scopo. Non in un momento nel quale la macchia dell’”illegittimità” è del tutto scomparsa.


Questa rivendicazione del matrimonio omosessuale non può essere ulteriormente sostenuta. Nel corso degli scorsi quarant’anni, i genitori single, specialmente le madri single, sono state glorificate nei talk shows e in innumerevoli film per la TV come vittime che, secondo il gergo della politica identitaria, nondimeno diventano “sopravvissute”. Non c’è più niente d’insolito, molto meno illecito, a proposito di bambini che hanno un genitore solo. E ora, dato il fatto che molte persone omosessuali hanno figli da precedenti relazioni eterosessuali, non c’è assolutamente nulla d’insolito a proposito dei bambini che hanno due padri o due madri. Qualunque altro problema possano avere i figli dei genitori omosessuali – e ne hanno certamente, e grossi – questo non è sicuramente uno di essi. Cambiare la definizione del matrimonio per lenire il dolore di avere genitori non sposati, in breve, sarebbe come usare una bomba atomica per uccidere una mosca.


RIVENDICAZIONE 4: Il matrimonio e la famiglia stanno cambiando comunque, allora perché non permettere questo cambiamento?


Be’ per cambiare, le istituzione cambiano. Se cambino sempre in modo benefico è tutta un’altra questione. A meno di non adottare la mentalità promossa da innumerevoli spot pubblicitari – secondo cui ogni prodotto “è nuovo e migliore” – dobbiamo almeno immaginare la possibilità che alcuni cambiamenti potrebbero essere per il peggio. Non esiste un nesso logico, in breve, tra “nuovo” e “migliore” da una parte, e “cambiato” e “migliore” dall’altra. Il matrimonio è cambiato per il peggio sotto alcuni aspetti (non tutti), crediamo, nel corso degli scorsi quarant’anni. Non per opera delle persone omosessuali, naturalmente, ma a causa degli eterosessuali.


E se poi le istituzioni cambino del tutto è un’altra questione ancora. Alcune caratteristiche del matrimonio non sono cambiate; sono universali e dunque, presumibilmente, tanto necessarie quanto benefiche. Il matrimonio è sempre stato una questione di importanza comunitaria, per esempio, qualcosa che soddisfa più dei bisogni individuali. Queste cose sono così pervasive e così durevoli che potrebbero ben essere dovute alla natura stessa. E noi ci giochiamo a nostro rischio e pericolo.


RIVENDICAZIONE 5: Il matrimonio e la famiglia sono già cambiati, così perché non riconoscere la realtà?


Questa cinica variante della rivendicazione 4 è usata da coloro che trovano imprudente discutere se questi cambiamenti siano benefici o dannosi. Quel che importa, ritengono, è che questi cambiamenti siano già avvenuti. In quel caso, sarebbe certo politicamente sensato adeguarsi di conseguenza. Forse è così, ma avrebbe senso dal punto di vista morale?


Inoltre, è questo il momento appropriato per ridefinire il matrimonio? Quando il matrimonio non sta solo cambiando, ma si sta disintegrando sotto il peso del sentimentalismo e dell’irresponsabilità tra le persone eterosessuali? E i bambini sono quelli più a rischio. Le loro necessità non sono quasi mai prese sul serio nel dibattito sul matrimonio omosessuale: sono diventati spettatori nel dibattito sui diritti degli adulti.


RIVENDICAZIONE 7: Data la sovrappopolazione globale, perché qualcuno dovrebbe preoccuparsi del bisogno di qualcuno di avere più bambini, in ogni caso?


Anche se alcuni paesi sono realmente sovrappopolati, altri non lo sono. Come la maggior parte dei paesi occidentali, per esempio, il Canada ha una popolazione che invecchia rapidamente. Sia il tasso delle nascite che quello delle morti stanno rapidamente decrescendo. Questo avrà gravi conseguenze demografiche ed economiche per le generazioni future. Sostenere che l’immigrazione risolverà il problema – gli immigrati, presumibilmente, continueranno ad fare molti figli senza richiedere alcun incoraggiamento da parte del nostro governo – è implicare che gli immigrati dovrebbero essere sfruttati come animali da riproduzione. Inoltre, quanti immigrati tollererebbero mai o persino accetterebbero di venire in una società che non riesce a sostenere il loro ideale di matrimonio, che è sempre basato sul legame a lungo termine di uomo e donna per fornire l’ambiente ideale in cui allevare i figli?


E sebbene molte persone nei paesi più popolosi non si rendano conto dei segnali d’allarme demografici, la maggior parte di coloro che appartengono a comunità minoritarie sono molto consapevoli di essere demograficamente minacciati.


RIVENDICAZIONE 8: Il matrimonio dovrebbe cambiare, che sia già avvenuto oppure no, perché le istituzioni patriarcali sono cattive.


Questa rivendicazione è sia insidiosa che manifestamente ideologica. Questo è perché usa la retorica della riforma legale (permettere alle persone omosessuali di entrare nelle istituzioni di maggioranza come il matrimonio) per mascherare lo scopo sottaciuto della rivoluzione sociale (creare una società radicalmente nuova distruggendo istituzioni come il matrimonio). Si possono sempre trovare buoni argomenti per riformare qualunque istituzione in un modo o nell’altro. E la nostra ha riformato il matrimonio molte volte, la più recente per migliorare la posizione delle mogli. Ma c’è una grossa differenza tra le riforme e la rivoluzione. La rivendicazione in discussione qui è che l’eterosessualità renda patriarcale il matrimonio, e “patriarcale” è un gergo ideologico per dire “cattivo” (non è paranoia la nostra: questo argomento è stato avanzato da alcune femministe molto influenti). Per risolvere il problema, la base eterosessuale del matrimonio dev’essere distrutta. Legalizzare il matrimonio omosessuale potrebbe raggiungere lo scopo cambiando irreversibilmente la definizione del matrimonio e le sue funzioni. Il risultato sarebbe chiamato ancora matrimonio, ma sarebbe di fatto un’altra istituzione.


RIVENDICAZIONE 9: Il matrimonio omosessuale ha dei precedenti storici e antropologici.


In realtà, non ha un solo precedente come norma di qualunque società. Alcune società hanno permesso eccezioni alla regola, sì. E alcuni potenti capi e re hanno sfidato tutte le norme. Ma la norma nuziale è sempre stata eterosessuale per qualunque società. Vale la pena di notare a questo punto che qualunque società avrebbe potuto usare la cultura per mitigare la tendenza verso l’eterosessualità. Qualunque società avrebbe potuto incoraggiare il matrimonio omosessuale e continuare a riprodursi; le donne avrebbero sempre potuto trovare il modo di procurarsi il seme, ad esempio, e gli uomini avrebbero sempre potuto rapire i bambini. Ma questo approccio non è mai stato adottato come norma.


La ricerca sulla storia e l’antropologia del matrimonio omosessuale, finora, è stata fatta principalmente con lo scopo di dimostrare delle tesi precostituite: sostenere il matrimonio omosessuale trovando dei precedenti storici. Alla luce dei criteri accademici, questo materiale rivela molte pecche di sostanza e di metodo. Alcuni precedenti sono ambigui, perché sono solo analogie rispetto al matrimonio. Ci vien detto che l'amore omosessuale è come l'amore sponsale; un rituale d'iniziazione al legame tra due guerrieri dello stesso sesso viene paragonato al matrimonio, e così via. Altri precedenti vengono citati fuori contesto. E' vero, ad esempio, che alcune società amerindiane permettevano che degli uomini sposassero altri uomini. Ma, a giudicare dalle informazioni che sono arrivate fino a noi, queste società si assicuravano che questo fosse permesso solo a pochi uomini o che i loro mariti avessero già sposato delle donne e generato bambini così che la sopravvivenza demografica non fosse messa in pericolo. Quanto a Nerone, l'imperatore romano, è vero che sposò un uomo, ma in un contesto morale – un'aristocrazia degenerata nel quale l'omicidio era moneta corrente e persino un cavallo poteva essere nominato senatore – che pochi oggi troverebbero edificante. C'è davvero bisogno di prendere esempi morali da lui? Inoltre molti precedenti sono irrilevanti, perché si riferiscono solo a relazioni omosessuali, non al matrimonio omosessuale: le prime non sono uguali al secondo, e in ogni caso ora non sono messe in discussione. A volte, ancora, le prove sono indirette. A volte gli argomenti vengono ricavati dal silenzio delle fonti. A volte, argomenti importanti vengono persino ignorati (come il bando al matrimonio omosessuale nelle società che l'avevano prima approvato).


Anche se ci fossero precedenti storici e antropologici, tuttavia, questi sarebbero del tutto irrilevanti da un punto di vista morale. Solo perché qualcosa è stato fatto in qualche altra società durante qualche altra epoca non significa, dopotutto, che si dovrebbe fare nella nella nostra società e nella nostra epoca. Un ovvio esempio dovrebbe essere chiarirci le cose. La schiavitù è stata praticata in molte società. Dovremmo dunque considerare di reintrodurre quell'istituzione? Sarebbe un'incongruenza morale, per non dir altro.


RIVENDICAZIONE 10: Mettere al bando il matrimonio omosessuale è come mettere al bando il matrimonio interrazziale.


In realtà non è così. Quest'argomento è basato sull'analogia riduttiva tra l'eterosessualità e il razzismo. La maggioranza oggi sarebbe d'accordo sul fatto che lo stato non dovrebbe avere alcun diritto d'impedire il matrimonio interrazziale, e alcuni ora sostengono per la stessa ragione che non dovrebbe avere alcun diritto d'impedire il matrimonio omosessuale. Sia il razzismo che l'eterosessualità sono forme di pregiudizio. Entrambi sono dovuti a una combinazione d'ignoranza e di malevolenza. Entrambi sono malvagi. Ma quest'analogia è seriamente viziata, perché dà per scontato che tutti coloro che si oppongono al matrimonio omosessuale, come tutti coloro che si oppongono al matrimonio interrazziale, siano dei fanatici intolleranti. Alcuni sì, ma altri no.


Il matrimonio tra persone di razze diverse fu innegabilmente messo al bando a causa del razzismo. Ma questo era solo un esempio di un fenomeno più grande. Ci riferiamo all'endogamia, il matrimonio solo con quelli che fanno parte della comunità. E l'endogamia non è sempre causata dal razzismo. A volte, ad esempio, è causata dalla religione – ossia dal bisogno di perpetuare una cultura religiosa. Queste società mettono al bando il matrimonio interreligioso ma di solito accettano il matrimonio dei convertiti, senza badare alla loro origine razziale o etnica.


In ogni caso, l'endogamia è una variabile culturale. Molte società, dopotutto, praticano l'esogamia, il matrimonio solo con coloro che non fanno parte della comunità. L'endogamia non può essere considerata una caratteristica universale del matrimonio e non dovrebbe dunque essere richiesta per legge in una società plurale. D'altro canto, il matrimonio tra gli uomini e le donne è realmente una caratteristica universale, sia dal punto di vista storico che antropologico. E per una buona ragione: mettere insieme gli uomini e le donne per motivi sia pratici che simbolici. Nonostante il pregiudizio di alcune persone, in breve, ci può essere una ragione moralmente legittima per mantenere l'eterosessualità del matrimonio.


Inoltre, quanti sostenitori del matrimonio omosessuale sosterrebbero anche il matrimonio poligamo? Alcuni sì, senza dubbio, ma non molti. Sebbene noi non siamo sostenitori della poligamia, non ci vediamo niente d'intrinsecamente sbagliato, perché si potrebbero portare valide ragioni a suo favore seguendo precisamente la logica del matrimonio omosessuale (vedi rivendicazione 17). Sarebbe disonesto per i sostenitori del secondo banalizzare la questione per motivi di opportunità politica.


RIVENDICAZIONE 11: Gli argomenti a favore del matrimonio omosessuale sono più “toccanti” di quelli contrari.


Questo argomento è stato avanzato il 5-9 novembre 2001 dalla Corte Suprema di Giustizia dell'Ontario nel caso Halpen et al. Vs Canada (A.G.) et al. e la Metropolitan Community Church di Toronto Vs Canada (A.G.) et al. Il giudice Robert A. Blair mantenne in vigore la legittimità del matrimonio omosessuale anche dopo aver ammesso che erano stati portati buoni argomenti a suo sfavore. Per lui, l'emozione fu più importante della ragione ai fini di una decisione legale; quel che sentiamo è più importante di come ragioniamo. “La testimonianza portata da questi convenuti”, scrisse, “non riflette la stessa carica emotiva personale di quella degli attori”. Questo non può certo sorprendere nell'epoca di Oprah Winfrey.


RIVENDICAZIONE 12: Il matrimonio omosessuale è necessario per l'autostima di una minoranza.


Data quella mentalità, è facile capire la forza motrice dietro la rivendicazione del matrimonio omosessuale: l'idea che delle persone abbiano qualche diritto morale (e di conseguenza dovrebbero avere qualche diritto legale) al riconoscimento statale della loro identità personale. Questo è il nocciolo della questione a motivo delle sue conseguenze sulla democrazia. Ogni democrazia, per definizione, consiste tanto di una maggioranza che di una o più minoranze. Sostenere che la vita è insopportabile solo in virtù del far parte della minoranza, in questo caso espressa dall'esclusione degli omosessuali dal matrimonio, significa minare le fondamenta stesse della democrazia, specialmente nei paesi dai quali ci si aspetta che celebrino le molte minoranze e promuovano la “diversità” culturale. Un'analogia dovrebbe chiarire il punto.


Gli ebrei hanno vissuto come comunità minoritarie per molto tempo e sono riusciti a preservare la loro autostima collettiva, spesso nonostante pregiudizi e persecuzioni molto più violente e pervasive di qualunque cosa gli omosessuali debbano sopportare in Canada. Come hanno fatto? La risposta è che l'autostima si origina sia all'interno dell'individuo che della comunità. In altre parole l'autostima, come i diritti umani, non può essere né conferita né negata dallo stato. Gli ebrei si aspettavano che lo stato fornisse loro una difesa dalle violenze antisemite, sì, ma non una terapia psicologica e nemmeno simbolica come vittime facenti parte di una minoranza. E' vero che non ogni singolo ebreo è riuscito a sviluppare una salutare identità ebraica, un problema che le comunità ebraiche hanno sempre affrontato prendendosi la responsabilità di promuovere le proprie risorse intellettuali, morali e spirituali. Inoltre, gli ebrei che hanno realmente problemi d'identità sono di solito quelli più pienamente accettati dalla società nel suo insieme, non quelli che restano ai margini. Inoltre il Canada è uno stato secolare, ma gli ebrei vivono abbastanza bene anche in qualche stato ufficialmente cristiano come l'Inghilterra.


Ancora, quest'argomento scarica sofisticamente il problema dell'autostima inadeguata su un altro gruppo: i single. Se il matrimonio fosse così vitale per l'autostima, dopotutto, chiunque non potesse o non volesse sposarsi sarebbe più isolato che mai e, per seguire l'argomento a favore del matrimonio omosessuale, sarebbe più esposto che mai al disprezzo di sé.


RIVENDICAZIONE 13: Chiunque si opponga al matrimonio omosessuale è omofobo.


Quest'argomento non è né più né meno che terrorismo verbale. Con il temine “omofobo” s'intende il pregiudizio e l'ostilità, sebbene la parola in realtà denoti la radice nevrotica di una fobia. L'implicazione è che solo persone malvagie o distorte possano essere in disaccordo con una rivendicazione avanzata dagli omosessuali (non importa che nemmeno tutti gli omosessuali siano d'accordo sul matrimonio omocolore).


Inoltre, questo è un argomento ad hominem. E' facile banalizzare gli argomenti attaccando l'integrità personale di quelli che li sostengono. In questo modo non c'è bisogno di affrontare l'argomento stesso.


RIVENDICAZIONE 14: Si potrebbero fare delle eccezioni per le comunità religiose che disapprovano il matrimonio omosessuale, o le comunità religiose potrebbero semplicemente aggiungere i loro riti a quelli dello stato.


In realtà, entrambe le possibilità sono di dubbio valore. Nell'uno e nell'altro caso, dopotutto, l'argomento a favore del matrimonio omosessuale si basa sul concetto dei diritti umani, e respinge quella che i sostenitori considerano essere una discriminazione immeritata. In quel contesto, tuttavia, le esenzioni non avrebbero alcun senso morale, a parte il significato legale (il Canada sostiene il diritto alla libertà religiosa ma sostiene, in più, altri diritti umani; il conflitto sarebbe molto probabile). Le esenzioni potrebbero essere un espediente politico per un certo periodo di tempo, certo, ma per quanto tempo le comunità religiose potrebbero sostenere l'accusa di violare i diritti umani rifiutandosi di solennizzare i matrimoni omosessuali? E quell'accusa sarebbe mossa inevitabilmente. Se il matrimonio omosessuale fosse un diritto umano, come potrebbe essere giustificato qualunque gruppo religioso se lo negasse? I sostenitori del matrimonio omosessuale richiamano l'analogia dell'ordinazione femminile. Finora, lo stato non ha costretto nessuna comunità religiosa a ordinare delle donne, così perché aspettarsi che costringa a celebrare nozze omosessuali? Ma ci sono dei segni che la libertà religiosa sia fragile in Canada quando entra in competizione con altre libertà che si presumono più importanti. In ogni caso, è probabile che le comunità religiose vengano sempre più marginalizzate di quanto già non lo siano in una società via via più secolare.


RIVENDICAZIONE 15: Per sostenere “un'etica di cura e di responsabilità” dobbiamo includere le persone omosessuali in ogni istituzione.


Ogni sistema etico è per definizione “un sistema di cura e di responsabilità”. Nessuna comunità ha mai consapevolmente adottato “un'etica d'incuria e d'irresponsabilità”. La rivendicazione in discussione è che noi lo facciamo precisamente quando rifiutiamo di far sposare le coppie omosessuali. Il che potrebbe essere vero se non ci fossero altri interessi in gioco. In quel caso, non ci potrebbe essere scusante morale per negare alle persone omosessuali qualcosa che si dà ad altre persone. Ma sono in gioco altri interessi, inclusi non soltanto quelli dei bambini e quelli della società nel suo complesso ma anche quelli di molte comunità religiose.


Quarant’anni fa, le leggi sul divorzio vennero cambiate per aiutare coloro che erano rimasti intrappolati in matrimoni gravemente disastrati. Il divorzio, riteniamo, è ora comune quanto il matrimonio stesso. Peggio ancora, abbiamo rimpiazzato un problema con molti altri. Non soltanto abbiamo gravemente indebolito il matrimonio ma anche, come risultato, abbiamo grandemente accresciuto il numero dei divorzi, il numero delle famiglie monoparentali, e il numero dei figli dipendenti dai servizi sociali. E questa sarebbe “cura e responsabilità”?


Il fatto è che non abbiamo nessun modo di comprendere quel che potrebbe avvenire in seguito a una legalizzazione del matrimonio omosessuale rispetto a quella che avevamo quando abbiamo facilitato il divorzio. Per scoprirlo, dovremmo condurre un esperimento di massa su parecchie generazioni a venire (vedi rivendicazione 20). Questo comporterebbe il “prendersi cura” in modo puramente sentimentale, ma certamente non comporterebbe alcun senso di responsabilità morale.


RIVENDICAZIONE 16: Le norme di qualunque tipo sono in se stesse discriminatorie.


Questo argomento è alquanto più sottile degli altri. La maggior parte della gente nelle società democratiche attribuisce un grande valore all'uguaglianza, e a ragione. La discriminazione può schiacciare l'uguaglianza. Dunque, si ritiene, la discriminazione è un male in sé. La verità, tuttavia, è più complessa.


Consideriamo la parola “discriminazione”. E' quasi sempre usata nella vita pubblica con il significato pesantemente negativo di discriminazione malevola e pregiudizievole contro questo o quel gruppo. Ci sono alcune significative eccezioni, tuttavia, come quando ci si riferisce a chi “sa distinguere” nel campo dell'arte. In quel caso, la parola connota discernimento, raffinatezza, o intelligenza. E con buona ragione. In ogni caso, come abbiamo già osservato, non ci potrebbe essere cultura senza la possibilità di fare distinzioni. In altre parole, non potremmo esistere come esseri umani senza stabilire priorità collettive, scelte, preferenze. Non possiamo avere tutto o fare tutto, né collettivamente né individualmente. Dobbiamo scegliere alcune possibilità a causa del loro valore reale o percepito dalla società o almeno dalla maggioranza, il che significa che noi, intenzionalmente o meno, dobbiamo non-scegliere altre possibilità (anche se ne possiamo tollerare alcune come possibilità legittime per le minoranze).


In un certo senso, una discriminazione di questo tipo è ingiusta. Interferisce con il nostro obbligo morale verso la perfetta uguaglianza. Ma la condizione umana non permette una perfetta uguaglianza, il che spiega perché tante tradizioni religiose sostengono che l'ideale della perfezione può esistere solo in qualche regno al di là del tempo e dello spazio -ossia nel Giardino dell'Eden, nell'Era Messianica, nel Mondo Futuro, nel Regno di Dio, nella Gerusalemme Celeste, nella Terra Pura, nella Vaikuntha, o qualunque altro luogo le persone religiose hanno chiamato paradiso. Sfortunatamente, molte delle ideologie politiche emerse nel diciannovesimo e nel ventesimo secolo hanno sostenuto che, al contrario, la perfezione può essere raggiunta qui e ora. Nel tentativo di mettere in atto le loro utopie ideologiche con la forza o quanto meno con la forza della legge, ahimé, spesso hanno finito per creare ripugnanti distopie. Non gli mancava necessariamente una nobile visione ma una comprensione basilare della natura umana e dei limiti imposti dalla finitudine umana (un problema reso più difficile dalla convinzione che il fine giustifichi i mezzi).


Se la discriminazione nel caso del matrimonio è un male, come crediamo, allora è certamente il male minore. Nel lungo periodo, le persone omosessuali hanno da guadagnare tanto quanto quelle eterosessuali dal rafforzamento del matrimonio come è definito oggi. Se la società è nei guai, dopotutto, è nei guai per tutti – sia etero che omosessuali.


RIVENDICAZIONE 17: Quasi tutti credono nell'uguaglianza, Come può essere che ai cittadini omosessuali siano negati gli stessi diritti degli altri?


Questo è l'argomento più sofisticato di tutti, perché nessuno può mettere in discussione il valore dell'uguaglianza o il fatto che venga negata alle persone omosessuali in relazione al matrimonio.


Perché l'uguaglianza sia qualcosa di più che un pio sogno a occhi aperti o un ideale utopico, bisogna dare spazio in certa misura al fatto che la natura in sé non sa nulla di uguaglianza. L'uguaglianza è un lodevole ideale umano, certo, ma nessun ideale può essere raggiunto completamente o perfettamente. Di fatto, ogni codice morale e legale, deve essere basato in parte sul bisogno universale di convivere con l'ambiguità e il paradosso. O, per metterla in un altro modo, questi codici devono bilanciare i bisogni conflittuali degli individui e delle comunità con quelli della società nel suo complesso.


Come ho detto, tutte le culture hanno dovuto riconosce la disuguaglianza biologica, o l'asimmetria tra i sessi. L'uguaglianza, dunque, dev'essere creata dalla cultura. Se la cultura definisce l'uguaglianza in termini d'identità, allora il modo più ovvio di crearla sarebbe, in effetti, eliminare l'asimmetria biologica. Con le nuove tecnologie riproduttive, sia esistenti che future, questo si potrebbe realmente ottenere. Non solo le cellule ovulari possono essere utilizzate per creare ulteriori cellule ovulari nei topi, ma anche le cellule spermatiche possono essere usate per creare cellule ovulari. Usata negli umani, questa tecnologia “appannerebbe la linea biologica tra padri e madri”.


La partenogenesi (fecondare un uovo senza lo sperma) eliminerebbe del tutto gli uomini, ovviando così al bisogno di uguaglianza in primo luogo. L'avvento di tecniche extrauterine o anche di ventri artificiali, d'altro canto, potrebbe eliminare il bisogno di gestazione femminile. Messa in questi termini, la prospettiva appare meno attraente di quanto molte persone hanno immaginato; o eliminare un sesso per creare uguaglianza o eliminare le caratteristiche distintive di un sesso per correggere l'ineguaglianza biologica dell'altro. Per decenni, il Feminist International Network of Resistance to Reproductive and Genetic Engineering ha fatto opera di mobilitazione contro lo sviluppo di un ventre artificiale e la legislazione sulle surrogazioni (che darebbe agli uomini un certo controllo sulla riproduzione) ma per mantenere l'inseminazione artificiale (che dà alla donna il controllo sulla riproduzione).


Se dovessimo sostenere che l'uguaglianza non permette eccezioni, inoltre, saremmo moralmente e legalmente obbligati a opporci alle leggi in vigore contro la poligamia, Ma considerate l'analogia più da vicino, il che non è poi tanto strampalato come potrebbe sembrare a prima vista. La poligamia – che di solito prende la forma di poliginia (molte mogli) ma a volte la forma di poliandria (molti mariti) – è stata comune sia storicamente sia attraverso culture diverse. La maggior parte delle società poligamiche hanno trovato il modo di mitigare gli ovvi problemi. Hanno ristretto il numero dei coniugi, hanno ristretto questa istituzione a coloro che possono permettersi più di una famiglia, specificato l'ammontare di attenzione che si deve dare a ciascun coniuge, e così via. Non è per nulla strampalato, dunque, sostenere che la rivendicazione di un matrimonio poligamo conseguirebbe direttamente dalla rivendicazione del matrimonio omosessuale, specialmente in vista del fatto che alcuni musulmani e mormoni sarebbero d'accordo. Ma la nostra società sarebbe in grado di fornire altrettante strutture protettive come altre società nei confronti delle famiglie poligame? Data la sua predilezione per la libertà individuale e la sua insofferenza per le limitazioni del matrimonio come lo conosciamo ora, questo sembra molto improbabile.


RIVENDICAZIONE 18: Vincere la lotta per il matrimonio omosessuale è importante per la causa della liberazione gay.


Forse si, forse no, Ogni vittoria accresce il morale di un gruppo, è vero, ma questa vittoria potrebbe essere problematica almeno sotto due aspetti.


Tanto per cominciare, non tutti gli omosessuali vogliono sposarsi, anche se la maggior parte vorrebbe l'opportunità di scegliere. Ma alcuni omosessuali, come alcune femministe, vedono il matrimonio in sé come un'istituzione patriarcale oppressiva e non vogliono averci niente a che fare. Nella migliore delle ipotesi, dicono, limiterebbe gli omosessuali incoraggiandone il conformismo esteriore a degli standard estranei. Nella peggiore, scoraggerebbe gli omosessuali dall'esplorare ed esprimere i loro distinti modelli di comportamento sessuale e dal vivere insieme senza l'impiccio di obblighi di legge.


RIVENDICAZIONE 19: Che ne è della decisione della maggioranza nei paesi democratici?


Secondo i sondaggi, la maggioranza dei canadesi approva il matrimonio omosessuale, o lo approverà nel prossimo futuro. E' solo una questione di tempo, così perché non risparmiare denaro per le cause legali e chiudere la faccenda una volta per tutte? Le democrazie hanno sempre avuto maggioranze e minoranze, è vero. E se la maggoranza fosse d'accordo a legalizzare il matrimonio omosessuale, allora si dovrebbe prendere seriamente atto di questo. Ma contare le teste non ha assolutamente niente a che fare con quello che è giusto e quello che è sbagliato, con la saggezza o con la follia. (E ricordatevi che c'è una ragione per la quale abbiamo democrazie rappresentative anziché democrazie dirette; a differenza degli antichi greci, noi eleggiamo dei leaders che sono incaricati con il compito ponderare più attentamente che non la massa della gente i complessi problemi che influenzano l'indirizzo politico generale, e presumibilmente sono dotati delle capacità di farlo). Dopotutto, come la storia mostra chiaramente, le maggioranze possono fare scelte stupide o anche sinistre (varrebbe la pena di pensarci sopra se le persone approvino o meno il matrimonio omosessuale). Ma anche le minoranze possono fare scelte stupide o sinistre, specialmente in quest'epoca dove si fa politica per partito preso. La democrazia si basa sull'assioma che le minoranze si organizzino politicamente nel loro proprio interesse, certamente, ma non sull'assioma che trascurino gli interessi della società nel suo complesso.


Di solito, le norme culturali vengono associate alle maggioranze. Abbiamo appena sostenuto che la maggioranza potrebbe o meno essere moralmente giustificata. In questo caso, riteniamo, è giustificata (nel rifiutare il matrimonio omosessuale, N.d.T.). Non è soltanto un capriccio passeggero della maggioranza. E' basato su secoli innumerevoli di esperienza umana in tutto il mondo. A volte, la legislazione sul matrimonio dovrebbe essere riformata. Ma in collegamento alle sue caratteristiche variabili, non a quelle universali.


RIVENDICAZIONE 20: Ma gli omosessuali sono una piccola minoranza. Permettere loro di sposarsi non sarebbe nient'altro che una lieve alterazione al sistema esistente e accrescerebbe persino il consenso all'istituzione. Perché tanto chiasso?


Quest'argomento è capzioso, per non dir altro. Se l'alterazione fosse così lieve, dopotutto, perché (alcune) coppie omosessuali insisterebbero tanto per accedere al matrimonio? Vale la pena di fare questa domanda, perché le coppie omosessuali in Canada hanno già molti dei benefici conferiti dal matrimonio e altri se ne potrebbero aggiungere. Con tutta evidenza, solo la parola “matrimonio” è in gioco.


Né noi né i nostri avversari possono predire ora con precisione quali sarebbero queste conseguenze o quando comincerebbero a manifestarsi. E questo è il nostro punto. Perché precipitarsi in una cosa che non conosciamo? Con più tempo a disposizione, potremmo almeno poter prendere una decisione informata. Tenendo a mente questo, consideriamo cosa potrebbe cambiare in realtà come risultato dell'aver ridefinito il matrimonio in modo da includere le coppie omosessuali.


La gente non protesterebbe nelle piazze, possiamo esserne sicure, se il matrimonio omosessuale fosse legalizzato. Nell'immediato futuro, non tutti noterebbero nemmeno i risultati. Le comunità religiose sarebbero le prime grandi perdenti, perché la libertà religiosa diventerebbe sempre più difficile da difendere. Anche se all'inizio si facessero delle eccezioni in modo che le comunità religiose non sarebbero costrette a celebrare nozze omosessuali, queste eccezioni sarebbero prima o poi messe sotto accusa in tribunale. E quest'ultimo, alla fin dei conti, dovrebbe scegliere tra due diritti in competizione tra loro: libertà di religione contro uguaglianza. Possiamo solo immaginare quale dei due ha più probabilità di prevaricare sull'altro (vedi rivendicazione 14).


Ma le conseguenze più rimarchevoli non apparirebbero da subito. La maggioranza di queste, anzi, ammonterebbe sulle prime a niente di più che alla continuazione di tendenze già presenti. Ma nel lungo periodo, dopo parecchie generazioni, porterebbero a un tipo di società radicalmente diverso. Molti rivoluzionari omosessuali e femministe dei nostri giorni ne sarebbero contenti, non c'è dubbio, ma molti progressisti – quelli che hanno in mente nient'altro che il tradizionale concetto di uguaglianza – non lo sarebbero affatto. Questi ultimi farebbero bene, dunque, a riflettere in particolare su parecchie tendenze attuali. Lasciate a se stesse e in sinergia una con l'altra, queste tendenze, riteniamo, contribuirebbero direttamente alla frammentazione graduale della società indebolendo: (a) i legami tra l'individuo e la comunità; (b) i legami tra genitori e figli; (c) i legami tra natura e cultura; (d) i legami tra uomini e donne; (e) una salutare identità virile e infine (f) una salutare democrazia.


In primo luogo, considerate l'individuo e la comunità. Al cuore di questa campagna a favore del matrimonio omosessuale vi è l'individualismo radicale (unito anche, ironia della sorte, a una forma di collettivismo radicale). Non ci riferiamo alla variante di individualismo che emerse nel diciottesimo secolo e venne espressa nella maniera più efficace da coloro che scrissero la Costituzione Americana. Per loro, la libertà individuale era incorporato in un contesto di responsabilità comunitaria. La libertà personale, in breve, non era sinonimo di licenza personale. Oggi, l'individualismo è arrivato a significare qualcosa di molto differente, qualcosa che si avvicina all'adagio che “tutto è ugualmente valido” (fino a quando, presumibilmente, qualcuno non resta personalmente danneggiato). L'interesse generale, in breve, non funge più da freno. E questa indifferenza alla società nel suo complesso è esemplificata da coloro che difendono il matrimonio omosessuale. Permettere di sposarsi agli omosessuali, dicono, sarebbe benefico per gli individui omosessuali (o per la comunità omosessuale). Come potrebbe tutto questo, chiedono, danneggiare gli individui eterosessuali (o la comunità eterosessuale)? Ma i sostenitori del matrimonio omosessuale non hanno fatto alcun tentativo di prendere in seria considerazione i possibili danni e cercano di ostacolare coloro che vogliono più tempo per valutare i risultati sulla base di altri periodi o di altre culture.


Qualunque cosa si possa dire a proposito delle conseguenze immediate dell'individualismo radicale, le conseguenze a lungo termine potrebbero essere tragiche. Uno scenario potrebbe essere la dissoluzione della società come tale – ossia, come un intero unificato. La società potrebbe implodere in un insieme giustapposto di individui adulti che si preoccupano esclusivamente dei propri diritti in quanto individui e che tollerano il governo solo come un modo di proteggere questi diritti da altri individui. Più specificamente, per quanto riguarda la ridefinizione del matrimonio, gli individui si metterebbero insieme per accoppiarsi e per tenersi compagnia, ma i legami durevoli sarebbero visti come delle restrizioni non necessarie alla libertà personale. I bambini verrebbero palleggiati da una casa all'altra, in base ad accordi stipulati in primo luogo per far comodo ai mutevoli desideri degli adulti, oppure allevati in istituti gestiti dallo stato. Il matrimonio non è mai stato prima così fortemente associato ai desideri e ai bisogni degli adulti come individui. Al contrario, è stato sempre fortemente associato ai bisogni sia dei bambini (espressi come l'ideale di interdipendenza tra uomini e donne per il bene dei figli) e con quelli della comunità (espressi come ideale di interdipendenza tra uomini e donne per il bene della società nel suo complesso).


La filosofia che soggiace all'individualismo radicale, naturalmente, è l'edonismo. Con questo termine, non ci riferiamo all'affermazione del piacere personale ma alla glorificazione del piacere personale come un fine in sé. La tossicodipendenza, per fare solo un esempio, non è più il risultato della povertà e dell'ignoranza. E' una moda. I divi di Hollywood escono ed entrano dalla riabilitazione altrettanto in fretta come escono ed entrano da un matrimonio all'altro. E vengono applauditi quando vanno a parlare di queste cose da Oprah Winfrey.


Gli omosessuali non hanno inventato né l'edonismo né l'individualismo radicale. Sebbene il movimento omosessuale sia stato associato all'edonismo, ad esempio, questa mentalità non è mai stata estranea agli eterosessuali e oggi è altrettanto pervasiva tra loro che tra gli omosessuali. Né gli omosessuali hanno inventato l'individualismo radicale. Anche se l'hanno adottata con successo, questa strategia politica era già diventata pervasiva nel mondo eterosessuale. La campagna a favore del matrimonio omosessuale era inconcepibile, infatti, fino al momento in cui l'edonismo e l'individualismo radicale avessero già prevalso nella società in generale. I buoi sono scappati dalla stalla, per così dire, e gli eterosessuali hanno da ringraziare solo se stessi per ogni futura grave conseguenza.


In secondo luogo, considerate i genitori e i figli. A prima vista, sembrerebbe che i matrimoni omosessuali e la genitorialità omosessuale rafforzerebbe simbolicamente i legami tra i genitori e i figli. Ma a un esame più approfondito è improbabile che ciò accada. Dovrebbe essere chiaro a tutti oggi, ad esempio, che i sostenitori del matrimonio omosessuale sono interessati in primo luogo o anche esclusivamente agli interessi degli omosessuali adulti. Questo viene nascosto a malapena da affermazioni in senso contrario. E' vero, alcuni omosessuali desiderano avere figli. E' vero anche che alcuni omosessuali hanno figli da relazioni eterosessuali. Ma i principali beneficiari sono sempre gli adulti, non i bambini. Ecco perché i sostenitori del matrimonio omosessuale cercano di dimostrare che i bambini quantomeno non starebbero peggio con genitori omosessuali che con quelli eterosessuali (o starebbero meglio con buoni genitori omosessuali rispetto a cattivi genitori eterosessuali). L'evidenza fornita dalle scienze sociali è a volte ambigua, ma oggi sappiamo per certo che due genitori sono meglio di uno per un bambino e che le famiglie col padre e con la madre sono meglio di quelle di soli padri o di sole madri. Che questi fatti vengano ignorati o minimizzati dai sostenitori del matrimonio omosessuale – e dai genitori single, sia omo che etero – ci dice qualcosa su quanto ci si preoccupi dei bambini nel nostro tempo.


Considerate anche gli effetti dell'individualismo radicale e dell'edonismo sui bambini. Al momento, la maggior parte dei genitori si vergognerebbe di trascurare i propri figli (o almeno avrebbe paura delle conseguenze legali). Anche adesso, tuttavia, essi fanno sempre più apertamente e sempre più pesantemente affidamento che mai prima sullo stato per proteggere gli interessi dei bambini. Dopotutto, non ogni genitore che fa ricorso in tribunale per avere la custodia dei figli è motivato interamente e nemmeno in primo luogo dal “migliore interesse del bambino”. E per qualsivoglia ragione, sempre più genitori chiedono accesso agli asili nido. Questi fenomeni hanno molte cause, alcune di esse le condizioni economiche al di fuori del controllo di qualunque genitore. E' un fatto, nondimeno, che lo stato (insieme a o in diretto rapporto con cadres di psicologi professionisti e assistenti sociali) ha rilevato molte funzioni prima svolte dai genitori.


Una volta ancora, il problema non deve essere addossato agli omosessuali. Ben prima che uomini omosessuali fossero lodati dai giornalisti per aver fatto ricorso alla maternità surrogata, donne eterosessuali facevano la stessa cosa per mezzo dell'inseminazione artificiale. Al momento, la maternità surrogata è ancora sotto una nube di sospetto legale in Canada. Ma questo potrebbe cambiare altrettanto facilmente e rapidamente come la definizione di matrimonio.


In terzo luogo, considerate la natura e la cultura. Se gli omosessuali devono avere bambini propri (e non provenienti da adozioni) alcuni di loro faranno certamente ricorso alle tecnologie riproduttive. Queste tecnologie diverranno più accettabili di quanto sono ora man mano che crescerà la domanda. La domanda omosessuale per la definizione inclusiva del matrimonio, dopotutto, finirà quasi inevitabilmente per includere la domanda per una riproduzione inclusiva. Ad esempio, diventerebbe molto facile alle coppie omosessuali, per motivi politici, sostenere di essere “differentemente svantaggiate” per quanto riguarda la riproduzione e quindi richiedere che lo stato fornisca loro servizi riproduttivi, come banche del seme finanziate dal denaro pubblico per le lesbiche e maternità surrogata o tecnologie extrauterine per omosessuali. Se lo stato non prestasse questi servizi si potrebbe arrivare ad accuse di discriminazione sistematica contro le persone omosessuali. E gli omosessuali non sarebbero in alcun modo gli unici ad avanzare richieste riproduttive. Si aprirebbe la porta a chiunque cerchi l'autonomia riproduttiva attraverso la tecnologia. Anche ora, sempre più donne sole eterosessuali stanno scegliendo di avere bambini ma non mariti. Tutto quello che devono fare è recarsi da una banca del seme.


Le donne, lesbiche o etero, ora hanno un accesso maggiore degli uomini alla riproduzione, grazie alla capacità naturale della gestazione e alla prevalenza delle banche del seme. Per molti decenni in passato, le femministe hanno fatto propaganda per l'autonomia e il potere riproduttivo – per le donne, ovviamente, non per gli uomini. I canadesi sono orientati a rimuovere la maternità surrogata e qualunque altra tecnologia ancora allo studio – come il ventre artificiale che potrebbe dare agli uomini la stessa autonomia riproduttiva che le donne rivendicano per sé. E a molte femministe americane piacerebbe muoversi nella stessa direzione.


Certamente, gli uomini avrebbero partita persa sulla riproduzione a meno che non gli fosse garantito l'accesso ai figli attraverso la maternità surrogata gratuita o a buon prezzo. Quando gli omosessuali si ritroveranno con meno possibilità riproduttive rispetto alle lesbiche, potrebbero ben fare causa per discriminazione sistematica nei loro confronti. Ma anche gli eterosessuali potrebbero ben venir fuori con le loro richieste. Molti già credono che il matrimonio, anche quello civile, sta diventando troppo rischioso in vista delle leggi attuali sul divorzio, la custodia e l'allevamento dei figli. Perché non ridefinire la famiglia tenendo conto dei loro interessi? Perché, ad esempio0, non chiedere l'accesso alla maternità surrogata per gli uomini scapoli?


In quarto luogo, considerate gli uomini e le donne. Degli argomenti portati avanti dai sostenitori del matrimonio omosessuale fanno parte integrante due postulati che qui sono di grande interesse. Uno è che il “genere” si può spiegare adeguatamente come niente di più che una “costruzione sociale”, il che è stato popolare per decenni tra le femministe e ora è appoggiato dai postmodernisti. L'altro è che le tecnologie riproduttive dovrebbero essere usate per compensare le differenze sessuali. Tenendo presenti ambedue i postulati è possibile sostenere che gli uomini e le donne sono intercambiabili. (Le femministe della prima ora sostenevano che gli uomini e le donne fossero interamente intercambiabili, ad esempio, così che alle donne fosse permesso fare tutto quello che facessero gli uomini). Con gli stessi postulati in mente, tuttavia, è possibile sostenere che gli uomini e le donne siano autonomi – in altre parole, che nessuno dei due sessi ha bisogno dell'altro. Tirare questi postulati fino alla loro logica (e anche possibile, anche se non ancora universalmente riconosciuta come auspicabile) conclusione significherebbe creare delle comunità segregate in base al sesso, o comunità separate per gli uomini e per le donne (ribaltando così il poderoso sforzo di ogni società umana in tutti i tempi e in tutti i luoghi). Non sono stati gli omosessuali a inventare questi postulati; sono stati gli etero.


Anche ora, stiamo perdendo la capacità di fornire un pubblico supporto culturale per il legame eterosessuale. Questa diverrà la situazione ufficiale con la legalizzazione del matrimonio omosessuale. Nella migliore delle ipotesi, il matrimonio (tra uomini e donne) non sarà niente di più che una “scelta di stile di vita” tra molte presunte uguali. Ogni tentativo di promuoverlo per il bene della società nel suo complesso verrebbe denuciato come “discriminatorio” contro gli omosessuali. Non sarebbe dunque solo politicamente scorretto ma anche illegale.


Quinto, considerate l'identità virile. Questo è già diventato un problema sociale di prim'ordine. Consideriamo l'impennata delle percentuali secondo le quali i giovani uomini, a differenza delle giovani donne, non solo abbandonano la scuola ma anche si suicidano. Non c'è bisogno di un indovino per vedere che enormi problemi sociali, più diffusi di quelli che già abbiamo, emergeranno quasi certamente ogniqualvolta e ovunque i ragazzi o i giovani uomini non potranno più sentirsi profondamente parte né di una famiglia né di una società nel suo complesso – oppure, per metterla in un altro modo, nel futuro della società. Nei passati decenni abbiamo visto una riemersione del maschilismo nella sua forma più tossica. A molti ragazzi e uomini oggi sembra chiaro che anche un'identità negativa è meglio che nessuna identità. Questo soltanto dovrebbe obbligarci a una pausa per contemplare il futuro. Poiché la paternità è l'unica fonte rimanente di una salutare identità virile – e noi definiamo quest'ultima, una volta ancora, in connessione almeno a un contributo distinto, necessario, e pubblicamente stimato alla società – legalizzare il matrimonio omosessuale potrebbe lasciare gli uomini con un grave problema. In questo caso ci riferiamo ai matrimoni omosessuali delle donne, il che darebbe legittimità all'idea che i padri non sono necessari.


In ultimo, consideriamo la democrazia. Per un verso, la campagna a favore del matrimonio omosessuale sembra appoggiare la democrazia. Il suo slogan, dopotutto, è che i cittadini omosessuali dovrebbero avere gli stessi diritti degli altri cittadini. Per un altro verso, tuttavia, esso mina la democrazia – che per definizione comporta sia una maggioranza che una o più minoranze. I sostenitori dell'omosessualismo sono confusi. Paradossalmente vogliono e non vogliono essere una minoranza. Vogliono essere differenti dalla maggioranza, in altre parole, ma non pagare il prezzo di essere differenti. Ma se lo status stesso di minoranza diventa intollerabile, se il fatto stesso di essere differenti viene definito come intrinsecamente degradante e destabilizzante, allora come si può mantenere una democrazia (senza parlare di una democrazia “pluralista”)?


Parte integrante dell'idea di cittadinanza, inoltre, è l'idea di responsabilità adulta. I minorenni non sono cittadini a pieno titolo, dopotutto; solo gli adulti lo sono – e presumibilmente gli adulti maturi. Ma i sostenitori del matrimonio omosessuale ci dicono che lo stato deve conferire identità, autostima, persino salute mentale agli omosessuali. Questo è un inconsapevole insulto agli omosessuali. Peggio ancora, è un insulto a tutti i cittadini (specialmente in vista del fatto che a quelli che credono nel matrimonio come la sorgente ultima del'autostima non importa nulla di quel che può capitare all'autostima di coloro che non si sposano).


CONCLUSIONE


Saremo certamente accusati, a ogni modo, di retorica allarmista. E, dati i precedenti storici delle società nel bel mezzo di un cambiamento epocale, potevamo fare riferimento a possibilità ben più allarmanti. Ma ricordatevi che ogni analisi moralmente responsabile di politica sociale deve includere una considerazione dei rischi. L'ingenuità non è una virtù più di quanto lo sia il cinismo.


Nessuno può prevedere il futuro di questo esperimento. Le persone non sono come i topi di laboratorio. Gli errori sono molto più costosi. E è probabile che accadano conseguenze impreviste tanto a motivo dell'ingegneria sociale quanto per qualsiasi altra causa. Cerchiamo di risolvere ogni problema, ma di solito finiamo per rimpiazzare un problema con un altro. Quarant'anni fa, sembrava buon senso che cambiare le leggi sul divorzio sarebbe stato un atto di compassione per pochi, ma che non avrebbe fatto nessuna differenza per molti. Era un'ingenuità, per non dir altro. Ora siamo meglio informati. L'introduzione del divorzio ci ha cambiati in un modo che nessuno avrebbe immaginato. Per il meglio o per il peggio – meglio per qualcuno, peggio per altri – ora viviamo in una “cultura del divorzio”.


Alla maggior parte della gente piace considerare la propria società una società tollerante, e questo è certamente lodevole. Ma nessuna società potrebbe durare se la tolleranza fosse portata alla sua conclusione ultima: la convinzione che “tutto è ugualmente valido”. Oltre alla tolleranza – altrimenti nota come “amore”, “cura” o “compassione” - ogni società dev'essere guidata dalla saggezza. E questo richiede che i cittadini siano tanto ragionevoli quanto tolleranti. I canadesi dovrebbero pensarci due volte, dunque, prima di ridefinire il matrimonio.


FONTE: Katherine Young and Paul Nathanson, “Marriage-à-la-mode: Answering Advocates of Gay Marriage”. Paper presented at Emory University, Atlanta, GA (14 maggio 2003).


Copyright @CNA

( http://www.catholicnewsagency.com )


Unauthorized translation by

Giovanni Romano


domenica 17 gennaio 2010

La fossa di Haiti


Non si conosce ancora, e probabilmente non si conoscerà mai, il numero esatto delle vittime del terribile sisma che ha infierito su Haiti, ma quello che mi ha impressionato di più è stata la prima fossa comune che è stata scavata in tutta fretta per accogliere 7.000 morti. Un numero relativamente "piccolo" ma che si può afferrare con la mente, che si può visualizzare. E a volte sono i "piccoli" numeri quelli che fanno capire le grandi tragedie...

SETTEMILA PERSONE TUTTE INSIEME! VI RENDETE CONTO? COME HANNO FATTO A NON IMPAZZIRE QUELLI CHE HANNO SCAVATO E RIEMPITO QUELLA FOSSA?

A me è sembrato di vedere una di quelle rappresentazioni dell'Inferno dove i dannati precipitano a cascate.

Non posso dir nulla del destino di quelle anime, ma veder scendere nella fossa così tanti corpi in un tempo tanto breve dà l'esatta misura della sconfitta dell'umano, della nostra allucinante mortalità.

Giovanni Romano

Rosarno, l'Egitto e i furbetti del quartierino...

Probabilmente al Cairo qualcuno avrà festeggiato la notizia degli scontri di Rosarno, perché ha dato all'Egitto il pretesto per uno dei più spudorati voltafaccia che si siano mai verificati nella storia delle relazioni internazionali.

Gli incidenti di Rosarno, lo ricordiamo, sono avvenuti dopo la strage dei cristiani copti il 7 gennaio, giorno del Natale ortodosso. E per quanto odioso, criminale e non giustificabile in nessun modo sia stato il comportamento dei baby-killer della 'ndrangheta, che si sono esercitati al tiro al bersaglio con armi ad aria compressa giusto per allenarsi ad ammazzare davvero, non si può paragonare, se non in assoluta malafede, la sistematica, secolare oppressione e discriminazione dei cristiani copti con gli scoppi di esasperazione della popolazione di Rosarno che si è vista improvvisamente minacciata anche per l'irresponsabilità della mafia calabrese.

Tra la strage dei cristiani e i fatti di Rosarno non c'è alcun legame, tranne uno: il coraggio del ministro degli Esteri Frattini nel denunciare apertamente la brutale, calcolata violenza contro i cristiani (che a differenza degli immigrati sono cittadini egiziani), in forte contrasto col vile silenzio della UE. Agli egiziani non sarà parso vero trovare il pretesto per inventarsi una fantomatica "ritorsione" e un parallelo che non sta né in cielo né in terra.

Quanto l'Egitto abbia mentito è dimostrato dalle sue dichiarazioni che parlavano di "violenze subite dagli arabi e dai musulmani". Sul secondo punto torneremo tra breve ma, a giudicare dalle riprese televisive, di arabi dovevano essercene davvero pochi, dal momento che i manifestanti erano neri al 99,9%, e certamente non tutti provenienti da paesi musulmani.

Il secondo punto è più interessante - e più inquietante. L'Egitto non ha esitato a cavalcare la tigre del fondamentalismo parlando di una guerra di religione che qui in Italia almeno ora non esiste. I copti sono stati uccisi all'uscita della Messa di Natale (che era stata molto abbreviata perché si temevano le violenze che poi si sono verificate). Non risulta invece che a Rosarno nessun immigrato sia stato colpito mentre stava pregando, o perché stava pregando.

Frattini ha derubricato la questione come "nuvole d'estate". Io non ne sarei tanto sicuro (e lo stesso Ministro, a porte chiuse, probabilmente lo sa meglio di chiunque altro). Negli scontri di Rosarno la religione non c'entra, ma a Nag Hammadi c'entra eccome. L'unico che ha avuto il coraggio di parlare fuori dai denti e di dire a voce alta quello che tutti pensano è stato Bossi: "Guardate come trattano i cristiani...". Se proprio ci stiamo avvicinando a uno scontro di civiltà (e io ne sono pienamente convinto) almeno abbiamo il coraggio di impugnare l'arma più importante: la verità.

Giovanni Romano

sabato 16 gennaio 2010

Il paradosso del Terabyte


Mi sono accorto di aver fatto una sciocchezza. Ho comprato stasera un disco rigido esterno USB 2.0 da 1Tb perché quello che avevo, un Firewire da 250 Gb, cominciava a mandare segnali inquietanti, tra i quali uno particolarmente pericoloso: un ritmico "click" mentre cerca di leggere i dati.

Le cause possono essere due: o il logoramento della superficie, oppure un virus particolarmente devastante che mi sono beccato una settimana fa, e che forse mi ha distrutto molti dati (ho potuto proseguire tranquillamente il lavoro grazie a Linux che a quanto dicono è immune dai virus per Windows XP).

In tutti e due i casi è necessario salvare i dati. Per questo ho comprato un hard disk molto più capiente, addirittura un TeraByte, come va di moda ora. E solo dopo averlo comprato mi sono reso conto della sciocchezza che ho fatto.

Vediamo. In tutti questi anni (saranno almeno cinque) il disco da 250 Gb si è riempito poco più del 10%, 28,8 Gb su 233,8. E' vero che in precedenza avevo cancellato molti giochi anche assai ingombranti, e ho salvato su DVD parecchi anni di lavoro, ma non credo di aver mai superato il 20-25% della superficie complessiva. Risultato: in qualsiasi momento non meno del 75% della superficie era inutilizzato.

Cosa significa questo? Significa che non avevo affatto bisogno di un disco da un Terabyte per salvare tutti i miei dati, perché prima che ne riempia anche solo il 10% (e si tratta di 100 giga, altro che 28) passeranno molti anni, e il disco nuovo avrà avuto tutto il tempo di guastarsi. E io avrò comprato 990 Giga di spazio per non farne assolutamente nulla.

Sembra di essere in uno di quei racconti di Dino Buzzati dove il tempo e lo spazio si dilatano all'infinito e la meta diventa sempre più lontana, irraggiungibile fino a svanire. Probabilmente sarebbe bastato un hard disk da 320 Mb, compatto, pratico, molto meno ingombrante e soprattutto meno costoso.

Pensateci, prima di farvi accecare dai numeri.

Giovanni Romano

venerdì 8 gennaio 2010

Un giudizio coraggioso su Casini

Sperando di aggirare i divieti di Facebook, pubblico qui il link del blog Anna Vercors contenente critiche a Casini, all'UDC e al suo opportunismo elettorale. Chi è interessato può andare a leggere.
Giovanni Romano

Lettera a TELEVIDEO sulla strage di cristiani a Nag Hammadi

Spett.le Redazione,
sono rimasto sconvolto e addolorato dalla strage dei cristiani copti a Nag Hammadi. Una violenza bestialmente calcolata per colpire sia le persone che la festa religiosa. Mi sembra tuttavia che abbiate accettato senza discutere la versione islamica dei fatti: si sarebbe trattato della ritorsione contro lo stupro di una dodicenne musulmana a opera di un cristiano. Anche ammettendo per vero un reato così ignobile, persino in Egitto ci sono tribunali per processare e condannare i colpevoli, senza ritorsioni indiscriminate. A meno che non sia l'islam in quanto tale a favorire la vendetta, specialmente contro gli "infedeli". Alla fine del 2000 fu sventata appena in tempo una strage islamica contro la cattedrale di Strasburgo durante la Messa di Natale. Non risulta però che in quel periodo abbia avuto luogo un'impennata di stupri di donne e ragazze musulmane in Europa da parte di cristiani.

Mai però Televideo ha fatto cenno alla catena di intimidazioni, minacce, attentati, rapimenti e stupri delle ragazze cristiane copte costrette a convertirsi a forza all'islam e a sposare i loro stupratori. In Egitto c'è una situazione analoga, se non peggiore, a quella che vivono i cristiani pakistani, esposti continiamente a false accuse e al pericolo di essere uccisi in base alla legge sulla "blasfemia", che spesso è solo il paravento di motivi d'interesse e vendette private.In nessun caso i cristiani possono accettare di vivere da "dhimmi", né quando sono minoranza né tantomeno quando sono maggioranza, come in Occidente.

Bene fanno i copti a reagire, pur nella loro impotenza (e se una maggioranza tanto sottomessa da secoli reagisce in questo modo significa che si è davvero passato ogni limite), bene ha fatto Nello Rega a denunciare questo stato di cose (e a parte Voi, nessun altro ne ha parlato, che io sappia). Male fa chiunque minimizza e tace la verità-

Distinti saluti,

Giovanni Romano
P.S.: Di seguito, la notizia come è apparsa in TELEVIDEO 8 gennaio 2009, h.10,26. Di passaggio, notiamo che il Ministro Frattini ha espresso orrore, mentre l'UE ha mantenuto il suo assordante silenzio:
EGITTO, SCONTRI DOPO
ECCIDIO CHIESA COPTA
Si è infiammato il clima a Nag Hammadi, nel sud dell'Egitto, dove sono stati uccisi 6 cristiani copti e un agente.

Centinaia di cristiani sono scesi in piazza per protestare contro l'eccidio. La polizia ha cercato di sedare la protesta, e per evitare scontri con i musulmani ha fatto uso di lacrimogeni.

L'attacco è avvenuto fuori da una chiesa, dove una folla di fedeli aveva assistito alla messa per il capodanno copto. A sparare sono stati tre uomini a bordo di un'auto, che hanno inteso così vendicare lo stupro di una 12enne da parte di un uomo di fede copta. Il ministro Frattini ha espresso "orrore".

giovedì 7 gennaio 2010

Un Cardinale contro l'Eurabia

Dal sito Catholicnewsagency.com:

Il Cardinale Vlk mette in guardia
contro l'"islamizzazione" dell'Europa
ed esorta a tornare alla Cristianità
Praga, Repubblica ceca, 6 gennaio 2010 - 11,04 p.m. (Cna) - L'arcivescovo uscente di Praga, Cardinale Miroslav Vlk ha messo in guardia contro l'"islamizzazione" dell'Europa. esortando gli europei a ritornare alle loro radici cristiane. "La caduta dell'Europa è incombente", ha dichiarato in un'intervista pubblicata sul suo sito.

"L'Europa ha negato le radici cristiane da cui è sorta e che potevano darle la forza di fronteggiare il pericolo di essere conquistata dai musulmani - il che sta realmente accadendo un passo dopo l'altro", ha detto il cardinale, secondo l'Agence France Presse.

Se l'Europa non cambia il suo rapporto con le proprie radici, sarà islamizzata", ha aggiunto il prelato.

Il cardinale ha detto che l'immigrazione e gli alti tassi di fertilità dei musulmani li hanno messi in grado "di riempire facilmente lo spazio vuoto che si è venuto a creare mentre gli Europei svuotano sistematicamente le loro vite di contenuto cristiano".

"Alla fine del Medioevo e all'inizio dell'epoca moderna, l'Islam non riuscì a conquistare l'Europa con le armi. I Cristiani allora li batterono", ha continuato. "Oggi, quando il combattimento si esercita con armi spirituali di cui l'Europa manca mentre i musulmani sono perfettamente armati, incombe la caduta dell'Europa".

Il cardinale Vlk fu perseguitato dal regime comunista rovesciato nel 1989, Fu nominato arcivescovo di Praga nel 1991 da Papa Giovanni Paolo II.

Aveva offerto le sue dimissioni due anni fa all'età di 75 anni, come richiesto dalla legge canonica, ma Papa Benedetto gli ha chiesto di continuare nel servizio.

Il successore del cardinale dovrebbe essere nominato questa settimana, secondo fonti di stampa ceche.
Copyright 2010 (c) Catholicnewsagency
Unauthorized translation by
Giovanni Romano

mercoledì 6 gennaio 2010

Nicht "Kamaraden" sondern "Genossen"!

Purtroppo non ricordo la fonte (cosa importantissima in questi casi) ma ho letto di recente che, contrariamente a quello che si vede in centinaia di film e si legge in centinaia di libri, i nazisti non si chiamavano tra loro Kamaraden ("camerati") bensì Genossen ("compagni").

Non vi ricorda niente? Nazismo e comunismo sono così distanti come vogliono farci credere?

E a proposito: i tedeschi chiamavano Hitler "Mein Führer", "Mio Führer". Un sentimento inquietante d'immedesimazione totale, assoluta con il Capo, un'appartenenza tribale per la vita e per la morte simile all'usanza che già Tacito aveva descritto tra gli antichi Germani: quando moriva un capo i suoi guerrieri dovevano uccidersi per seguirlo nella tomba. Questo può spiegare in parte la forsennata resistenza del Terzo Reich anche quando la guerra era chiaramente e irrimediabilmente perduta.

E' interessante un confronto con l'Italia. Nemmeno il fascista più esaltato si sarebbe mai spinto a chiamare Mussolini "Mio Duce". Probabilmente una simile familiarità avrebbe infastidito lo stesso Mussolini. Grazie al diritto romano, che distingue chiaramente tra l'individuo e la carica che ricopre, e grazie al cristianesimo, che non permette di adorare l'imperatore come Dio, noi latini siamo forse più emotivi nella vita personale, ma più sanamente vaccinati dal punto di vista della politica. Abbiamo accettato Mussolini come "l'uomo forte", ma nonostante tutti gli sforzi della propaganda fascista non l'abbiamo mai fatto uguale a un Messia. Per questo noi abbiamo avuto l'8 settembre e i tedeschi, invece, un ben più tragico Götterdammerung.

Giovanni Romano