sabato 15 ottobre 2011

Napolitano: e tre!

Fu proprio il rifuto del presidente Napolitano di firmare il decreto per salvare la vita a Eluana Englaro il motivo per cui m'iscrissi a Facebook nel gruppo "Napolitano NON è il mio presidente!". In seguito, il suo "favor mortis" si manifestò nuovamente nelle lodi sperticate al regista Mario Monicelli che si era suicidato. Ora arriva la grazia a un ex maestro che per la disperazione di vedersi abbandonato da tutti strangolò il figlio autistico (vedi).

E' vero che quest'ultimo caso è diverso dai primi due. Il maestro non ha mai rivendicato il suo gesto come un "diritto", e se non fosse stato lasciato colpevolmente solo probabilmente non l'avrebbe compiuto. Tuttavia è impossibile non pensare che con questa grazia Napolitano abbia voluto anche dare un segnale preciso a favore della soppressione di esseri umani, con una corerente linea politica. E per questo ribadisco che ora più che mai lui NON è il mio presidente. Vorrei che tanti altri cattolici si decidessero ad aprire gli occhi.

Giovanni Romano

Uno scrittore lamenta le critiche che le donne devono affrontare quando decidono di diventare suore

Madrid, Spagna, 10 ottobre 2011 / 06:10 – Lo scrittore spagnolo Jesus Garcia ha detto che sebbene le donne nella società moderna possono aspirare a qualunque tipo di carriera, essere una suora è considerato “tabù” persino in alcune famiglie cristiane.

“Non a una sola ragazza che dice di voler diventare suora viene detto: 'Che grande suora sarai, è una bellissima notizia, è questo il tuo futuro'”, ha detto Garcia.

Il suo recente libro, “Che cosa ci fa una ragazza come te in un posto come questo?” (Libro Libres) presenta una collezione di testimonianze individuali di donne che hanno scelto il convento anziché la carriera e il matrimonio.

In un'intervista del 6 ottobre scorso con Europa Press, Garcia ha detto che la decisione di essere una suora è accolta con ripulsa mentre altre donne “si prostituiscono moralmente” sul loro posto di lavoro” tra gli applausi di tutti”.

Garcia ha detto che la gente considera la decisione di diventare suora come una “contraddizione” da parte di una donna perché “si nega la possibilità di avere bambini, e questo per molti è incomprensibile”.

“La società è avanzata grandemente rispetto alle scelte che le donne possono compiere, rispetto alla loro indipendenza... eppure reagiamo con orrore quando le nostre figlie o le figlie dei nostri amici dicono di voler diventare suore”, ha detto Garcia.

Ha evidenziato che le donne che ha intervistato per il suo libro erano tutte “adulte che hanno fatto liberamente la loro scelta”.

“Non sono pazze o stupide. Qualcosa è successo. Provate a scoprirlo. Loro hanno la risposta”, ha detto.

Garcia ha detto che voleva scrivere il libro perché la vita religiosa femminile è qualcosa “di molto sconosciuto” all'interno della Chiesa a paragone di quella degli uomini, che hanno una maggiore visibilità.

“Una suora diviene una suora per amore, un amore immenso. Ciascuna è testimone di un immenso amore. Senza quell'amore, quello che fanno non ha senso”, ha osservato. “E' l'amore di Dio che vince su tutto, distrugge i loro piani per il futuro, avere una famiglia, una carriera, eppure le rende molto felici”.

Di fatto, “la loro straripante gioia e felicità” è quello che ha attirato maggiormente l'attenzione di Garcia.

“Per me, una suora autentica è la testimonianza che Dio esiste, perché senza l'esistenza di Dio tutto questo sarebbe incomprensibile”, ha detto. “Non potrebbero essere gioiose e sarebbero frustrate”.

Jesus Garcia ha già venduto 10.000 copie del suo libro, al quale dà il merito per la sua inclusione della storia di Suor Teresita – una suora spagnola che ha il record del maggior numero di anni passati nel chiostro.

Suor Teresita, del monastero della Buena Fuente a Sistal, ha incontrato Papa Benedetto XVI durante la sua visita in Spagna con Papa Benedetto XVI durante la sua visita in Spagna per la Giornata Mondiale della Gioventù e gli ha donato una copia del libro di Garcia. L'autore si è incontrato in seguito con lei per chiederle le sue impressioni sull'incontro e ringraziarla per aver donato il libro al Papa.

Ha detto che Suor Teresita si è scusata con lui perché prima dell'incontro con il pontefice era “molto nervosa” e ha pensato che Garcia l'avesse messa “in un brutto guaio”.

“Mi sono detta: Gesù perdonami perché sono arrabbiatissima con te a motivo del guaio in cui mi hai messa, ma ora sono molto felice, molto contenta, e questo è stato un grande dono per me”, gli ha detto la suora.

Poche settimane dopo, il 16 settembre, Suor Teresita ha compiuto 104 anni, e il personale della casa editrice è venuto a celebrare con lei. Secondo Garcia, lei ha detto che il suo incontro con il Papa è stato “un dono della Vergine Maria alla fine della sua vita”.

Garcia ha detto che l'esperienza gli ha insegnato che “persino a 104 anni, avendo visto tutto quel che c'è da vedere nella vita, si può ancora sognare e sognare in grande”.

Ha detto di aver incontrato suore nel convento che sono come chiunque altro e che hanno “le loro virtù e i loro difetti”.

In ultima analisi, c'è bisogno che il mondo sappia di queste donne, ha ricordato Garcia. Quello che fanno è qualcosa “di cui c'è un grande bisogno”, ha aggiunto, convinto che “il mondo è sostenuto dalle preghiere di queste suore nel chiostro”.

Garcia ha detto di non credere all'idea che ci sia una crisi di vocazioni, aggiungendo che piuttosto si deve fare attenzione non alla “quantità” delle vocazioni ma alla loro “qualità”.

Le suore oggi hanno una vita molto differente da quella che facevano in passato, ha spiegato.

“Il mondo di oggi non offre nulla a chi è suora”, ha detto. Ha notato che mentre ci sono “meno suore oggi che 30 anni fa, ci sono più novizie ora che in passato”.

Garcia ha proseguito dicendo che in questo senso la Giornata Mondiale della Gioventù è sempre stata propizia alle vocazioni perché la Chiesa ha “un tipo di visibilità che non ha in altri periodi dell'anno o nella storia”.

Ha detto che la più grande soddisfazione che ha ricevuto da questo libro è stata l'aiuto che sta dando ai genitori e alle famiglie delle suore che non hanno saputo capire perché le loro figlie sono entrate in convento nel fiore degli anni.

Attraverso queste interviste, ha detto, hanno scoperto che quel che è accaduto alle loro figlie “è stato vero e non un capriccio o il risultato di un lavaggio del cervello ma piuttosto un'esperienza di amore reale”.

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Giovanni Romano

venerdì 7 ottobre 2011

Barletta, un Sud che torna sempre indietro

Conosco abbastanza bene Barletta e ci sono stato molte volte. È una città dinamica, strozzata da un traffico caotico senza rimedio, disordinata ma pulsante di vita e di attività anche culturale. Di recente è stata promossa allo status di capoluogo assieme ad Andria e Trani (una provincia tricipite che in realtà non è mai riuscita a decollare), ma il crollo del laboratorio ha brutalmente rivelato una realtà da troppo tempo sottovalutata.

Fino a qualche anno fa, grossomodo fino agli inizi degli anni 2000, Barletta era una città industriale in piena espansione, con molte attività produttive tra cui spiccavano i calzaturifici e i mobilifici, che lavoravano in massima parte per l'esportazione. Molti di questi, a dire il vero, erano imprese improvvisate senza preparazione né vero e proprio spirito imprenditoriale, e specialmente dopo l'introduzione dell'Euro venne a mancare il cambio favorevole della moneta. Una spietata selezione “naturale” condusse a molte chiusure, le ditte più forti e meglio organizzate delocalizzarono in gran parte, e Barletta entrò in declino.

Questa tragedia colpisce tanto più amaramente perché ha rivelato che in questi anni si è tornati enormemente indietro. Dai capannoni agli scantinati. Dai calzaturifici ai tanto deprecati “mutandifici”. Dagli operai, per quanto pagati spesso in nero, al precariato più brutale, con salari degni del Terzo Mondo a danno soprattutto della manodopera femminile. Inutile gettare la croce addosso solo al proprietario e alla “sete del guadagno basso e feroce”. C'è stata una convergenza di fattori sia pubblici che privati: le banche che non concedono crediti, le istituzioni che non hanno vigilato, gli interventi di messa in sicurezza arrivati troppo tardi. La cosa peggiore è che non è nemmeno la prima volta. Molti anni fa, non ricordo se a Barletta o a Margherita di Savoia, crollò un palazzo anch'esso di tufo, costruito sconsideramente su molti piani. Da allora nulla sembra essere cambiato, ci sono solo false partenze in questo mio Sud che con il suo accettare le disgrazie si condanna ogni volta a essere ricacciato indietro.

Giovanni Romano

Steve Jobs, l'uomo oltre la macchina

Pur non avendo mai adoperato prodotti Apple a causa principalmente del loro costo, mi associo al cordoglio per la morte di Steve Jobs. È commovente quanto fosse profondo il legame tra lui e gli utilizzatori dei suoi prodotti, gli aficionados della Mela. Un coinvolgimento affettivo che non si è verificato per nessun'altra marca hardware o software. Non era solo la qualità superiore o il superbo design dei prodotti. Non era solo la potenza e al tempo stesso la semplicità delle applicazioni e delle macchine, o la genialità delle soluzioni adottate. Era la figura dell'uomo oltre le sue creazioni, la sua intelligenza, la sua creatività, la sua passione. Comprare Apple non era solo acquistare un prodotto, era – e speriamo sarà ancora – entrare a far parte di un mondo di originalità e di libertà, partecipare al coraggio e all'inventiva del suo fondatore.

L'unico appunto che sento di fare ad Apple – alla Apple, non a Steve Jobs – è stata la scelta di creare prodotti “di nicchia” rigidamente chiusi, smentendo l'intenzione originaria di creare un computer per tutti quale fu il Macintosh. A differenza della IBM, la Apple non ha mai concesso la licenza per la fabbricazione di compatibili, così che a livello di massa si affermò il ben più bolso PC, riproducibile però da centinaia di ditte e dunque più economico. Se la Apple avesse permesso i compatibili non avremmo mai sentito parlare di Windows. Il Macintosh aveva di serie il mouse e le finestre quando ancora gli utenti DOS dovevano sbrogliarsela con la riga di comando e il famigerato comando C:\>, oltre al quale sullo schermo regnava il buio assoluto.

Può darsi che la decisione della Apple fosse dettata dal timore di ritrovarsi fuori mercato, cosa che è effettivamente avvenuta per la IBM, che ha dovuto lasciare il settore dell'informatica per ufficio e concentrarsi sui mainframe. Anche la decisione di stabilire requisiti molto rigidi per i programmi da far girare sulle proprie macchine ha creato un parco software flessibile e potente, senza i bugs e i problemi di compatibilità che affliggono le varie versioni di Windows, per non parlare dei programmi. Ma al tempo stesso ha creato un sistema chiuso, fortemente controllato e altrettanto fortemente criticato dai sostenitori del software libero. Uno dei guru di Linux si è scagliato contro l'I-Pad bollandolo come “I-Bad” perché su di esso non è possibile far girare nessun programma che non sia Apple, e da scaricare unicamente dall'App Store. L'esatto contrario della filosofia Linux. Anche l'I-Phone ha dei controlli molto rigidi, tanto che lo sblocco di alcune sue funzioni – non consentito dal produttore – nel gergo degli hackers viene chiamato “jailbreak”: evasione dalla galera.

Ma, piaccia o non piaccia, una ditta come la Apple non è un istituto di beneficenza, e deve tutelare i suoi investimenti. La qualità ha un costo, e anche la creatività. Come è stato scritto in un messaggio di cordoglio giunto alla Apple, “ha reso più facile la vita a molti”. Non è stato solo questo. Steve Jobs ha dato una lezione di intraprendenza, di fiducia, di voglia di vivere e di positività, e ci ha fatto capire che per quanto siano potenti e sofisticate le macchine di cui ci serviamo, il fattore decisivo resta l'uomo che le crea.

Giovanni Romano

giovedì 6 ottobre 2011

Report: Facebook, Apple e Google censurano i contenuti religiosi

Nashville, Tennessee, 4 ottobre 2011 – 06:15. Le più importanti piattaforme multimediali e i providers praticano politiche che ostacolano l'evangelizzazione cristiana e censurano la libertà di parola si questioni controverse di attualità come l'aborto e il matrimonio, dichiara un nuovo report.

“Le idee cristiane e altri contenuti religiosi si trovano di fronte a un pericolo chiaro e imminente di censura da parte delle piattaforme basate sul Web”, afferma il rapporto del National Religious Broadcasters' dal titolo: “La vera libertà nell'età dei media”.

Se il contenuto cristiano viene “censurato” dalle nuove piattaforme mediali come iTunes App Store, Facebbok, Google o i fornitori di accesso a Internet, “la Buona Notizia del Vangelo potrebbe diventare un'altra vittima della discriminazione religiosa istituzionalizzata”, ha dichiarato il presidente dell'organizzazione Frank Wright nella prefazione al rapporto.

La National Religious Broadcasters fu fondata nel 1944 per combattere le regole governative e le decisioni di politica aziendale da parte dei maggiori networks radiofonici che ostacolavano la possibilità da parte dei ministri del Vangelo di comprare tempo di trasmissione.

Alcune nuove compagnie mediatiche hanno messo al bando i contenuti cristiani, mentre altre hanno delle posizioni pubbliche che rendono la censura “del tutto inevitabile”.

Eccetto il servizio di microblogging Twitter, tutte le nuove piattaforme multimediali e i servizi presi in esame hanno politiche “chiaramente contrastanti con i valori della libertà di parola presenti nella Costituzione degli Stati Uniti”, ha affermato il rapporto.

Le nuove compagnie mediatiche rispondono a “forze di mercato” e alle domande di “gruppi di pressione” che invocano la “censura” su opinioni altrimenti lecite.

Come esempio di “censura anticristiana” il rapporto ha citato la rimozione, da parte dell'App Store di iTunes, dell'app con la Dichiarazione di Manhattan che difendeva il matrimonio tradizionale. Il negozio online ha rimosso anche una app di Exodus International la quale affermava che l'omosessualità è una condotta inappropriata che si può cambiare attraverso una trasformazione spirituale.

Il motore di ricerca Google ha rifiutato di accettare una pubblicità pro-vita da parte di un'organizzazione cristiana in Inghilterra e la sua branca cinese ha stilato una lista nera di termini religiosi. Le direttive pubblicitarie dell'azienda mettono esplicitamente al bando la frase “l'aborto è un omicidio” per la ragione che si tratta di linguaggio “truculento”.

Il rapporto ha citato anche Facebook e altre piattaforme per una politica che mette al bando le pubblicità “di argomenti religiosi con rilevanza politica”.

Frattanto, Facebook è diventato partner dei sostenitori dei diritti dei gay per bloccare i contenuti “anti-omosessuali” e la partecipazione a programmi di coscientizzazione sul problema dell'omosessualità. Questo fa pensare che i contenuti cristiani che criticano l'omosessualità, il “matrimonio gay” o altre pratiche saranno a rischio di censura.

Apple, Faceook, MySpace, Google, Comcast, AT&T e Verizon proibiscono tutti “il linguaggio fomentatore di odio” che il rapporto del National Religious Broadcasters definisce un termine “pericolosamente vago e politicamente corretto” che spesso viene applicato per “soffocare” i comunicatori cristiani.

“Le attuali convergenze tecnologiche di queste nuove piattaforme multimediali fanno pensare che queste pratiche che impediscono la libertà di parola e politiche tese a rimuovere la coscienza si consolideranno sempre più, a meno che non si intraprendano immediatamente delle azioni correttive”, ha affermato il rapporto.

Il rapporto ha suggerito anche che le compagnie dovrebbero seguire “un paradigma basato sulla libertà di parola” guidato dalle regole fondamentali del Primo Emendamento, anche dove non si applichino strettamente alle compagnie private. Ha anche invocato l'adozione di legislazione o di regole a livello federale per proibire “la censura dei punti di vista”.

“Quando abbiamo iniziato il nostro progetto John Milton per la libertà di parola religiosa(1), ho avvertito che si preparava una tempesta perché le compagnie “new media” come Apple, Facebook e Google stavano prendendo in considerazione la possibilità di censurare e di escludere dai loro siti i contenuti cristiani”, ha dichiarato il settembre scorso il senior vice president del National Religious Broadcasters' Craig Parshall.

“Ora, poco più di un anno dopo, dopo aver terminato il nostro studio ad ampio raggio, sono convinto che i diritti alla libertà di parola religiosa dovranno affrontare un uragano sul Primo Emendamento se non si agisce immediatamente”.

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Giovanni Romano

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(1) Si fa riferimento alla celebre orazione “Aeropagitica” con la quale John Milton prese coraggiosamente posizione a favore della libertà di opinione (N.d.T.).

domenica 2 ottobre 2011

USA: Nasce la Marriage Anti-Defamation League

UNA NUOVA ALLEANZA PER APPOGGIARE CHI VIENE MINACCIATO
PERCHÉ DIFENDE IL MATRIMONIO

Washington, 26 settembre 2011 /05:40pm – La National Organization for Marriage ha annunciato il 22 settembre di aver varato la Marriage Anti-Defamation Alliance, un nuovo progetto per difendere la libertà di esprimere senza paura di minacce o di punizioni la propria convinzione che il matrimonio è l'unione di un uomo e di una donna.

“Ho l'impressione che ci siano troppi di noi che sono convinti che il matrimonio è l'unione di marito e moglie per stigmatizzarci o marginalizzarci tutti quanti se ci mettiamo insieme”, ha detto Maggie Gallagher, co-fondatrice della National Organization for Marriage.

Gallagher ha detto alla CNA il 26 settembre che l'alleanza è stata creata come risposta “a un numero sempre maggiore di casi, sia pubblici che privati, di persone il cui modo di vivere è minacciato perché dissentono dal matrimonio omosessuale”.

“I sostenitori del matrimonio omosessuale stanno cercando di creare un'America in cui gli americani educati, capaci d'amore, rispettosi della legge hanno paura di dichiararsi a favore dell'idea che il matrimonio sia l'unione di marito e moglie, per paura di rappresaglie che variano da insulti e invettive come 'fomentatore di odio' e 'bigotto' a conseguenze pratiche come la perdita del lavoro”, ha detto.

L'alleanza non è un progetto legale, ha spiegato la Gallagher, quanto piuttosto un tentativo di accrescere la consapevolezza e il sostegno a favore di quelli che hanno dovuto affrontare minacce ingiuste a causa della loro visione del matrimonio.

La Gallagher ha detto che l'alleanza mira a “far girare la voce su quello che sta realmente succedendo, perché non viene adeguatamente riferito”.

L'alleanza è anche progettata “per creare una comunità in cui altre persone alle quali questo sta accadendo si sentiranno sicure di esprimersi apertamente e sentiranno che qualcuno si prende cura di quello che sta loro capitando”.

Una volta che siano stati raggiunti questi due scopi, i partecipanti saranno anche in grado di “sviluppare strategie per insistere sul rispetto sociale per entrambe le parti nel dibattito sul matrimonio omosessuale”, ha detto.

Il sito web della Marriage Anti-Defamation Alliance afferma che essa è dedicata all'idea che “nessun americano deve aver paura di esercitare i diritti civili fondamentali: la libertà di parola, di fare donazioni, di organizzarsi, di firmare petizioni, o di votare per il matrimonio come unione di marito e moglie”.

L'alleanza ha messo in rete di recente un video di Frank Turek, un responsabile di seminari sulla leadership che ha perso il suo contratto con la Cisco e la Bank of America dopo che gli addetti alle relazioni umane [sic!] hanno scoperto che aveva scritto un libro in cui sosteneva che il matrimonio non dovrebbe essere ridefinito.

In risposta, l'alleanza ha iniziato una campagna di reclami da parte dei consumatori diretta verso la Bank of America nello stato del North Carolina, dove si trova la direzione generale della compagnia.

“Abbiamo contattato un piccolo numero di clienti della Bank of America nell'area di Charlotte, gli abbiamo riferito quel che è successo a Frank Turek e gli abbiamo chiesto di chiamare la compagnia per far sapere ai banchieri che i clienti non apprezzano questo tipo di maltrattamenti”, ha detto la Gallagher. “Negli ultimi giorni più di 1.400 persone hanno chiamato per protestare”.

“L'esperienza di Frank Turek mostra che c'è bisogno urgente di un'iniziativa di contrasto alle diffamazioni, non chissà quando, ma proprio adesso in America”, ha concluso la Gallagher.

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Giovanni Romano