Molto tempo fa, addirittura il 4 dicembre del 2006, rilanciai un appello contro il gioco Rule of Rose perché particolarmente sadico e violento. Lo feci con tanta più convinzione perché avevo letto le recensioni sulla stampa specializzata (la rivista Computer Idea, non certo di area cattolica).
Il post giacque dimenticato per altri anni, fino a quando si vece viva una blogger, una certa "Queer" (un soprannome non certo scelto a caso) che mi mandò questo commento (potete trovarlo anche sul post originale):
Credo che la vostra sia solo ignoranza, ben miscelata ad una dose sovrumana di pregiudizi.Io ho giocato a questo gioco e sono fiera di dirvi che si tratta di una sottilissima analisi psicologica di temi assolutamente delicati e veritieri. Non c'è niente di più perverso rispetto a ciò che accade realmente ovunque, nella realtà di tutti i giorni. A questo punto, i vostri cari pargoletti potete ibernarli e scongelarli tra qualche secolo, se ritenere un gioco simile la quint'essenza dell'orrore e della violenza.Aprite gli occhi. E la mente.Sul serio.
Al che io risposi:
Ti faccio una domanda senza ironia: e ti prego di rispondermi seriamente: qual è la "sottilissima analisi psicologica di temi assolutamente delicati e veritieri" che hai trovato in questo gioco? Ti ringrazio in anticipo.
A parte gli insulti gratuiti e l'arroganza, sono almeno sei mesi che attendo una risposta. Che non è mai arrivata.
Giovanni Romano
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