martedì 27 febbraio 2007

L'ipocrisia sui "diversamente abili"

La definizione "diversamente abili", spesso peggiorata con l'orribile neologismo "diversabili", è stata più volte schernita come una inutile e ipocrita foglia di fico che non migliora in nulla la condizione reale degli zoppi, dei ciechi, dei sordi, dei paralitici. In parte è davvero così: evitare il dolore e censurarlo non ci rende tanto pietosi quanto schifiltosi (cfr. Brave New World di Aldous Huxley).

Tuttavia sarebbe rozzo liquidare tanto sbrigativamente la questione. E' innegabile che chi ha una abilità in meno cerca di sviluppare abilità compensatorie. Io sono zoppo, quindi ho cercato di sviluppare al massimo il senso della mira, per difendermi, e anche l'attività mentale, non potendo muovermi con la scioltezza degli altri. Per non parlare di abilità speciali, più che genericamente "diverse", sviluppate da persone in condizioni di gran lunga peggiori delle mie.

Un esempio bellissimo l'ho trovato nel libro di don Guigi Giussani "Perché la Chiesa". Parlando della concezione cattolica, secondo la quale l'essere umano ha un valore infinito agli occhi di Dio qualunque sia la propria condizione, indipendentemente se "funzioni" o no, Giussani cita la figura straordinaria di Sant'Ermanno lo Storpio, un vero campione di "diverse abilità"

... nato a Reichenau e vissuto nel secolo XI. 'Venne al mondo orribilmente deforme. Fu soprannominato Il Rattrappito tanto era storto e contratto: non poteva star dritto, tanto meno camminare, stentava persino a star seduto sulla sedia che era stata fatta appositamente per lui: le sue dita stesse erano troppo deboli e rattratte per scrivere; le labbra e il palato erano deformati al punto che le sue parole uscivano stentate e difficili a intendersi [...]- Aggiungerò che i competenti di novecento anni fa lo dichiararono anche deficiente (...)

I genitori lo mandarono a vivere in un monastero, dove a trent'anni diventerà monaco e dove a poco a poco quella mente, che era stata considerata anchilosata come il corpo, dimostroò di essere straordinariamente capace di aprirsi. Il suo biografo e discepolo Bertoldo inizia la sua Vita asserendo che tanto era contratto nel corpo quanto era dilatata la sua mente. Continua Martindale:

Neppure per un solo istante, durante tutta la sua vita, può essersi sentito "comodo" o, per lo meno, liberato da ogni dolore; quali sono tuttavia gl aggettivi che vediamo affollarsi intorno a lui nelle pagine degli antichi cronisti? [..] "Piacevole, amichevole, conversevole; semrpe ridente; tollerante, gaio" [...] Con il risultato che tutti gli volevano bene. E frattanto quel coraggioso giovinetto [...] imparò la matematica, il greco, il latino, l'arabo, l'astronomia e la musica.

Conclude Giussani:

Morì a poco più di quarant'anni, Ermanno, circondato dall'affetto dei monaci, dopo aver scritto [o piuttosto dettato, N.d.R.], tra l'altro, un trattato sugli astrolabi, un Chronicon di storia del mondo, aver costruito orologi e strumenti musicali e, secondo la tradizione, averci lasciato il mirabile testo della Salve Regina e dell'Alma Redemptoris. [...] Un'esistenza nel dolore come può diventare così ricca e amabile? Quell'energia di adesione alla realtà ultima delle cose permette di utilizzare anche ciò che tutto il mondo intorno riterrebbe non utilizzabile: il male, il dolore, la fatica di vivere, l'handicap fisico e morale, la noia e persino la resistenza a Dio. [...] Consegnare a Dio qualunque miseria è il contrario dell'abdicazione, di una meccanica accettazione, di una passiva rassegnazione; è il consapevole ed energicamente affermato nesso dal proprio particolare con l'universale.


Che fine farebbe un bambino come Ermanno, oggi? Quali speranze avrebbe di sopravvivere, in un mondo che ritiene un atto di "pietà" sbarazzarsi di persone come lui? L'ipocrisia sui "diversamente abili" non sta dunque nel termine in sé, e nemmeno nel concetto che ad esso è sotteso. E' nella mentalità di chi, con l'ingegneria genetica e la selezione degli embrioni (è scomparso ormai il termine "figlio") vuole programmare la discendenza del genere umano. Senza difetti, senza nemmeno l'ombra di un raffreddore, altrimenti si ricorre subito all'aborto.

Ma avrà ancora senso parlare di "diverse abilità" quando i loro portatori saranno tutti gettati nella pattumiera, e le uniche abilità ammesse saranno quelle standardizzate una volta per tutte?

Giovanni Romano

DI.CO.: c'è chi li vuole vedere a tutti i costi...

Oggi ho inviato una lettera a "Chi l'ha visto?", in relazione alla trasmissione di ieri sera, in cui il caso di Hina, la giovane pakistana uccisa a Brescia perché non voleva sottomettersi alla sharia, è stato strumentalizzato per uno spot a favore della legalizzazione delle convivenze. Ecco il testo:

Spett.le Redazione,

mi dispiace rubarvi del tempo prezioso con una lettera che non c’entra coi casi gravi che trattate, ma ieri non mi è proprio andata giù la pubblicità gratuita che avete fatto ai DICO approfittando della presenza in studio del fidanzato (o convivente) di Hina.

La tesi è che il giovane, non vivendo un’unione riconosciuta dalla legge, non può avere il diritto di disporre che la salma della ragazza resti in Italia. Comprendo le sue motivazioni e le condivido anche. Ma quando mai un assassino e la sua famiglia, se questa è complice, hanno avuto il diritto di disporre del corpo della propria vittima? Le preoccupazioni del giovane, dunque, mi sembrano alquanto esagerate. E pretestuoso mi sembra dunque l'appello a una legge che dovrebbe regolarizzare casi tanto eccezionali da essere statisticamente irrilevanti.

Con l'aggravante che avete approfittato di un programma di larghissima audience senza il minimo contraddittorio.

Con vivo disappunto,

Giovanni Romano

giovedì 22 febbraio 2007

"La sinistra non ha i numeri"...

Sarà perché li ha dati per sette mesi di fila...


Giovanni Romano

"Non c'è niente che questi porci si neghino, niente!"

Il titolo è una frase tratta dal romanzo "Nineteen Eighty-four" ("1984") di George Orwell, e si riferisce ai membri del Partito Interno che si riservavano lussi e privilegi che i travets del Partito Esterno, e a maggior ragione la gente comune, non potevano nemmeno sognare. Questa frase mi è tornata prepotentemente in mente quando ho letto la notizia dell'ANSA riportata qui sotto. E Papa Pippo I ha avuto pure il coraggio di fare la morale alla Chiesa!

Se la TV non ci ha ancora rimbecilliti del tutto,

BOICOTTIAMO IL FESTIVAL DI SANREMO!

(ANSA) - ROMA, 22 FEB - Il ministro Luigi Nicolais, ha firmato oggi la circolare che elimina il tetto ai compensi per le star della Rai. Niente piu' limite di 272 mila euro, quindi, per i presentatori Pippo Baudo e Michelle Hunzinker. 'L'eventuale applicazione del tetto previsto dalla finanziaria altererebbe, secondo Nicolais, il normale esplicarsi del confronto aziendale ponendo la societa' in una situazione di svantaggio'.

lunedì 19 febbraio 2007

Le pie illusioni della chiesa "aperta al mondo"


Credo che il trafiletto di “Avvenire” che ho riportato qui a fianco, datato 18 febbraio, sia un buon esempio dei fraintendimenti di tanto “mondo cattolico” di fronte al fenomeno del risorgente terrorismo.

Il primo di questi fraintendimenti è pensare che le BR non saranno seguite “perché danno di sé un’immagine vecchia e superata”. In questa analisi, particolarmente superficiale, non si tiene conto di due fattori. Primo: l’ultima leva dei terroristi è troppo giovane per aver vissuto gli anni di piombo, quindi non ha sviluppato gli anticorpi della delusione, se mai le tossine dell’utopia. Secondo: la storia non si cura che un’idea appaia superata o meno, ma solo che sia capace di mobilitare i cuori e le menti oggi. Al-Quaeda si batte per la restaurazione del califfato; in Nepal i guerriglieri di sinistra che stanno prendendo il potere sono dei fossili viventi maoisti, sopravvissuti di molto anche a Pol Pot. Due anacronismi paurosi, secondo i nostri schemi. Ma stanno muovendo la storia. Poco importa che la spingano all’indietro.

Il secondo fraintendimento è più sottile. Non è certo nelle mie possibilità tentare un’analisi dei motivi per cui proprio Padova sia un letto d’incubazione del terrorismo. Avrebbe potuto provarci Don Contarini, e invece ci ha ammannito la solita minestra riscaldata a base di “valori”, “tolleranza”, “dialogo”, “no-alla-violenza”, “impegnarsi-per-gli-altri-e-non-per-noi-stessi”.

A ben vedere, ognuna di queste parole è diventata ormai una cortina fumogena che nasconde il vuoto, o nella migliore delle ipotesi una triste parodia di quello che era il suo significato originario.

I valori: forse che le BR non li hanno? Li hanno, e così forti che per essi sono disposti anche a uccidere!

La tolleranza? A che vale, se nessuno, tantomeno la Chiesa, ha il coraggio di chiamare apertamente il bene e il male col proprio nome?

Il dialogo? Che destino può avere una chiesa che pone il dialogare prima del credere, come osservava acutamente Mons. Maggiolini?

Il no a ogni violenza? Anche quando significa giustificare l’ignavia e la codardia di fronte ai prepotenti e agli aggressori?

L’impegno in politica per gli altri e non per sé? Va bene, purché non significhi far sparire la persona nei meccanismi impersonali di uno stato onnipotente che dovrebbe risolvere automaticamente ogni problema. A che vale fare politica solo “per gli altri” se le famiglie non possono difendersi da una fiscalità sempre più invadente e oppressiva, senza più la legittima speranza di migliorare la propria condizione, o almeno quella dei propri figli?

E’ facile vedere come, date queste premesse, i richiami di Don Contarini rischino di apparire solo degli appelli moralistici e astratti, senza incidenza sulla realtà e perciò pronti a rovesciarsi nei loro contrari: un cinismo inacidito e una ribellione distruttrice.

Il buon sacerdote dovrebbe chiedersi piuttosto: e la Chiesa di Padova quali antidoti ha fornito al terrorismo, oltre a questi generici predicozzi? Ha avuto il coraggio di testimoniare il suo Signore, o si è rinchiusa nella sacrestia, compresa quelle delle buone intenzioni? Ha avuto il coraggio di proclamare la verità, o si è nascosta dietro l’alibi della “tolleranza”? Ha saputo guardare in faccia lo scandalo del peccato e Croce, o si è limitata ad assecondare il buonismo dei tempi? Più che lamentare la mancanza dei valori, ha compreso che essi, staccati da Cristo, diventano solo gusci vuoti, pretesti per l’ideologia e il potere?

E’ proprio l’aver proposto il cristianesimo in forma tanto debole e annacquata, nell’illusione di andare incontro al “mondo”, quel che ha costituito la più grave debolezza della chiesa padovana. E dal momento che i giovani non amano le mezze misure, è logico che si siano sentiti attratti da una proposta “forte” come quella delle BR anziché da un cristianesimo così scipito da non avere più il coraggio di nominare il suo Signore.

Giovanni Romano

Tieni le luci accese contro i nuovi oscurantisti!


E' notizia di questi giorni l'iniziativa "M'illumino di meno" promossa con l'intento di sensibilizzare i cittadini e le istituzioni sull'emergenza del risparmio energetico. Il sito di RAI2, uno dei più importanti sponsor dell'iniziativa, riportava entusiasta la notizia che tra le 18,00 e le 18,05 era stato rilevato "un minor assorbimento di potenza sulla rete nazionale per circa 300 Megawatt, equivalente al consumo di 5 milioni di lampadine".

Cifre di tutto rispetto, non c'è che dire. Tuttavia credo che impallidiscano, e di molto, di fronte a un'altra emergenza ben più grave, di cui nessuno parla perché "politicamente scorretta". Cito un articolo di Andrea Miglioranzi sulla catastrofe della famiglia in Gran Bretagna, e i costi non solo sociali, ma anche economici che il fenomeno sta comportando. Se poi le cose andranno come vogliono Prodi, Bindi & C, questa diventerà a breve termine anche una nostra emergenza:

Oggi in Inghilterra il 15% dei bambini nascono e crescono senza avere accanto uno dei due genitori, solitamente il padre. Il loro numero è in costante aumento.

I livelli di comportamento antisociale e di delinquenza sono più alti nei figli di famiglie separate che in quelli di famiglie non separate.Il 70 per cento dei giovani identificati come responsabili di atti di violenza provengono da famiglie con un solo genitore.Tra i diciassettenni che vivono senza un genitore è più altro il rischio di bere alcolici con cadenza almeno settimanale (di 1,3 volte) e di drogarsi (1,5 volte).

Su un campione di 2.447 adulti, quelli cresciuti con un solo genitore hanno avuto più fallimenti scolastici, più problemi di tossicodipendenza e di alcolismo, seri problemi di indebitamento e/o di disoccupazione e di dipendenza dall'assistenza pubblica.

I contribuenti britannici pagano ogni anno oltre 20 miliardi di sterline, pari a 30 miliardi di euro, per coprire i costi economici causati dalla disgregazione familiare. [E questo solo in Inghilterra!, N.d.R.]

Le politiche fiscali sono corresponsabili della situazione: genitori appartenenti a categorie a basso reddito rischiano di essere fortemente penalizzati se risultano uniti da un legame ufficiale. In altre parole: volendo agevolare le famiglie composte da un solo genitore, il fisco ha finito per rendere economicamente sconveniente il matrimonio, incoraggiando così la creazione di legami alternativi. Ma il crollo dei matrimoni, come visto, nel medio periodo ha causato alti costi, sociali ed economici.

Mi sorge un dubbio: piuttosto che spegnere le luci, non si risparmierebbe di più se si tenessero accese le coscienze?

Giovanni Romano

venerdì 16 febbraio 2007

Alla faccia dell'effetto serra!


L'immagine, publicata ieri su "Il Giornale", si commenta da sé. La dedico a tutti coloro che, non in buona fede, ci stanno terrorizzando con false notizie di catastrofi ambientali e stanno imponendo il Protocollo di Kyoto nemmeno fosse un dogma dello Spirito Santo.

Giovanni Romano

domenica 11 febbraio 2007

PACS? Ehi, DI.CO!

Lasciamo perdere le ineguagliabili acrobazie verbali con cui il governo ha fatto passare il principio dei PACS (conta poco la scontentezza di Verdi e Rifondazione: sanno benissimo di aver segnato un punto decisivo a loro favore perché la breccia si è ormai aperta). Quello che mi colpisce, se mai, è il grave errore di valutazione in cui rischiano di cadere gli avversari dei PACSisti, sia cattolici che "teocon", quando parlano di "matrimoni di serie B".

E' esattamente il contrario. L'obiettivo a lungo termine è che dovrà essere il matrimonio civile o religioso come lo conosciamo ora a diventare di serie B rispetto alla legalizzazione delle convivenze. Non regge, infatti, l'argomento secondo il quale i PACS sono pensati per una percentuale molto ridotta di coppie. E' vero oggi, ma non sarà vero domani: lo dimostrano ad abundantiam gli esempi della Francia e della Spagna, dove le convivenze sono aumentate a valanga da quando è stata introdotta una legislazione del genere.

Quante coppie infatti sceglierebbero il regime più oneroso, formale, preciso e complesso del matrimonio rispetto a una semplice dichiarazione che si può fare comodamente anche da casa propria, con una raccomandata A.R.? Quante coppie accetterebbero i balzelli di cui è gravato il matrimonio rispetto alle agevolazioni per le convivenze? E soprattutto, quante coppie accetterebbero un impegno definitivo per principio rispetto a una strada che per legge è garantita provvisoria, temporanea, revocabile? Gli stessi gay, che strepitano tanto per il matrimonio omosessuale, si ritrarrebbero spaventati di fronte a un vero matrimonio che non ammettesse il divorzio.

A onta di tutti gli sforzi fatti per demolirlo, tuttavia, il matrimonio -quello vero- resiste. In Francia il calo di nuzialità è stato molto più basso di quanto si temeva, forse perché l'uomo e la donna non vivono di sole pratiche burocratiche ma hanno bisogno di dare un senso alla propria vita, un significato che deve passare attraverso alcune scelte solenni e precise. Ma non facciamoci illusioni. I PACS, come il divorzio, l'aborto, l'eutanasia, nascono da una cultura del rancore (riprendo questo concetto da Hannah Arendt). Una cultura che rivendica continuamente "diritti" perché nulla di quel che esiste la rende contenta. Diceva C.S. Lewis nelle Lettere di Berlicche:

Noi [i diavoli, N.d.R.] vogliamo una generazione che non sia mai contenta né felice ora, ma che anzi sacrifichi sull'altare di un ipotetico bene futuro ogni vero dono che le viene offerto nel presente".

Questa cultura, se cultura si può chiamare, ha continuamente bisogno di nemici, ha continuamente bisogno di sentirsi "oppressa" anche quando dispone dell'appoggio ossessionante e incondizionato dei mass media perché solo così può illudersi di avere ragione. Tutto quel che la mette in discussione è "un'offesa" o una "discriminazione". C'è da credere che prima o poi proibiranno i matrimoni perché, con la loro stessa esistenza, dimostrano che un impegno serio e un affetto definitivo sono possibili, tanto da "offendere" la "sensibilità" di chi non è capace di assumersi la minima responsabilità.

Giovanni Romano

Claudio Chieffo aveva ragione


Proprio stamane, leggendo gli ultimi, bellissimi editoriali di Culturacattolica, mi è tornata in mente una canzone di Claudio Chieffo di tanti anni fa, "Martino e l'imperatore". Tutta la canzone andrebbe ascoltata, ma il ritornello in particolare è veramente profetico:

Tu non credere mai / all'imperatore, / anche se il suo nome è popolo, / anche se si chiama onore, / anche se il suo nome è società / anche se si chiama amore".

"Popolo", "Società", "Amore" ("Onore" oggi va un po' meno di moda)... la dittatura delle belle parole. Chi pensa con la sua testa è contro il Popolo, chi rifuta di farsi omologare dalla sinistra (anche quella cattolica) è contro la Società, e chi ha qualcosa da ridire contro i PACS e i matrimoni gay è il più imperdonabile di tutti, è contro l'Amore. Questa dittatura è tanto più pericolosa perché cerca di ricattarci sulle dimensioni che ci appartengono più profondamente, quella della socialità e quella dell'affettività. E' particolarmente difficile dire "no" a proposito di quello su cui "non possiamo non essere tutti d'accordo". Ma è qui, non altrove, che è possibile smascherare l'impostura. A costo dell'emarginazione sociale.

Un cantautore straordinario come Chieffo ha pagato di persona il rifiuto dell'omologazione con l'esclusione dal mondo della musica e il misconoscimento anche di tanti cattolici "progressisti". Ma i suoi amici veri - e sono tantissimi -, trovano in lui una voce coraggiosa che smaschera i luoghi comuni del nostro tempo che cercano d'intossicarci l'anima.

Giovanni Romano

P.S: Chi volesse conoscere meglio questo cantautore può leggere il libro di Paola Scaglione "La mia voce e le tue parole" con tutti i testi delle canzoni finora pubblicate.

martedì 6 febbraio 2007

Mussolini - D'Alema 4-6

Non succedeva dalla seconda guerra mondiale. Mussolini si era inimicato quattro nazioni (Francia, Inghilterra, USA e URSS), oggi D'Alema ha battuto il record. Siamo riusciti a metterci contro sei paesi contemporaneamente.

Giovanni Romano

lunedì 5 febbraio 2007

Le scomuniche di Papa Pippo I

I timori che avevo espresso nel post di ieri a proposito di colpe date assurdamente alla Chiesa per i fatti di Catania si sono più che avverati. Dall'alto del suo podio mediatico, Pippo Baudo non ha esitato a improvvisarsi telepredicatore peggio di Jimmy Swaggart, impartendo al Papa e alla Chiesa una solenne lezione di moralità. Al Papa, perché non aveva parlato del poliziotto ucciso; alla Chiesa, perché ha deciso di mantenere, sia pure in forma ridotta, la processione di Sant'Agata.

Fa specie lo squallido opportunismo di questo showman strapagato, non nuovo a simili sparate. Come tanti altri, ha fiutato che aria tira. Attaccare la Chiesa e i cattolici, a quanto pare, sta diventando il nuovo sport nazionale, anzi rispetto al calcio presenta indubbi vantaggi. E' più economico, di gran lunga meno pericoloso, gode del consenso illimitato dei mass media, non richiede intelligenza né particolare coraggio morale. In alcuni casi -vedi Crozza, Fiorello, Banfi, lo stesso Baudo- può essere persino redditizio. Cosa volete di più?

Vediamo però di ribattere alle deliranti accuse di Baudo, che nemmeno il suo risentimento di catanese può giustificare. Se solo si fosse degnato di ascoltare, il giorno prima il Papa aveva parlato della tutela della vita umana in ogni momento, e aveva indicato con chiarezza le cause che portano alla degradazione dell'individuo e della società. Quanti centinaia di nomi dovrebbe fare il Papa, di automobilisti uccisi per una mancata precedenza, di madri, figli e nonne sgozzare in casa propria, di sconosciuti martiri della fede cattolica nei paesi islamici? Il Papa li tiene tutti presenti, per tutti prega. E addita a tutti l'unica prospettiva che attraversa la morte e la supera. Se il suo ruolo dovesse limitarsi a elencare laicamente i morti, commemorandoli senza speranza, tanto varrebbe fargli fare il becchino. O l'annunciatore del TG, che è lo stesso.

Baudo inoltre non si è peritato di accusare la Chiesa di essere "fuori dalla realtà", e l'ha duramente rampognata per aver mantenuto la processione di Sant'Agata. Certo che la Chiesa è fuori da questa realtà di odio, di violenza, di rancore, di omicidi pianificati a freddo! La Chiesa soffre per il mondo, ma non può e non deve lasciarsi condizionare dalla disperazione del mondo. Per che altro ha dato la vita Sant'Agata se non per un mondo dove la violenza e la sopraffazione non fossero cose scontate, normali, quotidiane? E per quale motivo l'hanno uccisa, se non per odio a questo mondo?

La sua processione è il segno che dovrebbe ricordarcelo, ma è proprio questo segno che si vuole censurare e imbavagliare. E' significativo che Baudo abbia fustigato senza ritegno il Papa e al tempo stesso ha taciuto per le dichiarazioni ben più gravi di un Caruso.

A questo punto mi viene da pensare che le osservazioni del giornalista di cui parlavo ieri e le esternazioni di Baudo fanno parte di un disegno preordinato per aggredire e screditare la Chiesa. Per quanto me ne importa, Baudo da ora in poi, come Banfi, Crozza, Fiorello & C. sarà nella lista degli showmen da boicottare. Ed esorto tutti i lettori (!) di questo blog a farlo. Colpirli nell'audience è il solo modo di far tornare loro alla realtà.

Giovanni Romano

domenica 4 febbraio 2007

Catania: quel che pensano veramente i giovani

Andando oggi a comprare "Avvenire" ho sentito dei giovani discutere dei fatti di Catania. Uno dceva: "Se fosse morto un ultrà non gliene sarebbe importato niente". Mi ha colpito questa distanza dalle forze dell'ordine e questa identificazione con i violenti. Del resto, vicino a casa mia, di recente un vigile urbano è stato investito e ferito da un teppista.

Non uno di questi giovani ha pensato che l'ultrà se le va a cercare, il poliziotto no!

Mi ha colpito negativamente anche il servizio odierno del TG2 ore 13 sulla processione di Sant'Agata a Catania. Il cronista non ha esitato a dire che "le stesse mani che impugnavano le spranghe forse oggi impugnano i ceri". Sta' a vedere che, tanto per cambiare, la colpa è della Chiesa?

Giovanni Romano

venerdì 2 febbraio 2007

Berlusconi il re delle gaffes

Per essere il padrone di tanti giornali e TV, è strano che Berlusconi sia tanto sprovveduto nell'uso dei mezzi di comunicazione, specialmente quando si tratta della sua vita personale. Sembra non tenere mimimamente conto di quanto buona parte della stampa, e specialmente quella di chi si crede colto (vedi "Repubblica") gli sia pregiudizialmente ostile, pronta a distorcere in malafede ogni suo gesto e parola.

Prendiamo l'ultima sua gaffe con la moglie. Erano frasi e giudizi che avrebbe potuto benissimo risparmiarsi. La cosa che fa rabbia è che gli sono saltati addosso, facendogli santimoniosamente la predica, giornalisti e politici che in altri momenti non esitano a difendere la droga di stato, la pornografia, i matrimoni gay. Per questa gente, e per il loro "politically correct", non so se provare più disprezzo o più schifo.

Nel giorno stesso in cui il governo Prodi si è coperto di ridicolo, nel giorno in cui Berlusconi avrebbe potuto trarre il massimo guadagno politico da quanto è avvenuto al Senato, i giornali e le TV di tutto il mondo non si occupano d'altro che della fuffa tra lui e Veronica.

Chi è causa del suo mal pianga se stesso.


Giovanni Romano