sabato 11 marzo 2017

Il toro e la fanciulla: un falso duello

Qualche giorno fa proprio di fronte a Wall Street è stata collocata «a sorpresa» la statua di una ragazzina che, le mani sui fianchi, si piazza in atto di sfida davanti al famoso Toro. Pare che il monumento «alternativo» sia stato collocato nottetempo ma la mattina dopo c'erano già la stampa, le TV e una nutrita rappresentanza di VIP e radical-chic, tutti evidentemente preavvertiti.

Quale il significato di questa statua? Un ricordo del movimento «Occupy Wall Street» di un paio d'anni fa? Una sfida al femminile al gioco cinico e spietato della Borsa e della globalizzazione finanziaria che ha ridotto alla miseria intere nazioni e minaccia di inghiottirne altre?

Niente di tutto questo. Quello tra il toro e la ragazzina è un falso duello, e per due ragioni. Prima di tutto, lo scopo di chi ha collocato la statua era semplicemente quello di rivendicare una maggiore presenza femminile ai piani alti delle istituzioni finanziarie, con particolare riferimento ai consigli di amministrazione. In questo senso la fanciulla (o piuttosto chi ha commissionato la statua) gioca allo stesso gioco del toro e accetta le sue regole. Vuole semplicemente prenderne il posto ma non sembra né diversa né migliore.

Una seconda delusione viene dallo scoprire chi c'è dietro questa operazione di cosmesi politicamente corretta: un fondo d'investimento che maneggia la bazzecola di 2,5 trilioni di dollari all'anno. Niente di realmente alternativo, dunque, se non un cambio di poltrone ai vertici. Ne valeva la pena?

Giovanni Romano

giovedì 9 marzo 2017

Visite psicologiche obbligatorie: tutela o vessazione?

Sul sito Oggiscuola.it è comparso ieri un intervento del garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Calabria, Antonio Marziale, che ha annunciato come il ministro dell’Istruzione Fedeli abbia dato il via libera alle visite psicologiche obbligatorie per i docenti al fine di accertarne l’idoneità in modo che siano evitati episodi di maltrattamenti specialmente ai danni dei bambini. Com’egli stesso ha dichiarato provvederà a emanare immediatamente le linee guida. E nel frattempo -particolare significativo- quella pagina ha ricevuto oltre 3 milioni di visite, nonostante sia appesantita da una pubblicità invasiva e insopportabile.

Salvaguardare i più piccoli è fuori discussione, ma nel discorso del dott. Marziale ci sono dei particolari che colpiscono sfavorevolmente. Prima di tutto i toni brutali e offensivi con cui ha parlato degli insegnanti e di chiunque avesse mosso critiche alla sua idea. Non si riesce a farci l’abitudine: mentre i riconoscimenti alla categoria -quando ci sono- sono solo e soltanto verbali, le minacce, il pugno e il bastone sono concreti e immediatamente operativi. Secondo, è troppo comodo l’aver affrontato il problema in chiave esclusivamente repressiva (cito testualmente: “chi ha a che fare con loro [i bambini, N.d.R:] quotidianamente non può’ permettersi il lusso di scaricare le proprie frustrazioni maltrattandoli. Chi lo fa deve cambiare mestiere, anzi bisogna farglielo cambiare”) senza minimamente preoccuparsi di cercare le cause del burn-out né tantomeno offrire rimedi credibili.

Non una parola, non un moto di solidarietà ha speso questo burocrate, né i suoi colleghi, né lo stesso ministro sugli insegnanti minacciati, derisi e anche picchiati in troppi istituti, con particolare riferimento ai professionali. Non sa o non gl’importa sapere cosa significhi andare un giorno dopo l’altro in classi cattive, incontrollabili, violente dove il docente è come un cane alla catena che non può ne fuggire né attaccare a sua volta. Non un accenno alle famiglie che arrivano fino alle percosse anche contro i presidi se i loro pargoli non vengono lisciati, vezzeggiati e soprattutto promossi anche se sono più ignoranti di un’ameba. Tutte le responsabilità, come al solito, vengono scaricate sulle spalle degli insegnanti che adesso si troveranno a dover subire una vessazione in più.

Queste visite psicologiche obbligatorie, infatti, a parte che probabilmente saranno a carico dei docenti, così come sono state intese verranno svolte in un’ottica di sospetto e ostilità, non di aiuto. Il dott. Marziale può stare certo fin da ora che almeno il 60% degli insegnanti oggi cambierebbe mestiere se ne avesse la possibilità, senza aspettare i suoi comandi! Ma questo è impossibile per la politica di deliberato impoverimento della classe media che per mancanza di alternative economiche è condannata a fornire carne da cannone alla scuola.

Eppure altri sistemi meno professionalmente degradanti ci sarebbero, solo che lo stato si guarda bene dal prenderli in considerazione. Ad esempio, un anno sabbatico ogni 5-6 anni di lavoro (cfr. Giovanni Pacchiano, “Di scuola si muore”, Feltrinelli 1998) in cui il docente dovrebbe svolgere altre mansioni che comunque gli diano respiro dalla cattedra. Oppure l’eliminazione delle “classi pollaio” di 28-32 alunni per creare gruppi più piccoli e più facilmente controllabili (sembra davvero incredibile che dopo l’entrata in ruolo di 100.000 nuovi docenti il problema non sia stato nemmeno lontanamente risolto).

C’è inoltre un pericolo sottile e non dichiarato in questo controllo psicologico: assicurarsi che tutti i docenti la pensino allo stesso modo, che tutti si conformino ai dettami del politicamente corretto. La scuola ormai non è più un veicolo di diffusione della cultura -se mai lo è stata- ma un mezzo di controllo sulle menti e uno strumento di manipolazione sociale (ecco perché la dilatazione incontrollata del tempo-scuola è un mezzo per allontanare i figli dalle famiglie consegnare i loro cervelli all’ammasso). Come nell’URSS di Brezhnev, chiunque si azzardi a pensare in proprio è un pazzo da ricoverare in manicomio. Forse l’insegnante veramente pericoloso, agli occhi della burocrazia ministeriale, non è soltanto quello che picchia gli alunni ma quello che legge, si informa e non la beve.

Giovanni Romano

martedì 7 marzo 2017

Montalbano alla guerra del gender

Sulla questione del gender si sta combattendo ormai da anni una vera e propria guerra. Ma è una guerra asimmetrica, in cui una parte può valersi solo della propria testimonianza fatta in silenzio, di incontri divulgati di bocca in bocca ai quali partecipano poche decine o centinaia di persone (quando va bene), ignorata o vilipesa dai media, abbandonata dai pastori della Chiesa e tradita da troppi preti. Dall'altra un apparato mediatico dai mezzi praticamente illimitati che imbavaglia qualunque contraddittorio, sostenuta dal coro assolutamente conformista dei VIP della canzone, dello sport, dello spettacolo. Proprio ieri ne abbiamo avuto un esempio particolarmente meschino con il politicamente correttissimo Andrea Camilleri che non ha esitato a sferrare l'ennesimo colpo basso valendosi della popolarità del suo sceneggiato Il commissario Moltalbano.

Mi permetto di "rubare" l'intervento di un mio amico su Facebook che ha descritto molto bene quello che è accaduto durante la puntata di ieri sera:

(...) ho visto la puntata di "Montalbano".... Ad un certo punto, quasi in sottofondo, ma ben udibile, veniva inquadrata una TV accesa in cui un personaggio, non importa chi, esprimeva la sua posizione a favore della famiglia tradizionale, basata sull'incontro tra uomo e donna, che genera naturalmente bambini, e contro l'omosessualismo, considerato espressamente una deviazione (che tale è). Bene.... indovinate un po'? Questo personaggio, alla fine della storia, è risultato essere il cattivone stupratore assassino di turno. Le menti deboli ed acritiche, che spesso seguono questo programma, in maniera neanche tanto subliminale, hanno associato quanto ipocritamente espresso in tv dal "protagonista," alla sua carica delinquenziale estrema. Se 2+2 fa 4 allora, per camilleri e gli autori del programma.... "difensore della famiglia naturale e normale"=assassino stupratore.

Non c'è da niente da aggiungere. se mai osservare che si sbaglia a parlare di "famiglia tradizionale": (la famiglia è naturale, non tradizionale), e che ormai la macchina del fango lavora a pieno regime, come contro i sacerdoti cattolici ormai identificati tout court come pedofili.

Sono orgoglioso di non possedere nella mia biblioteca nessuno dei libri di Andrea Camilleri altrimenti l'avrei trattato come Knut Hamsun lo scrittore collaborazionista fu trattato dai norvegesi: gli restituirono tutti i suoi libri buttandoli davanti alla sua porta.

Giovanni Romano