domenica 25 aprile 2010

Dopo lo scontro Fini-Berlusconi

Il motto di Berlusconi dovrebbe essere "meglio soli che male accompagnati". Meglio soli che con chi continuamente ti pugnala alle spalle, e a differenza di Mussolini ordisce e non ardisce (a dire il vero, ordiva un bel po' anche il Duce).

Il problema non è l'identità della corrente di Fini, che si è piegato nella maniera più vergognosa al "politically correct" e ai poteri forti (le intese con le banche e Montezemolo). Il problema è l'identità della grande maggioranza del PdL che in Fini non si riconosce.

Che cosa vuole essere un partito come il PdL? Vuole difendere la vita e la famiglia, a differenza di Fini e del suo cinico voltafaccia contro la legge 40, e delle sue "aperture" ad altre pseudofamiglie? Vuole essere un partito non ostile alla Chiesa, a differenza di Fini che l'accusò del tutto strumentalmente di silenzio sulla Shoah (proprio lui, figlio di un partito che la promosse!). Vuole essere un partito con gli occhi aperti su un'immigrazione-invasione che nemmeno si preoccupa di condividere il nostro modo di vivere e i nostri valori?

Ecco perché è perfettamente inutile che Fini e i suoi strillino all'"autocrazia" nel PdL quando la divergenza di opinioni è così profonda e radicale. Non si può convivere se si hanno idee che portano a conclusioni tanto diametralmente opposte.

Giovanni Romano