venerdì 25 dicembre 2009

Lettera ad Avvenire dopo l'aggressione al Papa

Caro Direttore, cara Redazione,

offro le mie preghiere per Sua Santità e il Card. Etchegaray dopo l’insensata aggressione di stanotte. Non bastava più attaccare la presenza pubblica della Chiesa in Italia. Non bastava più censurare o proibire il Crocifisso e il Presepe. Ora è Cristo stesso che viene aggredito nella persona dei Suoi ministri.

Quel che è accaduto mette in luce quanto sia grave la responsabilità di chi, dalla gente di spettacolo ai politici, dai registi agli operatori dei media, fomenta una mentalità di odio e di irrisione contro la Chiesa e i cristiani. Ma al tempo stesso fa scoprire qualcosa di più profondo. Non è tacendo la verità su un mondo impazzito e crudele che i cristiani salvano il mondo, ma lo salvano quando lo abbracciano nella persecuzione rifiutandosi di odiare, amando il mondo fino al sacrificio come ha fatto Cristo, che non ha scansato di nascere in tempi non meno cinici e violenti dei nostri.

Preghiamo davvero per il Papa, per tutti i cristiani perseguitati (e tra questi ormai potremmo esserci anche noi), perché persino la violenza e l’odio ci facciano riscoprire quanto è preziosa e grande l’eredità di amore che ci è stata consegnata.

Buon Natale,

Giovanni Romano

giovedì 24 dicembre 2009

Chi ha paura delle luci di Natale?



Ogni anno sotto le feste ritorna il pistolotto sul "Natale-con.meno-sprechi-e-meno-luci". E da un anno all'altro questo discorso m'infastidisce sempre più.
Prima di tutto perché Natale è appunto la festa di una Luce incontenibile, tanto incontenibile che non si è accontentata di stare in cielo ma è scesa in terra a offrire la salvezza a tutti. E poi, chi predica contro le luci e "gli sprechi" di Natale sembra non accorgersi che oggi non si combattono più queste cose, ma c'è avversione per il Natale cristiano in quanto tale. In Inghilterra, in Nord Europa. persino in Italia per opera di qualche maestrucolo o maestrucola frustrata e biliosa, oppure troppo timorosa di "offendere-le-altre-religioni" (accidenti però quanto sono facili a offendersi, le-altre-religioni!) invece che buttar via le luci e tenerci Gesù, ci siamo tenuti le luci e abbiamo buttato via il Bambino.
Per questo, anni fa, mi colpì molto negativamente l'iniziativa dell'Arcivescovo cattolico di Westminster quando proprio a Natale esortò i fedeli al digiuno. Che aridità spirituale, che pauperismo e che miopia! Così facendo non si aiutano i poveri (in tempi più cristiani molte famiglie condividevano il pranzo di Natale con gli indigenti) e si dà ragione a quelli che accusano il cristianesimo di essere una religione tetra, cupa, senza gioia. E in Inghilterra Dio solo sa quanta gente la pensa in questo modo ed è pronta a dare addosso ai cattolici per molto meno.
No. Il Natale è la festa dell'abbondanza, anzi della sovrabbondanza di Dio verso gli uomini. Cristo è nato povero ma non è nato triste. I pastori non hanno fatto lamenti sulla sua povertà ma Lo hanno adorato. Godiamoci quindi senza complessi tanto le luci quanto il pranzo e la compagnia. Per digiunare c'è sempre la Quaresima. E ricordiamoci che ci ha salvati un Cristo sofferente ma non un Cristo infelice.
BUON NATALE
Giovanni Romano

martedì 15 dicembre 2009

Devo pubbliche scuse a Berlusconi.




Per molto tempo ho pensato male dell'abitudine di Silvio Berlusconi di parlare sempre in luoghi chiusi come i teatri o i vari Palatrussardi, Palavobis e compagnia bella (lo ascoltai anch'io una volta al Palatrussardi, in occasione di una manifestazione per la libertà scolastica). Pensavo che questo fosse dovuto in parte a una buona dose di fifa e in parte a un calcolo propagandistico. Al chiuso è facile parlare davanti a un'audience su misura, un pubblico che dice solo "si". Pensavo che il Popolo delle Libertà fosse un popolo di plastica, nella migliore delle ipotesi gente pagata per sventolare bandiere a un tanto all'ora.


Non potevo sbagliarmi di più, sia riguardo a Berlusconi sia riguardo alla gente che gli sta intorno. Esporsi pubblicamente in un momento di tensione così grande, quando l'odio contro di lui è stato scientemente fomentato fino all'isteria e al parossismo, essere consapevole di andare incontro a contestazioni violente e inconsulte, provare paura e tuttavia avere il coraggio di vincerla non sono comportamenti da vigliacco o da manipolatore, e il premier si è guadagnato il mio rispetto oltre che la mia più sincera solidarietà. Da domenica sera mi sento più fiero di essere dalla sua parte.
Non ha senso rimproverare la polizia perché Berlusconi ha cercato il contatto con la gente. Fosse stato un leader completamente "blindato" sarebbe stato rimproverato e irriso per la sua lontananza dai cittadini. Si è fidato della gente, e qualcuno -pazzo o delinquente qui non m'interessa- ha proditoriamente tradito la sua fiducia. Colpa sua, come hanno insinuato Di Pietro o la Bindi? Non m'interessa neanche questo, del resto la malafede di tali affermazioni è sotto gli occhi di tutti.
Con Berlusconi la sinistra ha sempre giocato lo squallido gioco del "testa vinco io, croce perdi tu". Ma stavolta ha perso lei. Ha dato tutta la misura del suo cinismo politico, della sua inconsistenza culturale, del suo nulla umano.
Giovanni Romano

venerdì 11 dicembre 2009

Il finto minareto e la vera intolleranza (anticristiana)

Oggi Televideo riporta premurosamente la notizia di un "gesto di pace" verso l'islam compiuto da un imprenditore svizzero. Ecco il testo:


11/12/2009 02:20
Svizzera, erige "minareto" sul
camino
2.20

Un imprenditore svizzero non musulmano ha costruito un
finto minareto sul camino della sua azienda a Losanna. L'uomo, definendo
"scandaloso" l'esito del referendum di due domeniche fa,
sostiene di aver
agito per "inviare un messaggio di pace" e sottolinea come non ci siano mai
stati problemi tra gli svizzeri e i 400mila musulmani che vivono nella
Confederazione. Il finto minareto in pvc dispone di finestre a ogiva ed ha un
tetto in legno sormontato da una mezzaluna dorata.
Sempre sollecito verso gli islamici, il nostro Televideo, così politically correct che più correct non si può. Peccato che sul sito non sia stata riportata in alcun modo la notiza del tentativo di cacciare una suora da una scuola romana perché insegna con l'abito religioso. O che non abbia mai riferito della condanna di un agricoltore emiliano per "disturbo alla quiete pubblica" solo perché ogni venerdì celebrava la Via Crucis sul proprio fondo. O dell'ordine di un giudice francese di abbattere la grande croce che un contadino aveva eretto nel suo campo.
Più che di tolleranza, lo svizzero ha dato prova di dabbenaggine, coloro che attaccano la suora dimostrano tutta la loro vile intolleranza (sanno benissimo che non verranno minacciati per questo), mentre Televideo, da parte sua, ancora una volta si rivela complice della menzogna e della "dhimmitudine".
Giovanni Romano

martedì 8 dicembre 2009

Salvare il pianeta e ignorare le persone (CatholicNewsAgency.com)


Mi sembra particolarmente opportuno tradurre questo articolo di fronte all'isteria sul clima che si sta scatenando a Copenhagen in queste ore.




"Bjorn Lomborg, autore del libro L'ambientalista scettico e direttore del Copenhagen Consensus Center ha scritto una serie di articoli che in vista della conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici a Copenhagen. Questo in particolare si concentra sulla piccola comunità che vivono ai piedi del Kilimangiaro, molte delle quali sono più preoccupate di mettere sotto i denti qualcosa da mangiare che non della neve che si scioglie sulla montagna.


Circa 10.000 turisti visitano l'area ogni anno, in gran parte per paura che il giaccio scomparirà presto:


'Gli attivisti del clima sostengono che il ritirarsi dei ghiacciai sia una prova peri i paesi sviluppati che occorre ridurre le emissioni di ossido di carbonio. In realtà, i ghiacciai del monte Kilimangiaro si stanno ritirando del 1890, secondo una ricerca di G. Kaser et al., pubblicata sull'International Journal of Climatology (2004). Gli autori mettono in evidenza che quando Ernest Hemingway pubblicò Le nevi del Kilimangiaro nel 1936, la montagna aveva già perso più della metà della superficie dei ghiacciai nei precedenti 56 anni. Questo è più di quanto abbia perduto nei successivi 70 anni.


Secondo questo studio, e un altro pubblicato su Geophysical Research Letters (2006) da N. J. Kullen et al., la ragione per cui i ghiacciai stanno scomparendo non è il riscaldamento globale ma una svolta avvenuta circa dal 1880 verso climi più secchi. Quel che vediamo oggi è una conseguenza di quella svolta climatica.


Anche se alcune delle loro rivendicazioni sono discutibili, gli attivisti del clima sono riusciti a promuovere il turismo locale e hanno fatto un'opera meritoria a richiamare l'attenzione del mondo sui ghiacciai del pianeta. Ma non hanno svolto un lavoro altrettanto buono per richiamare altrettanta attenzione sul popolo della Tanzania e sui suoi reali bisogni'"


By Zoe Romanovsky

Copyright (c) CNA


Unauthorized translation by

Giovanni Romano


N.B: Nel testo originale c'era un link all'articolo di Lomborg, che però non è funzionante. Solo un caso?

mercoledì 2 dicembre 2009

In Svizzera ha vinto il coraggio, non la paura


Risparmio al lettore il coro delle prefiche laiche e religiose, dall'UE alla Chiesa cattolica, che si sono dette sorprese e scandalizzate per il risultato del referendum svizzero sui minareti. Un risultato che invece avrebbe potuto prevedere chiunque avesse occhi nella testa.



Solo con la peggior malafede di questo mondo si può pretendere che gli svizzeri facessero finta di niente di fronte all'invasione nemmeno più silenziosa e dissimulata dell'islam in Europa. Ma davvero la UE pensava che gli svizzeri sarebbero rimasti ciechi di fronte a episodi come l'assassinio di Theo Van Gogh, la fuga dall'Olanda della deputata Ayaan Hirsi Ali, cui era stata revocata l'immunità parlamentare con inconcepibile vigliaccheria? E in Italia, non abbiamo forse il giornalista Nello Rega minacciato di morte dai fondamentalisti perché ha scritto un libro "scomodo" sulle tattiche d'infiltrazione e di dominio dell'islam nel nostro paese?



Davvero gli svizzeri erano così ciechi da non accorgersi di quel che è successo a pochi chilometri dal loro confine, a Milano, quando migliaia di islamici hanno invaso senza autorizzazione il sagrato del Duomo per una preghiera fatta in spregio e intimidazione dei cristiani? I burocrati della UE pensavano davvero che gli svizzeri si fossero dimenticati che mentre gli islamici hanno la libertà di aprire migliaia di moschee in Europa, non permettono a nessuno di aprire chiese nei loro paesi? O che nessuno avesse sentito parlare delle migliaia di cristiani uccisi, torturati o costretti a emigrare per la loro fede in Sudan, in Pakistan, in Arabia Saudita, in Iraq, in Palestina? E poi, più banalmente, non pochi svizzeri avranno sentito come un'umiliazione l'imposizione agli aerei della Swissair di oscurare il timone di coda quando volano in Arabia Saudita, perché sulla bandiera svizzera c'è la Croce.



E a proposito di minareti: è un caso che i musulmani, ovunque arrivino, fanno in modo da costruirli in modo da sovrastare i campanili cristiani? E' solo un caso che nella mia città, con decine e decine di strade tra cui scegliere, gli islamici abbiano aperto la loro sala di preghiera in via Lepanto? E' solo un caso che a Barletta la loro moschea si trovi in Via Nazareth? Leggete cosa dice un leader islamico che passa per "moderato", il primo ministro turco Erdogan (che Buttiglione, con grande superficialità, aveva paragonato a un "democristiano"): "I minareti sono le nostre baionette, le cupole i nostri caschi, le moschee le nostre caserme e i credenti il nostro esercito" (IL FOGLIO, data odierna, p.I). Come pacifismo e volontà di dialogo non c'è male.



E la UE pretendeva che gli svizzeri si tappassero la bocca, gli occhi e le orecchie di fronte a tutto questo? Forse credevano di avere a che fare con le popolazioni europee, ormai asservite, private delle loro radici, ridotte dai loro governi al mutismo e all'impotenza. Gli svizzeri invece sono un popolo abituato da secoli alla libertà, la sanno difendere e hanno capito d'istinto di non poter andare d'accordo con una religione di sottomissione e sopraffazione come l'islam. Il loro voto non è stato dettato dalla paura ma dal coraggio. Coraggio di sfidare, una piccola nazione come loro, non solo l'ira dell'immenso mondo islamico ma anche il "politicamente corretto" di tutto il mondo e l'irresponsabile buonismo di non pochi ecclesiastici. Il segnale non poteva essere più chiaro: non sono state vietate le moschee ma i simboli della sottomissione e dell'imposizione. E' stato un NO contro l'intimidazione sistematica, la paura mascherata da "tolleranza", la discriminazione e l'umiliazione sistematica dei cristiani, il soffocamento dei nostri simboli "per-non-offendere-le-altre-religioni" (accidenti quanto sono permalose, le-altre-religioni!), la perdita del rispetto di sé che viene quando non si può più dire la verità e si deve vivere sistematicamente nella menzogna e nella dissimulazione.



Forse l'unico commento adeguato al gesto di coraggio degli svizzeri è una breve, bellissima preghiera del poeta ungherese Sandor Petöfi: "Aiutali, Dio della libertà!".


Non so se il resto dell'Europa ne sarà degno.



Giovanni Romano