domenica 27 marzo 2011

Se tutti i cattolici avessero il coraggio di quest'uomo...

UN ELETTRICISTA “ACCENDE” LA BATTAGLIA PER LA VITA

RIFIUTANDO DI LAVORARE PER UNA CLINICA ABORTISTA

Di Dave Hrbacek


St. Paul, Minnesota, 24 marzo 2011 / 09:34am – Un biglietto nel bagno della casa di Tim e Nicole Roach a Faribault, Minnesota, recita: “Gratitudine. Ricordati sempre di contare le tue benedizioni”.


“Doveva dire: 'Augusto, lavati le mani e i denti'”, scherzava Nicole,riferendosi a suo figlio di nove anni.

Il biglietto è arrivato a proposito di recente mentre la famiglia, che appartiene alla parrocchia della Divina Misericordia di Faribault, continua a lottare contro la disoccupazione di Tim, iniziata nel luglio 2009, quando è stato licenziato dal suo lavoro di elettricista. E la coppia è stata costretta ad approfondire ancora di più il concetto di gratitudine quando di recente una grossa benedizione è apparsa all'improvviso per poi svanire in una manciata di secondi.

A metà febbraio, Tim ha ricevuto una telefonata dal suo sindacato locale con la notizia che ogni lavoratore licenziato agogna di udire: un'offerta di lavoro.

Non sarebbe potuta arrivare in un momento migliore. L'indennità di disoccupazione di Tim stava quasi per finire. Tim non riusciva quasi a credere a quello che la voce dall'altro capo del telefono gli stava offrendo: un impiego da capomastro per almeno 11 mesi, con un salario da 65,000 a 70,000$ l'anno.

Perfetto, ha pensato Tim. Poi sono arrivate le cattive notizie: avrebbe dovuto lavorare alla costruzione di una nuova clinica della Planned Parenthood [la principale organizzazione abortista americana, N.d.T.] nell'University Avenue di St. Paul. Il meglio del meglio si è mutato nel peggio del peggio quando lui ha respinto l'offerta nel giro di pochi secondi.

“L'ottovolante ha cominciato a precipitare di brutto”, ha detto Tim, 38 anni. “Lui [il sindacalista] non era proprio sicuro che in quel posto si sarebbero praticati degli aborti. In un certo senso ha cercato di essere evasivo, penso, per cercare di indurmi a dire sì.Ma io gli ho detto: 'Aspetta un momento. E' la Planned Parenthood'”.

Alle
prese con difficoltà finanziarie

E, da un momento all'altro, Tim è tornato a essere un disoccupato senza prospettive immediate. Con l'indennità di disoccupazione destinata a finire questo mese. Fortunatamente sua moglie Nicole, 37 anni, lavora a tempo pieno come specialista di mezzi di comunicazione per la scuola elementare Akin Road di Farmington. Eppure, la famiglia, che include anche la figlia undicenne Adeline, sta sulle spese.

Anche se Tim non ha perso tempo a rifiutare l'offerta – la conversazione al telefono è durata circa un minuto – Nicole è stata un po' più lenta ad accettare la decisione, soprattutto perché è lei a gestire il bilancio familiare e ha avuto a che fare con il disagio finanziario dovuto alla lunga disoccupazione di Tim.

“La prima cosa che volevo che facesse era giustificare (di prendere l'offerta di lavoro)”, ha detto lei, quando Tim la chiamò dopo averla rifiutata. “E' solo una clinica”. No che non lo è!

“In tutta questa vicenda, la nostra fede si è approfondita”, ha detto Nicole. “Sentiamo di essere stati messi alla prova. Abbiamo scelto di seguire la nostra fede”.

Per qualche osservatore esterno, questo è un altro modo importante di essere pro-life. Forse non altrettanto diretto come un picchettaggio di fronte a una clinica abortista, tuttavia manda un coordinatrice dell'ufficio arcidiocesano per il matrimonio, la messaggio sulla santità della vita umana, dice Sharon Wilson, famiglia e la vita.

Poco tempo dopo la sua decisione, la storia di Tim ha fatto il giro della rete via posta elettronica. E' arrivata al computer di Padre Erik Lundgren, viceparroco della Divina Misericordia, che ne ha fatto parola in una delle sue omelie. Nel vangelo di quella domenica, Gesù dice ai Suoi discepoli che non si può servire sia Dio che il denaro.

“Ho proprio pensato che fosse un esempio ispiratore per tutti nella nostra parrocchia, un esempio dello zelo che è necessario per noi cattolici nel dibattito e nella lotta a favore della vita”,

ha detto Padre Lundgren. “E' un esempio d'ispirazione anche per me sacerdote. Qui alla Divina Misericordia, le parole 'Gesù, confido in Te' sono scritte sul fonte battesimale, e questo è il nocciolo della questione”.


Questo è il genere di fiducia che la famiglia Roach sta prendendo mentre Tim continua a cercare un lavoro. Il suo progetto a lungo termine è di iniziare un'attività in proprio, ma avrà bisogno di guadagnare e risparmiare denaro perché questo accada. Nel frattempo, desidera prendere qualunque lavoro che possa trovare. Un elemento positivo è il senso di pace che lui e Nicole stanno sperimentando, e che non c'era fino a pochi mesi fa.

“Negli ultimi sei mesi, abbiamo imparato a prendere le nostre preoccupazioni e le nostre paure e affidarle a Dio”, ha detti Nicole. “Quello che è avvenuto ha davvero cambiato me e la mia fede. Mi sento orgogliosa di essere cattolica e di prendere posizione contro l'aborto”.

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Giovanni Romano

sabato 12 marzo 2011

Aggressione anticattolica all'Università Complutense di Madrid

Protesta di studenti anticattolici

alla cappella universitaria di Madrid



Madrid, Spagna, 11 marzo 2011 / 08:01 pm – Circa 70 studenti universitari hanno fatto irruzione nella cappella dell'Università Complutense di Madrid il 10 marzo, gridando insulti contro la Chiesa cattolica, Papa Benedetto XVI e i preti.


Parecchie studentesse del gruppo sono andate sull'altare, nude alla cintola in su.


Un'altra studentessa che al momento dell'aggressione era a pregare nella cappella ha detto al quotidiano spagnolo "ABC" che due delle giovani donne sull'altare “si vantavano delle proprie tendenze omosessuali”.


Il gruppo di studenti ha fatto irruzione nella cappella con un megafono e ha spintonato via il cappellano. Hanno cominciato a gridare insulti contro la Chiesa cattolica e i suoi insegnamenti. Il gruppo ha anche collocato dei posters sui banchi e sulla bacheca degli avvisi all'entrata della cappella.

Tutto l'incidente è stato filmato.


Un'altra studentessa intervistata da "ABC" ha chiesto: “Cosa sarebbe successo se questo fosse avvenuto in una moschea? Questa gente dovrebbe sapere che i cattolici non risponderanno mai a una provocazione con un'altra provocazione solo per difendersi”.


“Nessuno ci metterà a tacere con atti di ostilità, di scherno, di intimidazione o di ogni altra pressione illegittima che offenda le sensibilità religiose di chiunque”, ha continuato. “Inoltre, atti come questi sono punibili per legge. Com'è facile e vigliacco fare qualcosa del genere in forma anonima!”.


Gli amministratori dell'Università hanno condannato questo atto e hanno detto che sarà aperta un'indagine per identificare i responsabili. Hanno ribadito l'impegno dell'Università a rispettare la libertà di culto e di fede religiosa, e hanno esortato gli studenti a essere tolleranti verso i reciproci sentimenti religiosi. “La neutralità del governo nelle questioni religiose significa che nessuna credenza specifica può essere imposta né soggetta a persecuzione”.


“La tolleranza e il rispetto sono assolutamente indispensabili”, hanno affermato.


"ABC" ha riferito che non è stata la prima volta in cui la cappella è stata obiettivo di attacchi anticristiani. La scorsa settimana le porte e i muri della cappella sono stati imbrattati di dipinti anticattolici.


L'Arcidiocesi di Madrid ha emesso un comunicato stampa di condanna per la profanazione della cappella e ha sporto un reclamo formale con l'Università. “Queste azioni sono un attacco alla libertà di culto e la profanazione di un luogo sacro, che porta con sé pene canoniche per ogni battezzato che vi abbia preso parte”.


L'Arcidiocesi ha definito “vergognoso che in una società democratica dove si suppone che ci sia rispetto per gli altri, per le istituzioni religiose e per il diritto di celebrare la propria fede in pubblico”, un gruppo di giovani abbia macchiato il buon nome e il duro lavoro dell'Università Complutense.


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Giovanni Romano

Chiesa spagnola sfregiata da pseudo-satanisti

Una storica chiesa spagnola

vandalizzata con simboli satanici


Almeria, Spagna, 11 marzo 2011 / 05:54 pm – Una chiesa centenaria in restauro nella diocesi di Almeria, Spagna, è stata vandalizzata con graffiti e simboli satanici nel fine settimana del 5 marzo scorso.


Gli operai hanno trovato l'interno della chiesa vandalizzato con simboli e graffiti satanici il 7 marzo. Gli esperti dicono che sembra che l'intenzione fosse di dare l'impressione di un rito satanico.


Il vandalismo si è verificato dopo che la diocesi ha vinto una lunga e aspra battaglia legale contro una compagnia privata che voleva trasformare la chiesa in una balera e in un luogo turistico. La diocesi stava aspettando l'autorizzazione ufficiale dalle autorità locali per cominciare i lavori di ripristino.


La chiesa di Las Salinas de Cabo de Gata, costruita nel 1907, era stata chiusa al culto dal 2004 a causa della sua struttura fatiscente. La diocesi ha emesso un comunicato stampa il giorno seguente, condannando il vandalismo e la “provocazione insensata”. Il comunicato stampa ha affermato che la diocesi aveva finalmente ricevuto l'autorizzazione ufficiale per iniziare i restauri. “Questo atto offende la coscienza religiosa e il senso comune di ogni persona civile e costituisce in se stesso un attacco gratuito a uno spazio sacro alla fede cattolica”.


Dopo un esame da parte di parecchi esperti, il danno, i graffiti e lo sconquasso causato dai responsabili “sembrano escludere la conclusione che si sia trattato di un atto satanico”, ha dichiarato la diocesi.


Tutto sta a indicare che si è trattato di un atto deliberato di vandalismo, lo scopo e l'intenzione del quale la diocesi non intende discutere per ovvie ragioni. In ogni caso, nessuno potrà costringere la diocesi a tornare sulla sua decisione, basata sulla legge, per portare a termine il ripristino di questa simbolica chiesa diocesana, così che possa essere riaperta al culto”, ha affermato il comunicato stampa.


La diocesi ha sporto formale denuncia chiedendo alle autorità di arrestare e punire i responsabili.


A tutte le parrocchie della diocesi è stato chiesto di offrire una speciale preghiera in riparazione della profanazione della chiesa il primo lunedì di Quaresima.


Luis Santamaria del Rio, un esperto del network ispanoamericano per lo studio delle sette, ha detto alla CNA di essere d'accordo con le conclusioni della diocesi e che questo atto di vandalismo “non sembra avere nulla in comune con i rituali satanici”.


Ha detto che l'atto era chiaramente mirato contro la diocesi per la questione della proprietà della chiesa. Vincente Jara, un esperto di satanismo del network, si è detto d'accordo con Santamaria. “Questa non è stata una messa nera o un rituale satanico”, ma piuttosto “un atto di vandalismo che ha incluso sia simboli satanici che non satanici”, ha detto.


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Giovanni Romano

Una riflessione a pie' di pagina. C'è poco da rallegrarsi che i satanisti non c'entrino, perché comunque chi ha commesso l'atto di vandalismo è ricorso ai loro simboli, il che a pensarci bene è ancora più inquietante perché significa che la mentalità è diffusa. (GR)

martedì 8 marzo 2011

"Chi entra Papa esce cardinale" (anche a Milano)

Così recita un ironico proverbio romanesco, e i romani di Papi se ne intendono. A quanto pare, forse a Milano se ne intendono un po' meno, specialmente al Corriere della Sera. Un articolo del 4 marzo riportava come requisito indispensabile per il futuro cardinale arcivescovo di Milano (e
secondo la non modesta opinione del Corriere, anche futuro Papa) la capacità di essere “un grande interlocutore per il mondo laico”, e non esitava a fare il nome del neo-porporato Gianfranco Ravasi, o in seconda battuta del Patriarca di Venezia Mons. Angelo Scola.


In teoria non c'è nulla da eccepire a un requisito del genere. E' chiaro che un pastore, e non soltanto il pastore una diocesi come Milano, deve sapere interloquire con tutti, intellettuali o incolti, atei o credenti. Ma deve interloquire con ciascuno in quanto persona, incontrandolo nel suo bisogno più vero e lasciando alla porta etichette e paludamenti. L'equivoco -voluto- del Corriere è far credere che in una diocesi (e a Milano, poi!) siano solo gli intellettuali ad avere importanza, con il resto del popolo di Dio ridotto a una massa d'ignoranti degni al massimo di ironico compatimento da parte delle intelligenze superiori, quelle che disquisiscono dalla cattedra dei non credenti.


C'è veramente da stupirsi di tanto provincialismo e di tanta immodestia. Con Papa Giovanni Paolo II e Papa Benedetto XVI, la Chiesa ha dilatato il suo respiro a una dimensione mondiale. Nulla garantisce che il futuro Papa sia italiano. E nemmeno, come scrive il Corriere, Milano può essere considerata “la diocesi più importante del mondo”. La più importante d'Italia certamente sì, ma su che cosa si misura la sua importanza su scala mondiale? Probabilmente il Corriere avrà adottato un criterio economico-aziendale, perché, se dovesse basarsi sulla percentuale dei frequentanti la Messa, si accorgerebbe che diocesi come Manila, Seul, tutte quelle africane, persino quelle nei paesi islamici la battono di gran lunga. E sulle cause di questa desertificazione è meglio tacere.


Un altro rilievo che si può muovere all'articolo è la sufficienza verso i movimenti ecclesiali, specialmente Comunione e Liberazione, da cui il Cardinale Scola a detta del Corriere si sarebbe quasi emancipato. Chi scrive ha avuto la fortuna di conoscerlo di persona abbastanza a lungo quando era Vescovo di Grosseto, e può testimoniare che proprio l'appartenenza al Movimento è stato lo spunto per aprirsi a tutti, non un limite da superare.


Cosa dire, in conclusione? A voler essere polemici, ci sarebbe da sorridere di fronte all'autoreferenzialità laica del Corriere. Ma alle tre somme autorità interpellate nell'articolo (Alberto Melloni, Benny Lai e Giancarlo Zizola) vorrei sommessamente ricordare che Nostro Signore venne da dove nessuno se l'aspettava. Venne da una periferia dimenticata e da una stirpe dimenticata ma non decaduta. E i primi che volle incontrare furono i pastori e la gente semplice, non gli intellettuali. E forse l'attuale Papa se ne ricorderà molto più di loro nella scelta del futuro pastore.


Giovanni Romano

Aprés Berlusconi, le déluge?

Tre giorni fa, Assuntina Morresi sul blog Stranocristiano (“Biotestamento”) cercava di fare il punto sulla situazione molto confusa della legge sul biotestamento. L'articolo individuava tre schieramenti: in primo luogo le forze di opposizione, con il Pd spaccato tra la componente laica (sempre più laicista) e quella cattolica (sempre meno rilevante). Quanto all'UDC, paralizzata dal disegno velleitario del “grande centro” con Fli, si può dire solo che sta alla finestra, limitandosi a fare la parte dell'”anima bella”.


Il secondo schieramento riguarda il mondo cattolico, e la diagnosi non è confortante: “Una parte del mondo cattolico ha le idee confuse, e pur essendo di orientamento pro-life, sostiene che la legge non servirebbe, perché basta la costituzione, il codice deontologico dei medici, etc. Forse si dovrebbero chiedere come mai sono d’accordo con Ignazio Marino, Veronesi e con i radicali, che questa legge non la vogliono più”.


L'unico schieramento ad avere le idee chiare, a quanto pare, sarebbe il terzo: “La maggioranza adesso al governo sta invece cercando di portare a casa la legge: se non ci riescono adesso, questa legge non si farà mai più, qualsiasi sia il prossimo governo, proprio perché sarà pressoché impossibile che ci sia uno schieramento sufficientemente compatto da approvare una legge che divide così tanto. La prossima maggioranza, molto probabilmente, sarà più frammentata di questa, e con più persone laiche, o comunque indifferenti ai valori non negoziabili”.


Devo confessare che queste ultime parole mi hanno particolarmente preoccupato. Cosa significa infatti dire: “La prossima maggioranza, molto probabilmente, sarà più frammentata di questa, e con più persone laiche, o comunque indifferenti ai valori non negoziabili” se non ammettere implicitamente una debolezza culturale, una deriva tanto inesorabile quanto inarrestabile, il definitivo venir meno di quella che prima era un'evidenza al di sopra di ogni discussione, la convinzione che la vita umana sia un bene da difendere e di cui avere cura fino all'ultimo?


Dopo Berlusconi il diluvio, dunque? E' lui l'unica e ultima diga contro la marea montante del relativismo e del nichilismo? La rete tessuta con tanta pazienza dal Card. Ruini si è già sfilacciata? La prevalenza della cultura della morte è solo questione di tempo?


Anche se l'orizzonte sembra molto buio, non sarei così pessimista. Victor Hugo diceva che niente può fermare un'idea il cui momento è venuto. Niente se non un fatto imprevisto. Nessuno in America aveva previsto i Tea Party. Nessuno aveva calcolato la forza e il radicamento dell'opposizione popolare a molte “riforme” volute da Obama. Così come nessuno aveva previsto le rivolte nel Maghreb, indipendentemente dalle conseguenze che potranno avere. Questo non significa un tranquillo attendismo o peggio ancora un'attesa miracolistica. Significa anzi lavorare il più possibile, ognuno nel proprio ambito, per preservare e diffondere le evidenze fondamentali sulla vita, sulla famiglia, sulla libertà di educazione. Non sappiamo se questo avrà successo, ma se i cattolici non faranno la loro parte, certamente la profezia di Hugo è destinata ad avverarsi.


Giovanni Romano

domenica 6 marzo 2011

Fede debole e idolatria moderna

Una fede debole non può competere con la moderna "idolatria",avverte
l'arcivescovo di Denver


di Benjamin Mann


Parigi, 4 marzo 2011 / 12:09 pm (CNA) - Rivolgendosi a una riunione di prelati europei il 4 marzo, l'arcivescovo di Denver Charles J. Chaput ha avvertito che molti cristiani contemporanei hanno ridotto la loro fede a una conveniente "forma di paganesimo" che non può competere con la diffusa “idolatria” della moderna cultura consumista.


L'Arcivescovo Chaput ha pronunciato le sue osservazioni nel corso di una conferenza tenuta a Parigi per onorare il defunto Cardinale Arcivescovo Jean-Marie Lustiger, un convertito ebreo al cattolicesimo che fu arcivescovo della città dal 1981 al 2005.


L'arcivescovo di Denver ha descritto il Cardinale Lustiger come un “realista non sentimentale” che osava parlare apertamente sulle tendenze più inquietanti nella Chiesa e nella società – inclusa una mancanza di fede tra i cristiani dichiarati, destinata a lasciare un vuoto che sarebbe stato riempito da altri “dei” come il sesso e il denaro.


“Lustiger definì i cristiani tiepidi e il cristianesimo superficiale per quello che sono: una forma congeniale di paganesimo”, ha detto l'arcivescovo Chaput. “La Chiesa ha bisogno della sua medicina in quantità di gran lunga maggiore”.


Ha ricordato gli avvertimenti profetici del Cardinale Lustiger contro “il crearsi degli alibi e sfuggire alle implicazioni della nostra fede”. In un brano citato dall'arcivescovo, il Cardinale scriveva che “molti cristiani” avevano “ridotto a un mero idolo il Dio dell'Alleanza” attraverso l'evasione e i fraintendimenti.


“La crisi principale della Cristianità moderna non è di risorse, di personale, o di marketing”, ha affermato l'arcivescovo. “E' una crisi di fede. Milioni di persone sostengono di essere cristiani, ma non credono davvero”.


“Non studiano la Scrittura. Non amano la Chiesa come madre e maestra. E si accontentano di un cristianesimo innocuo e dolciastro che si riduce a un sistema di etica socialmente corretta”.


“Questo è ingannare se stessi”, ha avvertito, “la peggiore specie di falso cristianesimo che non ha il potere di creare speranza dalla sofferenza, di resistere alle persecuzioni, o di condurre gli altri a Dio”.


L'arcivescovo Chaput ha detto che queste forme indebolite di fede cristiana non sarebbero in grado di competere con i molti culti moderni del successo e della gratificazione istantanea.


Il Cardinale Lustiger, ha ricordato, “aveva avvertito che uno degli istinti più antichi e profondi dell'uomo è l'idolatria”. L'arcivescovo di Denver ha detto di vedere che questo istinto prende oggi molte forme.


“Non ci sono veri atei in America – proprio il contrario”, ha detto. “Abbiamo un fiorente libero mercato di piccoli dei da adorare. Il sesso e la tecnologia hanno congregazioni sterminate”.


“Sono stato particolarmente colpito”, ha notato, “dalla descrizione dello stato moderno fatta da Lustiger 'come una delle forme più forti d'idolatria mai esistite; è diventato il sostituto più assoluto di Dio che gli uomini siano riusciti a darsi... ed è una divinità tirannica, che si nutre delle proprie vittime'”.


Ma l'arcivescovo di Denver ha detto che queste tendenze umane, che conducono all'adorazione degli oggetti e di se stessi, non possono essere esorcizzate con il semplice esercizio dell'autorità.


“Il rimedio cristiano a queste idolatrie”, ha spiegato, “non può mai essere la semplice coercizione dall'esterno, attraverso dichiarazioni più forti di vescovi più forti”. Ha citato l'intuizione del Cardinale Lustiger secondo cui queste forme d'idolatria “devono essere esorcizzate dal di dentro... per sradicarle, dobbiamo essere convertiti nel profondo”.


Ha indicato anche che il punto di vista peculiare del Cardinale Lustiger è altrettanto importante per i cattolici statunitensi oggi di quanto lo è stato per i cattolici europei durante la sua vita. L'opera del Cardinale, ha messo in rilievo l'arcivescovo Chaput, “continua a influenzare la formazione del nostro seminario” (il seminario di San Giovanni Maria Vianney a Denver).


“E' stato un ebreo che ha scoperto Gesù Cristo... sua madre fu assassinata ad Auschwitz. E' sopravvissuto alla guerra più orribile della storia, ma si rifiuta di odiare e disperare. Invece, si volge a Dio più profondamente e si dà al sacerdozio”.


“La maggior parte dei giovani che ho incontrato sono affamati di esempi di virilità, di fiducia, di coraggio e di fede”, ha sottolineato l'arcivescovo Chaput. “La storia personale del Cardinale Lustiger è essa stessa una catechesi – un invito a cercare Dio in maniera eroica”.


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Giovanni Romano

venerdì 4 marzo 2011

Gli USA di Obama: indifferenti alla libertà religiosa


L'arcivescovo Chaput critica l'inazione americana

sulle questioni relative alla libertà religiosa


Washington D.C., 1 marzo 2011 / 01:31 pm – L'inazione e la noncuranza americana verso la promozione della libertù religiosa impediscono agli Stati Uniti di esportare “una delle sue più grandi qualità” e impacciano una “onesta discussione” sul rapporto tra l'islam e i capisaldi della democrazia, ha detto l'arcivescovo Chaput il 1 marzo.

“C'è bisogno di ribadire che la libertà religiosa – il diritto di adorare, predicare, insegnare e praticare liberamente quello in cui si crede, incluso il diritto di cambiare o cessare liberamente la propria fede religiosa sotto la protezione della legge – è la prima pietra nella fondazione della libertà umana”, ha commentato. “Nessuno, o che agisca nel nome di Dio o nel nome di qualche programma o ideologia politica, ha l'autorità di interferire con questo basilare diritto umano”.

L'arcivescovo di Denver, che ha servito dal 2003 al 2006 come membro della commissione statunitense sulla libertà religiosa internazionale, ha pronunciato queste osservazioni in un discorso inaugurale alla Georgetown University sponsorizzato dal Berkeley Center for Religion, Peace and World Affairs. La sua conversazione ha avuto per tema la questione se il ruolo della religione nella politica e nella società americana sia un modello per altri paesi.

Gli Stati Uniti hanno una storia come luogo di rifugio per le vittime della persecuzione religiosa, ha precisato l'arcivescovo. Al tempo stesso, “Proprio ora in America non ci stiamo comportando come se riverissimo questa eredità, o volessimo condividerla, o persino se la comprendessimo realmente. E penso che un giorno potremmo svegliarci per vedere che questa è una tragedia per noi, e per innumerevoli altre persone”.

L'arcivescovo, prendendo spunto dalla propria esperienza come commissario alla libertà religiosa, ha espresso la preoccupazione che le minoranze cristiane in Africa e Asia stiano sopportando il peso principale della violenza religiosa.

“Quasi il 70 per cento della popolazione mondiale vive oggi in nazioni – triste a dirsi, molte di loro a maggioranza musulmana, ma anche la Cina e la Corea del Nord – dove la libertà religiosa subisce gravi restrizioni”, ha detto, citando un rapporto del Pew Forum risalente al 2009,

L'arcivescovo ha avanzato l'ipotesi che molti leaders governativi, nei media, nell'università e nel mondo degli affari non sembrino più considerare la fede religiosa come “un fattore sociale salutare o positivo”. Ha criticato “l'ambivalenza” dell'amministrazione Obama verso “le diffuse violazioni della libertà religiosa in tutto il mondo” e anche l'inadeguatezza e la mancanza di interesse dei media nel riferire queste cose.

Ha detto che il modello americano di religione all'interno della società può e deve essere adattato ad altri paese, perché tocca un desiderio universale di libertà e di dignità umana. “Questi desideri sono innati dentro tutti noi”, ha aggiunto, richiamando l'attenzione sui “movimenti democratici che stanno ora attraversando il Medio Oriente e il Nord Africa”.

Tuttavia, l'arcivescovo Chaput ha sottolineato che gli stessi valori americani non possono essere capiti senza riconoscere che derivano da “una visione del mondo prevalentemente cristiana”.

“Far cadere dall'alto questo modello sopra culture non cristiane – come il nostro paese ha appreso per amara esperienza in Iraq – diventa un esercizio molto pericoloso”, ha avvertito. “Uno degli errori più gravi della politica americana in Iraq è stato sopravvalutare il potere della fede religiosa nel formare la cultura e la politica”.

L'arcivescovo di Denver ha detto che al cuore del modello americano di vita pubblica c'è “una visione cristiana dell'uomo, del governo e di Dio”. Ha chiarito di non affermare che l'America sia “una nazione cristiana”, o che l'eredità protestante sia positiva in blocco. Tuttavia, il modello americano ha fornito “una società aperta, libera e non settaria” precisamente a causa dei suoi capisaldi morali.

Questi capisaldi hanno un fondamento religioso in “una visione cristiana della santità e del destino della persona umana”. Nel modello americano, la persona umana non è un prodotto della natura o dell'evoluzione o una creazione delle condizioni economiche, o lo schiavo di un “paradiso impersonale”.

“L'uomo è in primo luogo e fondamentalmente un essere religioso con un valore intrinseco, una libera volontà e dei diritti inalienabili. E' creato a immagine di Dio, da Dio e per Dio. Perché siamo nati per Dio, apparteniamo a Dio. E qualunque rivendicazione Cesare possa avanzare nei nostri confronti, benché importante, è secondaria”, ha detto.

Date le nostre origini, l'arcivescovo Chaput ha detto che la libertà religiosa è “la prima e più importante” libertà per l'uomo perché è creato per uno scopo religioso e con un destino religioso. Nonostante “un'intera legione di inesattezze” dei Padri Fondatori, la logica americana di una società basata sulla sovranità di Dio e sulla dignità umana si è dimostrata “rimarchevolmente capace” di autocritica, di pentimento e di rinnovamento.

Negli Stati Uniti, ha spiegato, la religione è più di un affare privato tra l'individuo e Dio. E' essenziale per le “virtù richieste a un popolo libero” e dai gruppi religiosi ci si aspetta che contribuiscano alla struttura della società.

“Gli americani hanno imparato dal proprio passato”, ha concluso l'arcivescovo Chaput. “La genialità dei documenti fondativi degli Stati Uniti è il bilanciamento che hanno raggiunto nel creare una vita civile che sia non settaria e aperta a tutti, ma anche dipendente per la sua sopravvivenza dal mutuo rispetto tra l'autorità religiosa e quella secolare. Il sistema funziona. Dovremmo esserne orgogliosi come di uno dei contributi storici che questo paese ha dato allo sviluppo morale dei popoli di tutto il mondo”.

Il testo integrale del discorso dell'arcivescovo Chaput può essere letto qui:

http://www.catholicnewsagency.com/document.php?n=1000




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