venerdì 12 maggio 2006

No, non è la BBC (e meno male!)

Giovedì 11 maggio, verso le 18, seguivo grazie al decoder il notiziario della BBC. Uno o due giorni prima in Irlanda del Nord era stato ammazzato un ragazzo cattolico di 15 anni da un gruppo di protestanti.

Finalmente il famoso giornalismo anglosassone dei “fatti-separati-dalle-opinioni”, ma non so perché a me sembrava una tavola fredda. E quali erano questi fatti? Un approfondimento sull’attentato di Londra, un lungo servizio dallo Sri Lanka su una sanguinosa battaglia navale tra esercito cingalese e le “Tigri” Tamil, un resoconto da Mogadiscio sulla battaglia per la conquista della città (che sembra cadere sempre più in mano agli islamisti filo-Al Quaeda). Ma sul ragazzo irlandese nemmeno una parola. Già archiviato e dimenticato.

Come se fosse normale ammazzare un cattolico per motivi settari.

Giovanni Romano

Magliette a strisce

Da un paio d'anni ormai mi sono completamente disinteressato del calcio, in parte per snobismo intellettuale, ma soprattutto perché, con l'avvento di Moggi & C., sentivo che la qualità si era abbassata, ed ero persuaso che "tanto è tutta una combine". E poi mi chiedevo anche perché quelli che hanno difficoltà ad arrivare a fine mese debbano appassionarsi per le vicende di gente strapagata, ai cui occhi la "gente comune" è meno che polvere.
C'è una cosa che francamente non capisco. come ha potuto un signor nessuno come Moggi non tanto arrivare alla carica di direttore generale della Juventus (nella vita ognuno è libero di cogliere le sue grandi occasioni) quanto arrivarci a condizioni che qualunque ditta seria avrebbe rifiutato su due piedi. Come è possibile, infatti, che l'abbiano nominato "direttore generale a tampo indeterminato", praticamente a vita, del tutto indipendentemente dalla stessa proprietà? Come ha fatto la Juventus, una squadra che si vantava della propria probità e serietà, mettersi nelle mani di un faccendiere di quella risma? E perché le altre "grandi" tacciono? Chi c'era, e chi c'è, dietro Moggi e gli altri?
Domande che probabilmente resteranno senza risposta. Ma non ho nessun sentimento di malevola rivalsa per quello che si sta scoprendo in questi giorni. Al contrario, mi dispiace molto. Perché al di fuori dei giochi, delle combines, dell'isteria mediatica, il calcio è davvero un bello sport. Specialmente quello praticato. Preferisco il più scalcinato dei campetti di periferia al più patinato dei talk-show.
Un consiglio a Moggi & C.: toglietevi le magliette a strisce delle grandi squadre e preparatevi a indossare altri vestiti, anch'essi a strisce. E' quello che meritate!
Giovanni Romano

mercoledì 10 maggio 2006

L'elezione di Napolitano: un’occasione mancata per il centro-destra

Probabilmente, nel momento in cui sarà pubblicato questo post, il Presidente della Repubblica sarà già stato eletto, e come da previsioni sarà l’On. Giorgio Napolitano. Nelle intenzioni del centrodestra, e specialmente di Berlusconi e Bossi, dovrebbe essere un presidente “diminuito” perché eletto con i soli voti del centrosinistra. In realtà, io credo, è una grossa occasione mancata per il centro-destra in un momento di tensioni particolarmente gravi all’interno e all’estero, quando era necessario recuperare un consenso e superare le logiche meschine di schieramento politico, ricomponendo almeno in parte gli strappi di una campagna elettorale troppo aggressiva.

D’accordo, si può tacciare il centro-sinistra di arroganza per aver voluto spingere a tutti i costi, sulle prime, la candidatura di D’Alema (anche se in politica spingere una candidatura spesso equivale a “bruciarla”). Tuttavia il nome di Napolitano era la migliore scelta possibile. Non soltanto dal punto di vista tattico (se si volevano creare tensioni nel centrodestra, lo scopo è stato raggiunto in pieno) ma anche da quello sostanziale. Una candidatura seria sia perché Napolitano, da non pochi anni, era fuori dai giochi di partito grazie alla sua carica di senatore a vita (anche lui, probabilmente, “giubilato” ai suoi tempi perché non allineato al 100% con la linea ufficiale del PCI), sia per il suo impeccabile curriculum come Presidente della Camera.

Eleggendo Napolitano entro i primi tre scrutini, il centrodestra sarebbe rientrato nel gioco politico e avrebbe dato un segnale importante di unità nazionale e senso dello stato. Quel che mi riesce difficile da capire, a parte la vivissima avversione personale di Berlusconi per il comunismo e i comunisti, è come mai egli abbia deciso di accodarsi supinamente alle posizioni della Lega, un partito marginale e in calo di consensi all’interno dello stesso centro-destra.

Affinità culturale? Probabile. Ma è proprio sulla cultura, sull’immagine, sulla tanto cruciale “egemonia” che si gioca la partita! Indubbiamente il centro-sinistra ha vinto ancora una volta su questo terreno, perché è riuscito nuovamente ad accreditare la propria immagine di “Partito degli Onesti” (o piuttosto dei Fabbricanti di Onestà, che non è la stessa cosa…). Tanto è stata martellante e insinuante la propaganda di sinistra, che non è praticamente possibile pensare a un cattolico come a una personalità credibile per la carica di Presidente della Repubblica. E i vecchi “galantuomini” liberali dello stampo di Croce o Einaudi appartengono ormai al passato.

Realisticamente, il centro-destra avrebbe dovuto scegliere la strada del male minore. Proprio la parte politica che sostiene di combattere le aberrazioni e le derive ideologiche e di sostenere la Patria doveva dimostrarsi in grado di preferire la persona, passando sopra all’ideologia, nell’interesse del Paese.

Un altro errore, in prospettiva molto più grave, ha commesso la premiata ditta Berlusconi & Bossi: disinteressandosi dell’elezione del Presidente, ha dimostrato di svilire e misconoscere una carica che invece sta riscuotendo sempre più consenso e popolarità tra il popolo italiano, vista come un polo di equilibrio in uno scontro avvelenato. L’elezione del Presidente, una volta trovato un nome ragionevolmente accettabile, non era questione di scontro con la sinistra. I terreni di scontro saranno altri, e il Polo fa malissimo a logorarsi e dividersi già da ora.

Giovanni Romano

venerdì 5 maggio 2006

Il Corano, la Croce, il bordello

Giovedì scorso, se ben ricordo, il TG 2 delle ore 13,00 trasmise un servizio, che definire di cattivo gusto è poco, sui preparativi che fervono nei bordelli di Monaco di Baviera per accogliere i tifosi degli imminenti campionati mondiali di calcio (si noti, tra parentesi, che l'evento ha attirato in città anche centinaia di prostitute "abusive", segno che legalizzare certi commerci non elimina affatto il malaffare. I narcofili prendano nota).

Uno dei più intraprendenti tra i tenutari di "case chiuse" aveva fatto installare all'ingresso un gigantesco cartellone: una donna in atteggiamento invitante, circondata dalle bandiere di tutti gli stati partecipanti alla kermesse sportiva. E' accaduto però qualcosa che il solerte imprenditore non aveva previsto: si sono presentati da lui alcuni giovani musulmani a volto coperto (evidentemente era gente del posto) e gli hanno intimato, pena la vita, di togliere o di oscurare le bandiere dell'Iran e dell'Arabia Saudita, perché entrambe recano impressi alcuni tra i più sacri versetti del Corano.

Il brav'uomo si è ovviamente affrettato a ubbidire. La telecamera della RAI ha ripreso infatti i "buchi neri" in corrispondenza delle due bandiere offese. Ma ha ripreso anche altre bandiere, quella svedese e quella norvegese ad esempio, che recano chiaramente l'insegna della Croce. Senza parlare della bandiera svizzera, di quella portoghese, della maltese, insomma di tutte le bandiere nate da una chiara origine cristiana. Per la Croce non si è mosso nessuno. Nessuno si è presentato, né incappucciato né a viso scoperto. Oso avanzare il dubbio che se si fossero presentati dei cristiani in atteggiamento non dico minaccioso ma risentito, la polizia sarebbe intervenuta subito. E poi, siamo realisti: quale tra i tiepidissimi cristiani nordeuropei avrebbe provato un moto d'indignazione? E se anche l'avessero provato, probabilmente si sarebbero subito autocensurati per la loro "intolleranza".

Che dire? Le conclusioni sono ovvie. I giovani musulmani non hanno nemmeno pensato a rivolgersi a un giudice, anche perché quello che volevano dimostrare era di avere il controllo del quartiere e soprattutto quanto fosse "superiore" l'islam verso i disprezzati kafir, gli infedeli cristiani e occidentali.

Certo, nessuno gli contesta il diritto di difendere l'onorabilità della loro religione, ma lascia amareggiati il modo in cui l'hanno fatto, e ancor più l'indifferenza assoluta dei cristiani, che hanno visto letteralmente prostituire la Croce senza alzare un dito.

Giovanni Romano