domenica 26 febbraio 2012

Alessandro, Diogene e l'inutile eccentricità

- Omaggio a Callistene di Olinto -

Penso che tutti abbiamo un’idea, per quanto vaga, del famoso incontro tra Alessandro Magno e Diogene. Ma se vogliamo discutere a fondo il significato di questo aneddoto sarà bene riportarlo per intero, così come lo racconta Plutarco nelle sue Vite parallele:

Un concilio di Elleni, convocato all’Istmo (1), votò di compiere una spedizione contro i Persiani insieme ad Alessandro e lo nominò comandante supremo. Molti uomini politici e filosofi andarono a incontrarlo e a congratularsi con lui; sperò che anche Diogene di Sinope avrebbe fatto altrettanto, dal momento che viveva a Corinto. Invece il filosofo non faceva il minimo conto di Alessandro, standosene tranquillo nel sobborgo di Craneo; e Alessandro andò da Diogene. Lo trovò sdraiato al sole. Diogene, all’udire tanta gente che veniva verso di lui, si sollevò un poco da terra e guardò in volto Alessandro; questi lo salutò affettuosamente e gli domandò se aveva bisogno di qualcosa, che potesse fare per lui. “Scòstati un poco dal sole” rispose il filosofo.

Dicono che Alessandro fu molto colpito e ammirato dalla fierezza e dalla grandezza di quell’uomo. Al ripartire, mentre intorno a lui la gente derideva Diogene e se ne faceva beffe, egli disse: “Io invece se non fossiAlessandro vorrei essere Diogene”.
(2)

In genere, siamo stati abituati a considerare questo aneddoto come un grande esempio di affermazione dell’indipendenza del filosofo davanti al potere. Questo è esatto, ma solo in parte. Certo, da buon filosofo cinico, Diogene si era sforzato per tutta la vita di liberarsi non solo dalla dipendenza dai beni materiali, ma soprattutto dai vincoli di ordine sociale e morale che lo legavano agli altri esseri umani (ed è questa la vera essenza della filosofia cinica, non tanto la povertà materiale). L’effetto -che forse Diogene aveva deliberatamente cercato- fu quello di far risaltare in modo scultoreo la sua indipendenza di fronte ad Alessandro e molto di più di fronte al codazzo servile dei suoi cortigiani.

Tuttavia, penso che a molti sia sfuggito un altro aspetto, forse il più importante: Diogene non aveva paura di Alessandro, ma nemmeno Alessandro aveva paura di Diogene. La sua eccentricità non metteva realmente in pericolo il suo potere, perché Diogene viveva in modo troppo diverso dagli altri, e rifiutava persino di essere imitato. Si limitava a dissociarsi dal resto dell’umanità, e la sua rivolta, se pure si trattava di una rivolta (l'anarchico vive della società che disprezza), restava sterile e confinata solo al suo privato. Ogni vera rivoluzione invece comincia quando incide e modifica i rapporti normali e quotidiani.

La controprova prova di questa affermazione è possibile trovarla nel modo barbaro e rivoltante con cui lo stesso Alessandro si comportò verso un altro filosofo suo amico che visse alla corte, l’ingiustamente dimenticato Callistene di Olinto. Dal ritratto che ne traccia Plutarco, appare chiaramente che egli non ebbe nulla da invidiare a Diogene quanto a fierezza e indipendenza di carattere:

...Callistene dava molestia a tutti i sofisti e gli adulatori di Alessandro, poiché i giovani lo seguivano con interesse e amore a causa della sua eloquenza, né piaceva meno ai vecchi per il suo modo di vivere ordinato, augusto e indipendente. (...). (3)

Ma proprio per le sue doti morali, per il suo rifiuto di adorare Alessandro come dio, proprio perché “la gioventù correva a raccogliersi intorno a lui e lo onorava come il solo uomo libero tra tante decine di migliaia di schiavi”(4) man mano che in Alessandro cresceva la smania del potere, intorno a Callistene cominciò a stringersi inesorabilmente una rete di mortali inimicizie, ed è qui che Plutarco, con uno sconcertante voltafaccia, mostra il lato cortigianesco non solo del proprio carattere, ma anche di quello di Aristotele:

Ma, oltre al fatto di essere invidiato per la reputazione di cui godeva, egli stesso offrì parecchie occasioni ai suoi avversari di calunniarlo; il più delle volte respingeva gli inviti del re; quando li accettava, a tavola non diceva una parola, dando, col proprio sussiego, l’impressione di non approvare né gradire quello che si faceva intorno a lui. (...) Non parrebbe quindi che Aristotele si sia sbagliato nel definire Callistene [di cui era anche parente, N.d.R.] filosofo di grande valore ed abile oratore, ma privo di buon senso. (5)

In altre parole, quello che in Diogene fu una virtù, in Callistene sarebbe stata una colpa. In casi del genere la conclusione è tristemente scontata. Accusato -quasi certamente a torto- di cospirare contro Alessandro, Callistene morì di una morte squallida e disonorante, che Plutarco ci descrive con gelido distacco:

Quanto alla fine di Callistene, alcuni dicono che Alessandro lo fece impiccare, altri che morì di malattia mentr’era in prigione, incatenato mani e piedi. Carete dice che fu tenuto in catene per sette mesi dopo il suo arresto, in attesa di essere giudicato dal consiglio di guerra, presente Aristotele, ma poi morì di obesità, divorato dai pidocchi, nel medesimo periodo di tempo in cui Alessandro fu ferito in India. (6)

Come mai tante lodi a Diogene e tanto disprezzo per Callistene? Il rimprovero che gli muovono Plutarco e Aristotele è di aver voluto mantenere l’indipendenza del filosofo nel bel mezzo di una corte dove l’unica legge era quella del dispotismo, e quel che poté permettersi un “cane sciolto” come Diogene, che vide Alessandro una sola volta in vita sua, non se poteva permettere un “intellettuale organico” come Callistene, che alla corte di Alessandro era di casa. Il “buon senso”, secondo Plutarco e Aristotele, sarebbe consistito nel sapersi adeguare, e ancor più nell’altrettanto celebre massima, buona per tutte le stagioni: “Non-sputare-nel-piatto-in-cui-mangi”.

Eppure, paradossalmente, proprio la sufficienza di Plutarco e di Aristotele -e molto di più l’odio e l’avversione di Alessandro- dimostrano quanto l’atteggiamento di Callistene, che non cercava la celebrità con le stranezze, che nella sua pacata “normalità” era capace di raccogliere gente intorno a sé, fosse molto più concreto, incisivo, fecondo -e quindi, dal punto di vista del potere, molto più pericoloso- che non quello di Diogene. Di fronte ad Alessandro, Diogene se la cavò con un beau geste. Callistene dovette pagare con la vita la propria coerenza.

Vi è infine, un secondo aspetto dell’incontro tra Alessandro e Diogene che varrebbe la pena di considerare. Al di là dell’apparente abisso di condizione sociale (un re che va a trovare uno straccione!), si trattò di un vero e proprio incontro al vertice, un incontro di dominatori. Davanti ad Alessandro, e a differenza di Callistene, Diogene non si pose come testimone della verità, ma semplicemente come un altro padrone. Cambiò solo la scala del dominio, non la sua natura: da una parte l’aspirante padrone del mondo, dall’altra il bisbetico padrone di se stesso. Diogene parlò la lingua del potere, e Alessandro lo poté ammirare perché, al di là delle sue stravaganze, intuì in lui una natura simile alla sua. In un certo senso, Diogene era molto più funzionale al potere che non Callistene, e la sua stessa stravaganza gli fece da fossato protettivo.

Proprio secondo la chiave del dominio dovremmo quindi leggere sia la reciproca ammirazione di Alessandro e Diogene (e sullo sfondo l’ammirazione di Plutarco, uomo innamorato del potere quanto nessun altro), sia la sufficienza dello stesso Plutarco e Aristotele verso Callistene e il suo destino. Per un mondo senza speranza come quello ellenistico e tardoromano, era il potere, di qualunque genere, e non la testimonianza alla verità, l'unico strumento che l'uomo avesse di sfuggire al Fato che lo divorava.

Giovanni Romano

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(1) Di Corinto.
(2) PLUTARCO, Vita di Alessamdro, 14. In Vite Parallele, Milano 1974, p.446.
(3) PLUTARCO, op. cit., 53, p.479.
(4) PLUTARCO, op. cit., 55, p.481.
(5) PLUTARCO, op. cit., 53-54, pp.479-480.
(6) PLUTARCO, op. cit., 55, p.481.

venerdì 17 febbraio 2012

Ma lo spread è roba che si mangia?


Da mesi ormai sentiamo parlare di spread. Da conoscenza esoterica, per pochi iniziati di Borsa, è diventato il nostro pane quotidiano, il nostro termometro, il misuratore della nostra felicità o – più di frequente - il termometro delle nostre angosce per il futuro. È stato usato e manipolato mediaticamente come arma contro il governo Berlusconi (la sua improvvisa, anomala salita è stato uno dei grimaldelli che hanno fatto saltare il governo), è diventato come il DoomsdayClock, l'orologio che misura la distanza dell'umanità da una catastrofe nucleare. Più sale, più dovremmo stare peggio; più scende, più la nostra economia dovrebbe andare meglio, o, a essere sinceri, limitarsi a non peggiorare.

Ma come mai, mentre lo spread ci viene cucinato in tutte le salse dai media, nelle cucine reali di troppi italiani c'è sempre meno da mangiare? Sembra di vivere nell'atmosfera di mistificazione totale che imperversava nel capolavoro di George Orwell La fattoria degli animali: quando i maiali avevano ormai consolidato definitivamente il loro potere e ridotto gli altri animali a una vita di stenti, il propagandista, Clarinetto, ogni domenica li convocava in assemblea e leggeva lunghi elenchi di statistiche sull'aumento della produzione di energia elettrica, di fieno, di frutta, di attrezzi agricoli, di sementi, di concimi... “ma c'erano delle volte in cui gli animali avrebbero desiderato meno cifre e più cibo”.

Ogni commento è superfluo.

Giovanni Romano

sabato 4 febbraio 2012

La donna che dormiva


Nel suo libro Le Quatre-Vingt Treize (Il Novantatré) Victor Hugo descrive una scena della Rivoluzione Francese che ho trovato particolarmente ripugnante. Durante il processo a Luigi XVI di fronte alla Convenzione, un deputato si era addormentato sul suo banco. Dovettero scuoterlo quando venne il suo turno di pronunciare la sentenza. Lui aprì a malapena gli occhi, bofonchiò “la morte” e si riaddormentò.

Che si potesse disporre con tanta leggerezza della vita di un essere umano ha ridimensionato di molto ai miei occhi il valore di qualsiasi rivoluzione che si pretenda migliore dell'epoca che l'ha preceduta. Qualcosa del genere è avvenuto in Inghilterra nelle scorse settimane a proposito di un dibattito molto infuocato sull'aborto, dove una deputata laburista alla Camera dei Comuni non ha fatto altro che dormire mentre in commissione si discuteva della vita di migliaia di innocenti. Traduco integralmente l'articolo deiDaily Mail da cui proviene la notizia. Ai lettori non sfuggirà il taglio decisamente pro-abortista nella parte in cui ci si allarma per la decurtazione dei “diritti” (!) delle donne. La mia ammirazione va invece a chi cerca di difendere il valore della vita umana in quello che oggi è lo stato più scristianizzato, cinico e disperato che esista al mondo.

Ma ancor più significativa è cieca la superficialità di chi, chiamato a responsabilità tanto gravi, dà talmente scontato l'omicidio legalizzato da permettersi di dormire mentre si sta decidendo sulla vita.

Diane Abbott “è caduta addormentata a Westminster
durante un dibattito cruciale sulle leggi sull'aborto”

di Simon Walters

La portavoce della sanità per il Partito Laburista, Diane Abbott, si è ritrovata al centro di una nuova aspra polemica la notte scorsa a causa delle proteste per essersi addormentata durante un dibattito sulle leggi in materia di aborto tenutosi a Westminster.

Le accuse sono venute alla luce dopo le improvvise dimissioni della Abbott da un comitato parlamentare istituito per discutere se alle donne dovesse essere offerto un servizio di consulenza indipendente quando decidono di terminare o meno una gravidanza.

La sua collega di commissione, la deputata conservatrice Nadine Dorries ha sostenuto che le dimissioni di Mrs. Abbott sono arrivate dopo che lei non aveva avuto virtualmente nessuna parte in nessuno dei tre incontri della commissione.

Mrs. Abbott ha vivacemente negato di essersi appisolata. Ma Mrs. Dorries, che ha condotto una campagna per la restrizione dei criteri abortivi, ha detto che lei “ha dormito” per tutta la durata della prima riunione, “non si è presentata” alla seconda ed è “arrivata in ritardo” per la terza.

Mrs. Dorries ha sostenuto che a un certo punto il presidente della commissione, il ministro della sanità Anne Milton, ha alzato la voce per cercare di svegliare la sonnecchiante Mrs. Abbott.

Il deputato per il collegio di Peterborough Steward Jackson ha confermato le dichiarazioni della Dorries dicendo: “Io sedevo praticamente di fronte a Diane Abbott durante una riunione, e lei stava certamente dormendo durante una parte dell'incontro”.

La Abbott e la Dorries si sono duramente scontrate nella trasmissione Newsnight sul secondo canale della BBC, durante la quale la presentatrice Kirsty Walk ha sfidato la Abbott a pronunciarsi sulle accuse di essersi addormentata.

La commissione è stata istituita l'anno scorso dopo che l'appello di Mrs. Dorries affinché alle donne fosse offerta una consulenza indipendente sull'aborto non era riuscito a ottenere l'appoggio dei membri del parlamento.

La Dorries sosteneva che organizzazioni come il British Pregnancy Advisory Service non possono garantire una consulenza imparziale perché ricevono fondi per eseguire aborti.

I critici affermano che la proposta di Mrs. Dorries potrebbe minacciare il diritto di una donna a terminare la propria gravidanza.

Quando il suo piano non è riuscito ad avere l'appoggio della Camera dei Comuni, il governo si è impegnato ad allestire una commissione per ascoltare l'opinione pubblica. Questa commissione è costituita da membri del parlamento che rappresentano le opposte posizioni.

La Dorries ha dichiarato: “La condotta di Diane durante le riunioni è stata sconcertante. Non ha contribuito quasi per nulla. Ha dormito durante la prima riunione, così tanto che quando il ministro si è rivolto a lei, ha dovuto alzare la voce perché a quanto pare Diana non l'aveva ascoltata perché si era appisolata”.

“Non si è presentata alla seconda riunione ed è arrivata in ritardo per la terza. Per quanto mi ricordi, il suo intervento più lungo in tutte e tre le riunioni è stato per spiegare come mai fosse in ritardo”.

Mrs. Abbott ha negato di “essersene andata sbattendo la porta” dalla commissione. Ha detto di essersi dimessa perché era convinta che la commissione fosse “un espediente” per favorire le opinioni della Dorries sull'aborto.

Mrs. Dorries ha dichiarato: “Io sospetto che la vera ragione per cui si è dimessa è perché se le si chiedesse quale sia stato il suo contributo, lei non sarebbe in grado di dirlo. Lei non è adatta a fungere da portavoce sulla salute per conto dell'opposizione”.

Ieri sera [27 gennaio 2012, N.d.T.] un portavoce di Mrs. Abbott ha dichiarato: “Diane è stata presente in due riunioni e sfortunatamente ha dovuto assentarsi in una occasione. Nadine è un po' stupida quando dice che Diane ha dormito durante una riunione. È un tentativo di deviare l'attenzione dai problemi reali”.

Agli inizi di [gennaio] Mrs. Abbott era stata oggetto di una bufera di critiche a proposito del suo commento sui “bianchi che dividono per comandare” dopo il processo agli assassini razzisti dell'adolescente nero Stephen Lawrence.

Il leader laburista Ed Milliband l'ha costretta a scusarsi.

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Giovanni Romano

giovedì 2 febbraio 2012

David Attemborough: non si può escludere l'esistenza di Dio

 “CI  POTREBBE ESSERE UN DIO”, AMMETTE DAVID ATTEMBOROUGH: 

L'ANZIANO CONDUTTORE DICE CHE CREDERE NELL'EVOLUZIONE NON E' INCOMPATIBILE CON LA RELIIGIONE

Di Kerry Mcqueeney, Daily Mail 29 gennaio 2012

È famoso in tutto il mondo per le sue analisi sulla storia evolutiva del pianeta nei suoi sbalorditivi studi documentaristici del mondo naturale.

Tuttavia, in un'ammissione che fa a pugni con la posizione evoluzionista tenuta dai programmi naturalisti che presenta, Sir David Attenborough ha detto che l'esistenza di Dio potrebbe essere una possibilità.

L'ottantacinquenne presentatore ha rivelato stamattina [29 gennaio 2012, N.d.T.] che, pur essendo agnostico, non ha escluso l'esistenza di un essere supremo.

Sir David ha fatto questi commenti mentre veniva intervistato nel programma Desert Island Discs, trasmesso da Radio 4 stamattina.

Ha detto agli ascoltatori di non credere che la comprensione dell'evoluzione sia incompatibile con la fede religiosa.

Il veterano documentarista, ospite in occasione del settantesimo anniversario della trasmissione, ha ammesso che pur essendo ancora agnostico non poteva escludere la possibilità di un potere superiore.

Ha detto alla presentatrice di Desert Island Disc Kirsty Young: “Non penso che uno studio e un'accettazione della storia della vita, lunga 4 miliardi di anni, sia in alcun modo contraddittoria con la fede in un essere supremo. E non mi spingo fino ad affermare di essere ateo”.

Se le sue ultime affermazioni sono tutte da seguire, sembrerebbe che le opinioni di Sir David sulla religione si stiano gradualmente ammorbidendo man mano che diventa più vecchio.

Tre anni fa, in un'intervista al Daily Mail, sembrava meno convinto dell'esistenza di Dio.

Descrivendosi come agnostico piuttosto che ateo, disse di essere “un po' infastidito” per non poter pronunciarsi più decisamente a favore di un'opinione piuttosto che dell'altra.

Ha detto di non avere alcun retroterra religioso nella sua vita, aggiungendo: “Vorrei quasi averlo avuto, così potrei dire di aver rifiutato la fede dei miei genitori ma, per quanto io ne sappia, loro non avevano alcuna fede religiosa”.

Suo fratello, il celebre attore e regista Sir Richard Attenborough, condivide le sue opinioni agnostiche.

Tuttavia nel 2008 sir Richard disse che quasi desiderava di credere davvero in Dio, perché questo gli avrebbe dato conforto – o almeno qualcuno da incolpare – dopo aver perso una figlia e una nipote nello tsunami asiatico.

Sir David, che ha anch'egli dovuto sopportare una perdita quando sua moglie Jane morì di emorragia cerebrale nel 1997, ha pure lui ammesso che la fede in Dio potrebbe rendere più facile elaborare il lutto.

Ha aggiunto: “Oh sì, posso capire che se voi credete rivedrete la persone dopo la morte, le persone che avete amato, sarebbe una grande consolazione. Ma tuttavia non riesco a vedere alcuna prova di questo”.

Ha detto che man mano le persone invecchiano, il loro itinerario umano si fa meno complesso, aggiungendo: “Quando avete venti o trent'anni la vita si prende come una spacconata. Tutto si riduce a dire: “Come ci arrivo ci arrivo, posso remare, e quando ci sarò arrivato saprò come affrontarlo”.

“Ma vi dico che quando si arriva a 82 anni, le vostre opinioni sono molto differenti. Si è molto meno sicuri di tutto”.

Nell'intervista odierna a Radio 4, Sir David ha parlato anche della controversia che si è sollevata sull'uso delle riprese di orsi polari in uno zoo nella recente serie della BBC Frozen Planet.

Ha sostenuto che gli autori del documentario avevano la necessità di presentare un quadro completo del ciclo di vita di quegli animali.

(c) Daily Mail, 2012
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Giovanni Romano