mercoledì 28 luglio 2010

Quando la "scienza" è solo cieca sufficienza...

Qualche giorno fa ascoltavo su Radio 3 un'intervista con la dott.ssa Elena Cattaneo, che senza contraddittorio alcuno parlava della "libertà di ricerca", dove con questo termine s'intendeva, ovviamente, la sperimentazione occisiva sugli embrioni. Concludeva poi con un appello ai giovani ricercatori "perché abbiano il coraggio di dissentire e di pensare con la propria testa". Quando penso con che livore e con che disprezzo si era scagliata contro i giovani ricercatori che avevano dissentito DA LEI perché le avevano semplicemente chiesto se l'embrione fosse vita umana o no, ho capito che si trattava solo di vuota retorica al servizio di un'ambizione autoreferenziale.
Giovanni Romano

giovedì 22 luglio 2010

Corato: Pista ciclabile o riserva indiana?


Come tutto il Sud, la Puglia è sempre stata in ritardo per quanto riguarda la cultura della bicicletta. Basti pensare a che fine ha fatto il velodromo di Monteroni (LE), una vera e propria cattedrale nel deserto, ormai in totale abbandono perché sul territorio mancava una rete di società sportive che volessero o potessero utilizzarlo. Si parlò addirittura di costruirne un altro a Corato, la mia città. Sarebbe stato un inutile doppione che avrebbe fatto la stessa fine di Monteroni, e uno spreco scandaloso di denaro pubblico, solo perché a quell'epoca Corato aveva un consigliere nazionale nella Federazione Ciclismo del CONI Il solo fatto di discuterne fece perdere tempo prezioso per realizzare impianti sportivi più realisti e più adeguati alle nostre necessità.

Corato, in realtà, si presta bene alla bicicletta. Pur essendo pianeggiante e quindi adatto a un uso della bici come mezzo di trasporto e non solo da passeggio, da noi questa mentalità ancora non esiste. Si prende l'auto anche per fare poche centinaia di metri (e poi ci lamentiamo per la crescente obesità!. Parecchi anni fa si videro molti giovani e ragazze in bicicletta durante l'estate, ma non fu altro che una moda.

Un'apparente inversione di tendenza potrebbe essere la pista ciclabile realizzata ai primi di luglio dall'amministrazione comunale lungo tutto il doppio anello dell'Estramurale e del Corso, nonché su alcune vie principali che li collegano. Eccone un esempio nella fotografia in alto.

A Corato si è scelta una pista ciclabile “soft”, non come a Trani dove è stata pesantemente “blindata” con massicci muretti in cemento, e anche gli itinerari sono più razionali, perché non sono finalizzati esclusivamente alle passeggiate, al fitness o al panorama, bensì mettono in grado i ciclisti di raggiungere effettivamente gran parte della città.

Tuttavia le proteste non sono mancate, soprattutto da parte dei negozianti che si affacciano dal lato pista, e che da un giorno all'altro si sono visti diminuire la clientela perché le macchine non possono più parcheggiare di fronte a loro. Già a qualche giorno dopo l'inaugurazione della pista le invasioni da parte di macchine in sosta sono state numerosissime, specialmente nelle vicinanze dei supermercati. La scelta di realizzare la pista ciclabile, poi, non sarà stata dettata da reale interesse per le due ruote, ma più probabilmente dalla necessità di non perdere i finanziamenti per la realizzazione dell'opera.

Il problema vero è: opere del genere promuovono realmente l'uso della bicicletta come mezzo di trasporto quotidiano? Forse sì, perché nei trasporti è l'offerta del servizio che spesso crea la domanda: più treni pendolari ci sono, ad esempio, e più gente prenderà il treno e lascerà a casa l'auto (per questo i tagli alle FS sono assurdi). Analogamente, si sono cominciate a vedere più biciclette che si avventurano lungo la pista ciclabile non appena è stata creata. Tuttavia il progetto ha dei difetti, e forse un errore d'impostazione fondamentale.

Il primo difetto è la mancanza di protezione che mette in pericolo i ciclisti. Il secondo è che la pista ciclabile è a doppio senso di circolazione su strade a senso unico, così che spesso i ciclisti si trovano a pedalare in controsenso rispetto al traffico, e non è facile per loro passare da una parte all'altra della carreggiata, soprattutto sull'Estramurale, La questione di fondo, però, è chiedersi se sia opportuno relegare il traffico ciclistico entro una “riserva indiana” di piste piuttosto strette e non molto sicure. Probabilmente questo è necessario come obiettivo di breve periodo, data la totale ineducazione degli automobilisti, ma l'obiettivo di lungo periodo dovrebbe essere quello d'incoraggiare la gente a usare di meno l'automobile e a spostarsi di più in bici lungo le strade normali, che con meno veicoli diventerebbero comode come le autostrade, senza bisogno di alcuna modifica. E' un'utopia, lo so. Probabilmente auto e bici non possono convivere e dovremo accontentarci delle “riserve indiane”. Ma io continuo a sperare che questa pista ciclabile, con tutti i suoi difetti, almeno cominci a diffondere la mentalità di un uso normale e quotidiano della bici. E se questo succederà, una volta tanto non saranno stati soldi sprecati.

Giovanni Romano