venerdì 27 febbraio 2009

CL: Sul "fine vita" siamo col Cardinale Bagnasco

COMUNICATO STAMPA

In relazione al dibattito intorno a una legge sul fine vita, Comunione e Liberazione condivide le ragioni più volte espresse dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, e rese ancora più attuali dopo la morte di Eluana Englaro: «Il vero diritto di ogni persona umana, che è necessario riaffermare e garantire, è il diritto alla vita che infatti è indisponibile. Quando la Chiesa segnala che ogni essere umano ha un valore in se stesso, anche se appare fragile agli occhi dell’altro, o che sono sempre sbagliate le decisioni contro la vita, comunque questa si presenti, vengono in realtà enunciati principi che sono di massima garanzia per qualunque individuo» (Prolusione al Consiglio permanente della Cei, 26 gennaio 2009).

Lo stesso Benedetto XVI, nell’Angelus del 1° febbraio 2009, ha ricordato che «la vera risposta non può essere dare la morte, per quanto “dolce”, ma testimoniare l’amore che aiuta ad affrontare il dolore e l’agonia in modo umano». Per questo, di fronte alle polemiche suscitate da ambienti laici e anche da cattolici, restano per noi valide le preoccupazioni del cardinale Bagnasco e della Cei sulla necessità di «una legge sul fine vita, resasi necessaria a seguito di alcune decisioni della giurisprudenza. Con questa tecnica si sta cercando di far passare nella mentalità comune una pretesa nuova necessità, il diritto di morire, e si vorrebbe dare ad esso addirittura la copertura dell’art. 32 della Costituzione».

Chi si impegna in politica secondo ragione può trarre da queste preoccupazioni della Chiesa uno sguardo più vero alla vita degli uomini, nel difficile compito di servire il bene comune.

l’ufficio stampa di CL
Milano, 26 febbraio 2009.

lunedì 23 febbraio 2009

Un Carnevale di sole e di speranza



Nella mia città il Carnevale si festeggia sul serio. Ieri era piovuto da morire, oggi una giornata fredda ma di sole. Quest'anno poi ricorrono i trent'anni dalla prima edizione. Nonostante la crisi, il corso mascherato è stato coloratissimo, l'e grande è stato l'entusiasmo.

Avrò scattato un centinaio di foto, ma è questa quella che mi ha colpito più di tutte. Il nostro Carnevale sta diventando multietnico, coinvolge anche ragazzi di altre nazionalità. Non conosco la ragazzina di colore al centro della foto, ma mi ha fatto tantissimo piacere vederla ballare insieme alle sue amiche, che s'infischiavano altamente del colore della sua pelle. A noi italiani, in gran parte vaccinati dal razzismo
perché siamo cattolici, è venuto immediato e spontaneo fare quello che gli americani sono riusciti a fare solo dopo duecento anni.

Pubblico questa foto come segno di speranza e di gioia, una volta tanto.

Giovanni Romano

sabato 21 febbraio 2009

Buttano il Crocifisso nel cestino, e "Avvenire" minimizza...



Lo scorso martedì 18 febbraio "Avvenire" pubblicava questo trafiletto, relegato a pagina 13 fra le brevi di cronaca. Un immigrato marocchino (chiamiamolo così, a casa mia si chiamano clandestini) si è permesso di aggredire un crocifisso e di buttarlo in un cassonetto dell'immondizia.

Qui a fianco potete leggere per esteso la cronaca di questo squallido ed estremamente allarmante episodio di cronaca.

Ma "Avvenire", pur essendo diventato un ottimo giornale sotto tanti aspetti, stavolta ha commesso -non involontariamente, credo- alcuni gravi "peccati d'informazione", nello sforzo di minimizzare il più possibile un episodio che, se fosse risaputo, rischierebbe di portare a scontri anche violenti tra cristiani e musulmani.

Primo, si è affrettato a dire che il marocchino era ubriaco, e quindi "questa circostanza ha escluso subito che dietro l'episodio ci fossero motivi religiosi". E chi l'ha detto? Un italiano cattolico, anche se ubriaco fradicio, avrebbe forse pensato di scagliarsi proprio contro il Crocifisso? O piuttosto è stata l'ubriachezza a far uscire allo scoperto i veri sentimenti di quel marocchino, i pregiudizi e l'aggressività di cui si è nutrito con la sua religione? In vino veritas, e mai come stavolta è stato più vero. Tra parentesi, il marocchino si è rivelato anche un cattivo musulmano perché si è lasciato andare all'ubriachezza, cosa severamente proibita nel corano.

Secondo, ha liquidato in fretta l'argomento nascondendolo, come ho detto prima, nelle "brevi di cronaca" alle pagine interne del giornale. Una notizia del genere meritava ben altro rilievo e ben altre riflessioni. Dovremo forse nascondere i nostri simboli per paura? O dovremo fare le ronde per difenderli? Non possiamo restare indifferenti di fronte a questo ennesimo atto di sfida. Quanto più si cerca di esorcizzare a parole lo scontro di civiltà, tanto più si fa angosciosamente vicino.

Giovanni Romano

P.S. Un suggerimento al giovane marocchino: cerchi di farsi processare dal giudice Tosti che odia tanto il Crocifisso. Un'assoluzione e forse anche un encomio ci scappano di certo.

venerdì 20 febbraio 2009

Quattro UOMINI al gay pride: dignità vs. oscenità

COSTRETTI A PARTECIPARE AL GAY PRIDE,
ALCUNI VIGILI DEL FUOCO VINCONO IL LORO RICORSO IN TRIBUNALE


"San Diego, Calif. - 19 febbraio 2009 / 09:45 pm (CNA) - Una giuria californiana ha sentenziato martedì scorso che quattro vigili del fuoco, cui era stato ordinato dai propri superiori di partecipare alla parata del gay pride nella loro città sono stati molestati sessualmente, e ha loro riconosciuto il risarcimento dei danni monetari da parte del comune.

Il caso risale al luglio del 2007 quando quattro vigili del fuoco di San Diego furono informati dai loro superiori che avrebbero dovuto partecipare alla parata annuale del gay pride di San Diego. Anche se i quattro uomini protestarono, fu loro ordinato d’indossare la divisa completa e di salire sull’autopompa lungo il percorso della parata.

Durante l’evento, spiega un comunicato del Thomas More Law Center, i pompieri furono oggetto di “bassi attacchi e gesti a sfondo sessuale”.

Alcuni dei commenti lanciati ai pompieri lungo il percorso della parata comprendevano frasi come: “Vieni a spegnere il mio fuoco"; "Mi stai facendo diventare caldo;" "Dammi un bacio in bocca”. Quando i pompieri non hanno risposto, alcune persone tra la folla sono diventate ostili e hanno cominciato a urlare oscenità al loro indirizzo.

Altri spettatori hanno diretto atti osceni ai pompieri, come esporre i propri genitali, afferrarli per l’inguine, cercare di baciarli a tutti i costi.

Subito dopo la parata, i quattro vigili del fuoco hanno fatto causa alla città di San Diego. Il primo processo è finito con la giuria divisa a metà. Tuttavia, i giurati del processo di appello, che è finito ieri, hanno votato a favore dei quattro pompieri “su tutte e nove le questioni presentate nel verdetto”, riferisce il Thomas More Law Center.

Ai quattro uomini è stato riconosciuto un risarcimento complessivo di 34.300$ per danni emotivi. Inoltre, il comandante dei Vigili del Fuoco Tracy Jarman ha dichiarato che la partecipazione alle future parate sarà volontaria.

Charles S. LiMandri, direttore per la West Coast del Thomas More Law Center, ha commentato la sentenza affermando: “Questa è una vittoria per tutti coloro che decidono di schierarsi dalla parte della giustizia quando si tratta delle nostre fondamentali libertà di parola e di religione. Nessuno dovrebbe essere costretto a diventare soggetto di molestie sessuali sul lavoro... nemmeno dei vigili del fuoco maschi eterosessuali che vengono molestati da omosessuali alla parata del gay pride. Ora tutti gli amministratori della città dovrebbero pensarci due volte prima di prendere ancora una decisione così sbagliata che viola in modo tanto eclatante i diritti dei loro dipendenti”.

Consigliere legale aggiunto nel caso, l’avvocato Joe Infranco dell’Alliance Defense Fund ha aggiunto in un comunicato: “Molta gente può pensare che la parata del ‘gay pride’ sia solo un evento ‘divertente’. Non avrebbero mai immaginato le volgari molestie sessuali che questi pompieri sono stati costretti a sopportare”.

Il vice rappresentante legale di San Diego, Don Shanahan, ha dichiarato che la città farà ricorso contro il verdetto".

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E speriamo che perda. Traduzione di Giovanni Romano


Beppino Englaro: come volevasi dimostrare

Odio essere un buon profeta, ma purtroppo avevo ragione a proposito dell'ipocrisia di Beppino Englaro. Il suo "voto di silenzio" è durato nove giorni esatti. Non contento di aver fatto uccidere sua figlia, adesso ha gettato la maschera e si è rivelato per quello che è: il primo testimonial dell'eutanasia, il capo dei becchini che vogliono affossare la nostra civiltà.

Non ho parole per definire un simile individuo e chi lo spalleggia. Si può solo notare quanto abbia mentito dal principio alla fine, imponendo il silenzio e infrangendolo a suo piacimento, manipolando freddamente il suo cinico piagnisteo mediatico, scagliandosi con rancore freddo contro chi ha avuto cura di sua figlia per diciassette anni.

La sua ultima presa di posizione se non altro sbugiarda definitivamente la pretesa che la sua fosse solo "una vicenda privata". Fin dall'inizio era stato calcolato che la morte di Eluana dovesse essere un precedente quanto più pubblico e conclamato possibile. Englaro si è sempre lamentato dell'"interferenza" della Chiesa e del cattolici nelle sue scelte, ma non ha esitato un attimo a intervenire a gamba tesa nel processo di formazione di una legge dello Stato.

A questo proposito, la risposta che hanno dato Gasparri e Quagliariello secondo me è giusta ma inadeguata. Non è solo il parlamento che Englaro ha offeso, ma anche la coscienza civile e cristiana della grandissima maggioranza degli italiani.

Fermiamo Beppino Englaro, facciamogli sentire e pesare tutta la nostra disapprovazione.

Giovanni Romano

giovedì 19 febbraio 2009

CRISTOFOBIA VI - Se difendi il matrimonio naturale sei un bastardo e un fascista

L'unico appunto che devo fare a questo articolo è che non condivido la definizione "matrimonio tradizionale". Il matrimonio è il matrimonio, punto e basta. Le altre forme (DICO, PACS, unioni gay ecc.) sono solo squallide scimmiottature, per giunta volute da chi negli anni scorsi ha fatto tutto quello che era in suo potere per distruggere le famiglie con il divorzio.


UN DOCENTE UNIVERSITARIO
CHIAMA “BASTARDO FASCISTA” UNO STUDENTE
E INTERROMPE IL SUO DISCORSO
A FAVORE DEL MATRIMONIO TRADIZIONALE


Los Angeles, California, 17 febbraio 2009 / 11:02 pm (CNA) - Una causa legale è stata intentata contro i responsabili del Los Angeles Community College District dopo che un docente universitario avrebbe censurate e minacciato di espellere uno studente per il suo discorso sul matrimonio e per la sua fede cristiana in un seminario di pubblico dibattito.

Per il seminario di pubblico dibattito tenuto dal professor John Matteson, docente al Los Angeles Community College (LAAC), Jonathan Lopez ha parlato il 24 novembre del 2008 sulla sua fede cristiana. Il suo discorso comprendeva la lettura della definizione di matrimonio secondo il vocabolario e la recita di due versetti della Bibbia.

Il professor Matteson ha interrotto Lopez a metà del suo discorso, e lo avrebbe chiamato “bastardo fascista”. Avrebbe detto agli altri studenti che potevano uscire se si sentivano offesi. Quando nessuno si è alzato, ha fatto uscire la classe.

L’Alliance Defense Fund (ADF) che sta intentando la causa a sostegno di Lopez, ha reso di pubblica ragione la valutazione scritta che il professor Matteson ha dato a Lopez. Anche se gli ha dato molti buoni voti, il professore ha scritto: “Vaì a chiedere a Dio qual è il tuo voto” e “il proselitismo è disdicevole nelle scuole pubbliche”.

L’ADF accusa i responsabili del college di non aver risposto alle proteste di Lopez riguardo alla censura e al ridicolo cui è stato esposto.

Una settimana dopo il discorso di Lopez, dopo averlo visto parlare con la decana agli affari accademici del college, sembra che Matteson abbia detto a Lopez che avrebbe trovato il modo di farlo espellere dalla scuola.

Matteson, a quanto sembra, ha continuato a prendere di mira e ridicolizzare in pubblico la fede di Lopez per tutta la durata del semestre.

“Gli studenti cristiani non dovrebbero venire penalizzati o discriminati quando parlano delle loro convinzioni” ha dichiarato in un comunicato stampa il respnsabile dell’ADF David French. “Le istituzioni pubbliche d’istruzione superiore non possono censurare a piacimento un discorso cristiano. Questo studente stava parlando ben entro i confini del compito che il docente gli aveva assegnato quando è stato censurato e perfino minacciato di espulsione”.

Allison Jones, decana di affari accademici alla LACC, in una lettera del 4 dicembre al consigliere legale dell’ADF David J. Hacker ha detto di aver incontrato Lopez e di aver ascoltato le sue proteste.

“Gli chiesi anche di fornire una documentazione dagli altri studenti da lui indicati che dimostrasse la sua versione dell’incidente in classe con Mr Matteson. Rispose che l’avrebbe fatto. Invece ha scelto di coinvolgere la vostra organizzazione”.

La Jones ha detto di aver assicurato Lopez che avrebbe immediatamente fatto partire il “procedimento progressivo di disciplina”, aggiungendo di averlo già fatto. Ha scritto di aver di nuovo richiesto delle dichiarazioni scritte.

“Mi ha fornito la prima dichiarazione ma ha scelto di usare voi per fornire ulteriori proteste”.

“Considero che questo incidente in classe sia estremamente grave nella sua natura e sarò in grado di rendere più spedito il procedimento”, ha scritto la Jones. “Tuttavia, del momento che questa è una questione personale, non posso violare la privacy di Mr Matteson.E’ sufficiente dire che si sta intraprendendo un’azione, ma i dettagli specifici non possono essere condivisi né con Mr Lopez né con voi”.

La Jones ha ribadito che le preoccupazioni di Lopez “non sono state ignorate in nessun modo”.

Ha poi citato due dichiarazioni di studenti da lei ricevute che erano state firmate anche da parecchi compagni di corso.

“Contrariamente a quanto ha dichiarato Mr Lopez, questi compagni di corso si sono sentiti profondamente offesi dal suo discorso”, ha scritto la Jones.

Uno studente ha detto: “Il suo discorso non aveva lo stile informativo che era stato richiesto, ma era piuttosto una predica, un discorso persuasivo completamente inappropriato e profondamente offensivo. Io rispetto il diritto alla libertà di parola, però non credo che il nostro corso sia la sede appropriata perché lui sputi fuori la sua propaganda odiosa”.

Un secondo studente ha detto: “Non so quale tipo di azioni si possono intraprendere in questa situazione, ma mi aspetto che questo studente debba pagare un prezzo per aver predicato odio nel nostro corso”.

“Indipendentemente dalla reazione degli altri studenti al discorso di Mr Lopez”, ha scritto la Jones nella sua lettera, “Mr Matteson avrà comunque una sanzione disciplinare. Non saranno violati i diritti connessi al Primo Emendamento dal momento che è dimostrato che anche se molti degli studenti sono stati offesi dal discorso di Mr Lopez, non sarà intrapresa alcuna azione contro di loro per aver aver espresso le loro opinioni”.

La CNA ha parlato per telefono martedì [17 con David Hacker, consigliere legale dell’ADF.

Questi ha detto che l’ADF farà comunque causa perché “qui si tratta realmente di proteggere la libertà di parola di Jonathan Lopez in seno al campus e in realtà di tutti gli studenti nel college. E’ un esempio da manuale di come i cristiani non possono assolutamente essere presi a bersaglio e puniti per aver espresso le proprie opinioni nel campus”.

Anche se le università dovrebbero essere “il libero mercato delle idee” Hacker le ha accusate di “essere diventate in realtà delle isole di intolleranza”.

Ha spiegato che molte università e scuole, come la LACC, hanno dei codici contro l’incitamento all’odio che “dichiarano caccia aperta alle opinioni che non si allineano alla loro ortodossia di sinistra”.

Contestando i colleghi di Lopez citati dalla Jones, Hacker ha dichiarto che la loro stessa protesta dà credibilità alla versione di Lopez, specialmente le frasi “Va’ a chiedere a Dio qual è il tuo voto” e “il proselitismo non è permesso nelle scuole pubbliche”.

“Ecco una forma classica e plateale di discriminazione, e in realtà di ritorsione contro Mr Lopez”, ha detto Hacker alla CNA.

“Mr Lopez ha reso una dichiarazione giurata dicendo che il professore gli ha tolto la parola a metà del suo discorso e ha detto agli altri studenti che sarebbero potuti uscire se si fossero sentiti offesi. Nessuno è uscito, e allora il professore ha ha fatto uscire la classe”.

Ha anche sostenuto che è irrilevante ciò che gli altri studenti potrebbero aver percepito come offensivo.

“E’ proprio questo il problema con il codice di dibattito della LACC. Questo codice permette agli studenti e agli amministratori di censurare a piacimento qualsiasi discorso. Lo abbiamo visto accadere molte volte. E’ davvero un’epidemia incostituzionale quando i codici di comportamento sono usati per mettere a tacere i discorsi di contenuto cristiano”.

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Traduzione di Giovanni Romano

mercoledì 18 febbraio 2009

Atei e autobus: all'inferno sconti per comitive

Dal blog La voce di Don Camillo cito con piacere una bellissima risposta alle scritte degli atei militanti sugli autobus:

"La cattiva notizia è che, in Italia, gli atei sono milioni.
La buona è che all'Inferno ci sarà posto per tutti loro."

A nessuno si augura di andare all'inferno, ma se proprio insistono...

Complimenti a Cornacchia che l'ha scritta!

Giovanni Romano

lunedì 16 febbraio 2009

Per fortuna non c'è solo Beppino Englaro

Dall'ormai noto sito CatholicnewsAgency.com una notizia molto controcorrente dalla Spagna. Tanto controcorrente che i nostri telegiornali, giornali radio ecc., tutti alllineati e coperti dietro Beppino Englaro, non ne hanno minimamente parlato:

UNA MADRE SPAGNOLA COMBATTE
PER TENERE IN VITA LA FIGLIA IN COMA DA SETTE ANNI


Valencia, 12 febbraio 2009 / 07:44 pm (CNA) - L'Istituzione per la Difesa della Vita in Spagna ha riferito questa settimana il caso drammatico di una 22enne che è in coma da sette anni, e la cui madre combatte ogni giorno per la sua vita, in forte contrasto con il padre della donna italiana Eluana Englaro, che ha scelto di terminare la vita di sua figlia.

Secondo l'Istituzione, la donna, il cui nome è stato cambiato in "Patricia" per proteggere la sua privacy, si è presa cura di sua figlia da quando è caduta in coma dopo un incidente con il motorino.

Patricia ha detto: "Ogni mattina ringrazio Dio per avermela data ancora per un giorno. Non mi viene mai in mente di non darle da mangiare, e ho smesso di aver paura quando lei soffre di una crisi respiratoria o [del pensiero] che potrebbe morire in ogni momento, dal momento che la metto continuamente nelle mani dello Spirito Santo".

Come Eluana Englaro, sua figlia non può mangiare, né parlare, né muoversi.

"Dal primo giorno ho voluto che fosse a casa con me. Il problema è che non tutti possono assumersi le spese che questo comporta", ha detto Patricia. "Nessuno può immaginare quanto questo faccia soffrire un genitore. Quindi il mio desiderio è di tenere mia figlia nelle migliori condizioni possibili, non importa a quale costo", ha aggiunto.

Ha detto che dà alla figlia del cibo liquefatto perché "è ciò che è meglio per lei", e che ciascun giorno è "un po' più facile che all'inizio" affrontare la situazione.

Come risultato dell'incidente, sua figlia è rimasta con un danno cerebrale causato da un arresto cardiaco. I dottori hanno detto alla famiglia che la ragazza allora 15enne sarebbe rimasta in coma irreversibile e che non sarebbe mai più stata se stessa.

Ma sua madre non si è arresa mai.

"Data la situazione, lei sta andando bene, sebbene sia tutto molto complesso. E' in salute e le sue condizioni sono stabili. Inoltre, essendo a casa sua sta meno male e ha meno crisi respiratorie", ha detto Patricia.

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Traduzione di Giovanni Romano

domenica 15 febbraio 2009

CRISTOFOBIA V - Vietato convertirsi al cristianesimo!

MADRE AFFIDATARIA INGLESE RADIATA DALL'ALBO
DOPO LA CONVERSIONE AL CRISTIANESIMO DI UNA RAGAZZA MUSULMANA

Londra, 9 febbraio 2009 / 09:45 pm (CNA) - Una donna inglese che ha allevato in affidamento più di 80 ragazzi nel giro di dieci anni è stata radiata dall'albo dei dopo che un'adolescente musulmana in sua cura si è convertita al cristianesimo.

La donna, una cristiana praticante di circa cinquant'anni, ha perso la fattoria che ha affittato per badare agli adolescenti in difficoltà perché ha perso il suo reddito. Un'altra ragazza che aveva in affidamento è stata riportata in istituto.

Secondo il Telegraph, la tutrice ha detto di aver scoraggiato l'interesse per il cristianesimo della sedicenne musulmana e non ha fatto nessuna pressione sulla ragazza perché si convertisse.

"Le ho offerto delle alternative. Le ho offerto di trovare per lei dei luoghi dove praticare la propria religione", ha detto.

"Le ho offerto di riportarla agli amici o alla famiglia. Ma lei mi interrompeva: "Sono interessata e voglio venire [in chiesa]".

La ragazza era stata messa in affido dopo essere stata violentata da un membro della famiglia.

La tutrice ha detto che la ragazza considerava il battesimo come "lavare via le cose orribili che aveva passato e il simbolo di un nuovo inizio".

La donna, un'anglicana, ha sostenuto che i servizi sociali erano al corrente che la ragazza stava frequentando la sua chiesa evangelica e che i responsabili del consiglio hanno avuto da obiettare solo quando hanno scoperto che la ragazza era stata battezzata.

Secondo il Telegraph [e non solo secondo il giornale, N.d.T.], abbandonare l'Islam è fortemente condannato nel Corano ed è considerato tabù nelle comunità musulmane.

I funzionari hanno consigliato la ragazza tornare indietro sulla sua decisione e di smettere di frequentare incontri cristiani.

A novembre, hanno radiato la madre affidataria dal registro, sostenendo che aveva violato i suoi doveri.

"[I funzionari] che in qualche modo lei avrebbe dovuto prendere provvedimenti per impedire la conversione", così ha dichiarato Nigel Priestley, avvocato della madre affidataria.

Priestley ha sporto istanza di revisione giudiziale della decisione del consiglio, sostenendo che è stato violato l'articolo 9 dello Human Rights Act, che garantisce libertà di religione sia al genitore affidatario che alla ragazza.

Ha dichiarato inoltre che la ragazza, ora 17enne, riportata nella custodia dei suoi genitori, è "rimasta sconvolta" dal fatto che le sue azioni producessero tali effetti e che appoggia il ricorso della sua ex tutrice.

Priestley ha riferito che il consiglio si è offerto di rivedere la sua decisione, ma la sua cliente è preparata a perseguire un'azione legale.

La tutrice ha dichiarato al Daily Telgraph: "Rivoglio solo indietro la mia vita".

"Spero ancora di risolvere la questione così che posso eventualmente tornare a essere tutrice in futuro, perché mi piace davvero aiutare i giovani".

Il Christian Institute sta finanziando la causa della tutrice. Il portavoce dell'Institute Mike Judge, ha commentato il caso, dicendo:

""Non posso immaginare che una tutrice atea sarebbe stata radiata se un bambino cristiano in sua custodia avesse smesso di credere in Dio. Questo è il genere di ipocrisia politicamente corretta che i cristiani stanno affrontando in Inghilterra".

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sabato 14 febbraio 2009

Cristofobia IV - Inghilterra: censurata un'encicliopedia "troppo cristiana"

La notizia riportata da Catholicnewsagency (CNA) è di quelle che si commentano da sole. E' un grossolano errore pensare che il relativismo metta tutte le idee sullo stesso piano. Sono le idee cristiane a non avere più diritto di cittadinanza, e il processo di rimozione e falsificazione del passato, degno dei peggiori incubi di George Orwell, sta avvenendo in modo sempre più esplicito e sfrontato. Quello che sta accadendo in Inghilterra prima o poi potrà avvenire anche qui, se non stiamo attenti.

UNA CASA EDITRICE ACCADEMICA

SOSPENDE LA PUBBLICAZIONE DI UN'ENCICLOPEDIA TROPPO CRISTIANA”


CNA STAFF, 12 Febbraio 2009 / 03:37 am (CNA) – La casa editrice accademica Blackwell è stata accusata di censura per aver sospeso la pubblicazione della “troppo cristiana” Encyclopedia of Christian Civilization e per aver cercato di distruggere le copie esistenti [Corsivo mio, N.d.T] in attesa di una completa revisione del testo. Il responsabile dell'Enciclopedia ha intentato due cause contro la casa editrice per richiedere che l'enciclopedia sia pubblicata senza rimuovere “il suo contenuto, il suo tono e il suo carattere cristiano”.

George Thomas Kurian, responsabile dell'Encyclopedia of Christian Civilization (ECC) ha pubblicato una lettera in cui protesta contro il modo di agire della Blackwell, che egli definisce “una crisi incombente” nella pubblicazione dell'opera.

Secondo Kurian, l'ECC fu completata nel 2008 un anno prima della scadenza e in quattro volumi anziché i tre originali.

E' stata redatta, collazionata, i fatti sono stati controllati, le bozze sono state corrette e finalmente approvate dal team editoriale della Blackwell”, ha scritto, dicendo che l'opera completata fu varata presso l'American Academy of Religion e la Society of Biblical Literature dove “è stata altamente apprezzata”.

Kurian ha detto che l'EEC è stata “assai lodata” dal professor Edwin Yamauchi della Miami University e dal professor Mark Knoll della Notre Dame University.

Sulla pagina web della Amazon.com dedicata alla EEC, il professor Yamauchi ha dichiarato che l'opera “promette di essere un testo di consultazione di enorme valore” ed è “pressoché esauriente nella sua ampiezza” dal momento che offre articoli su argomenti vasti come la “Chiesa carttolica romana” e fornisce “una succinta analisi” di temi quali “l'esistenzialismo cristiano”.

Scrive inoltre che l'EEC fornisce inoltre “una cornucopia” di carte geografiche, grafici e appendici.

Secondo Amazon.com, il professor Noll ha detto che l'EEC “approfonditamente concepita” presenta “articoli autorevoli, intelligenti bibliografie e metodi di ricerca solidamente illuminanti”.

Kurisn ha sostenuto che alcuni membri del comitato editoriale dell'EEC hanno deciso che l'introduzione dell'Enciclopedia e molti dei suoi articoli erano “troppo cristiani, troppo ortodossi, troppo anti-secolaristi e troppo antimusulmani, e non abbastanza politicamente corretti per essere usati nelle università”.

Ha accusato che “sotto una crescente pressione della potente lobby anticristiana” l'addetta alle pubblicazioni religiose della Blackwell, Rebecca Harkin e il direttore editoriale Philip Carpenter si sono dichiarati d'accordo con le affermazioni dei critici, hanno sospeso le pubblicazioni dell'EEC, e hanno cominciato le procedure per mandare al macero l'intera edizione di parecchie migliaia di copie dell'Enciclopedia in quattro volumi.

Secondo Kurian, lo hanno fatto “solo perché ci sono una dozzina di riferimenti sui quali non sono d'accordo, e che contrastano con la loro filosofia e i loro programmi”.

Kurian ha detto che Carpenter e la Harkin vogliono cancellare parole o brani come “Anticristo”, “Discepolo prediletto”, “Nascita verginale”, “Risurrezione”, “Evangelismo”, la divisione cronologica Avanti Cristo / Dopo Cristo, e qualunque riferimento a un “tono evangelico” o a un tono che citi “l'unicità di Cristo e della Cristianità”.

Ha sostenuto inoltre che i due hanno fatto obiezione ai riferimenti storici alle persecuzioni e ai massacri dei cristiani da parte dei musulmani, richiedendo anzi che fossero inseriti riferimenti favorevoli all'islam e materiale che denigrava la Cristianità.

Tutte cose che ho rifiutato di fare”, ha detto Kurian.

La sua lettera ha annunciato che una class action contro Wiley-Blackwell sarà promossa a nome dei quasi 400 collaboratori dell'EEC. Se avrà successo, la causa ordinerà alla Wiley-Blackwell di pubblicare il libro “come fu approvato e stampato in origine, senza cambiamenti e senza censurare il suo contenuto, il suo tono e il suo carattere cristiano”.

Susan Spilka, portavoce della compagnia proprietaria della Blackwell, John Wiley & Sons, Inc., ha risposto alle accuse di Kurian con una dichiarazione nella quale sosteneva che le riserve sul contenuto dell'EEC erano state sollevate nel novembre del 2008, prima della pubblicazione. Blackwell ha affermato che la revisione è stata provocata dalla preoccupazione di preservare “la sua reputazione dominante come editore di contenuti accademici di alta qualità”.

Nel corso della revisione della situazione con il comitato editoriale (molti dei quali avevano riserve simili a quelle sollevate dai redattori) abbiamo appreso che pochi, o nessuno, dei contributi all'Enciclopedia sono stati riveduti dai membri del comitato editoriale come richiesto sia dai più elevati standards di ricerca accademica sia dal nostro accordo con Mr Kurian. Al contrario, sono stati riveduti (se pure lo sono stati) dal solo Mr. Kurian. Abbiamo dunque chiesto al comitato di redazione nominato di rivedere l'opera in base ai criteri di integrità accademica e di accuratezza prima della pubblicazione – il compito per cui erano stati assunti in origine – e la maggioranza del comitato ha accettato le nomine”.

[Blackwell] ha definito “un'accusa completamente senza fondamento” la dichiarazione di Kurian secondo la quale la revisione è condotta “da una lobby anticristiana determinata a 'decristianizzare e censurare l'Enciclopedia'”.

Siamo sicuri che comprenderete che per noi non avrebbe senso sabotare un progetto al quale abbiamo dedicato risorse e investimenti a lungo termine, e che pensiamo sia un'aggiunta di grande valore alla ricerca accademica cristiana”.

La CNA ha parlato per telefono con Kurian mercoledì scorso. Kurian ha detto che l'editore ha ricevuto proteste contro la EEC perché presentava “una visione del mondo cristiana”.

Ha anche confermato che l'accusa mossa alla EEC di essere “troppo cristiana, troppo ortodossa, troppo anti-secolarista e troppo antimusulmana, e non abbastanza politicamente corretta” era “il fondamento” del reclamo e non una citazione originale da parte di un critico.

Reclami del genere “si verificano sempre”, ha sostenuto, aggiungendo che i cambiamenti vengono tipicamente effettuati nelle seconde edizioni.

Invece di fare questo, [quelli della Blackwell] sono andati avanti e hanno sospeso la pubblicazione, anzi hanno voluto ritirare migliaia di copie prima che tutte fossero spedite.

Questa è un'azione molto autoritaria che non trova posto in nessuna comunità editoriale o in nessun ambiente universitario dove esiste libertà di espressione”.

La nostra posizione può non essere popolare presso certi ambienti, ma queste cose devono essere ascoltate”

Più di 400 persone hanno lavorato a questo progetto per due anni. Distruggere un'opera del genere sulla base delle lamentele di quattro persone sembra contrario alle tradizioni consolidate che abbiamo come società”, ha dichiarato alla CNA.

Kurian ha detto che ci si dovrebbe aspettare che i redattori di un'enciclopedia sulla Cristianità “guardino ai lati positivi della Cristianità piuttosto che a quelli negativi”.

Non si scrive un libro su un argomento quando non si è quasi interessati ad approfondirlo”, ha aggiunto.

Dire che un'enciclopedia cristiana non dovrebbe essere cristiana mi sembra una contraddizione in termini. Sono stato io a sottoporre questo progetto a Blackwell, non viceversa. Lo abbiamo discusso, abbiamo definito quel che sarebbe stata l'enciclopedia e quel che avrebbe cercato di ottenere”.

Dopo la pubblicazione, ha detto, “loro hanno avuto ben più di un ripensamento”.

Questo non è un protocollo normale nel mondo dell'editoria. Se si pubblica un libro, prima si rivede il testo e poi lo si pubblica. Non si pubblica un libro e poi si revisiona”.

[Kurian] ha definito la risposta della casa editrice “un intrigo da manuale”, accusandola di non aver risposto alla sua domanda se si stesse tentando di decristianizzare l'opera o no.

Quello che dicono è 'noi siamo una ditta importante, così siamo al di sopra di queste cose, non facciamo queste cose', ma non è una risposta alla mia domanda”.


Hanno impedito [la pubblicazione] dell'opera fino a quando, e a meno che vengano rimossi 'gli offensivi elementi cristiani'. Questo è il nocciolo del loro reclamo”.

Che siano una ditta importante lo sappiamo già. La domanda è: anche una grande ditta può cedere a questo tipo di censura?”.

Non siamo più nel Medioevo, quando si potevano censurare i libri”.

Siamo in una società che ha davvero bisogno di conoscere l'opinione di tutte le parti. La voce dei cristiani non viene fatta sentire in modo giusto, ecco la mia contestazione. E occorre che tale voce sia ascoltata anche da coloro a cui non piace”, così Kurian ha dichiarato alla CNA.

La CNA ha contattato anche la Wiley-Blackwell perché commentasse la vicenda, ma non ha ricevuto risposte fino al momento di postare questo articolo.

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Traduzione di Giovanni Romano

venerdì 13 febbraio 2009

Chi vive attaccato alle macchine?

Credete che siano i malati terminali, quelli senza speranze, quelli che dovrebbero venire "pietosamente" tolti di mezzo?

Vi sbagliate, e di grosso. Quelli che vivono attaccati alle macchine siamo noi, che ormai abbiamo continuamente bisogno del computer per lavorare, per scrivere, per tenerci informati, per archiviare documenti e foto, per giocare, per trovare amici, per telefonare, per trovare ricette di cucina, per tutti gli usi più stravaganti e per quelli più seri che vi vengono in mente. Tutto scompare dentro quello spazio a zero dimensioni che è il mondo virtuale.

Più di una volta, usando il computer, ho provato l'impressione di essere diventato io la sua periferica. Persino per lamentarsi del computer è necessario usare il computer. E dopo questo sfoggio di banalità, passo e chiudo.

Giovanni Romano

mercoledì 11 febbraio 2009

Quel che mi ha regalato il caso Eluana

Come tutti, almeno come tutte le persone di buona volontà, ho sofferto tantissimo per il caso di Eluana Englaro. Sono rimasto profondamente ferito dalla cieca ostinazione di suo padre, completamente sordo a tutte le preghiere, le suppliche, le offerte di aiuto e di amicizia, impassibile davanti alla generosa dedizione delle suore che assistevano sua figlia.

E' stata una vicenda che ci ha fatto scendere un gradino più in basso nella scala della convivenza civile, un colpo vibrato consapevolmente alla
pietas e alla civiltà cristiane. Ma se c'è un positivo che questa terribile vicenda può e deve insegnarci, è la speranza che tante coscienze si siano destate nei giorni stessi in cui altre coscienze addormentate hanno sedato Eluana. E' una maggiore consapevolezza e -perché no?- fierezza di essere cristiani, appartenenti a una cultura della vita e non della morte, gente che non accetta di scambiare per "pietà" quello che è solo ribrezzo e resa davanti alla sofferenza.

Non illudiamoci, però: mi sono accorto che tra i ragazzi, anche tra quelli che frequentano la chiesa, è forte la tentazione di dar ragione a chi ha voluto Eluana morta, è forte la tentazione di misurare il valore di una vita con la quantità di piacere che se ne puà ricavare. Sono macerie spirituali enormi quelle che dobbiamo rimuovere, e non lo potremo fare senza l'aiuto della preghiera e della domanda a Chi si è fatto uomo e ha attraversato la sofferenza per mostrarci la Resurrezione.

Giovanni Romano

E adesso, caro signor Englaro, ci faccia il piacere di stare zitto davvero

Caro Signor Englaro,

ora che, grazie alla sua ostinazione monomaniacale, l’ha finalmente avuta vinta contro tutto e tutti; ora che è riuscito a provocare un conflitto senza precedenti tra i poteri dello stato; ora che ha spaccato e intristito il paese; ora che ha parlato da ogni tribuna possibile e immaginabile; ora che è stato invitato senza contraddittorio in tutti i talk show dove l’hanno sempre intervistata in ginocchio; ora che ci ha costretti ad assistere in diretta all’agonia di sua figlia; adesso, per una volta almeno, taccia per davvero.

Lei non ha più nulla da dirci, e noi non abbiamo più nulla da dire a lei . Lei si è gettato sotto i piedi tutte le preghiere, tutte le suppliche, tutte le sincere offerte di aiuto, comprensione, amicizia che le sono state fatte. E' stato sempre lei a condurre il gioco mediatico, mobilitando a piacimento, come il federale fascista Galeazzo Musolesi di bonviana memoria, “Telegrammi, Lettere e Agenzie di stampa”.

Sinceramente, io credo che il suo silenzio abbia lo stesso valore dei digiuni e degli scioperi della fame del suo degno compare Marco Pannella: meno di zero. Sono pronto a scommettere che a breve ci regalerà un profluvio di interviste, e perché no qualche bel libro (i cui proventi, presumibilmente, andranno a qualche associazione pro-eutanasia).

Ma adesso è troppo tardi per tacere, caro signor Englaro. La valanga che lei ha scatenato non si fermerà solo perché lei lo vuole. Ora parlare è un dovere per chi non si rassegna che vinca la cultura di morte di cui lei è portatore e diretto responsabile. Stia zitto lei, se vuole; i cristiani non dovranno tacere più.

Giovanni Romano

martedì 10 febbraio 2009

Enrico Mentana, grazie!


Con le sue dimissioni per protestare contro l'indifferenza di Canale 5 alla vicenda Englaro (la rete di Berlusconi ha mandato in onda "Il Grande Fratello" come se niente fosse) Enrico Mentana ha salvato quello che resta dell'onore del giornalismo italiano.

Vergogna a Mediaset che le ha accettate. C'è veramente aria di regime.

Spero solo che un giornalista della sua levatura possa trovare subito un posto adeguato alle sue capacità e alla sua statura umana. L'ho ascoltato molto poco (di solito non guardo la televisione) ma non l'ho mai ammirato tanto come oggi.

Grazie ancora, e buona fortuna.

Giovanni Romano

domenica 8 febbraio 2009

Per i fessi che credono nel "dialogo"...


... ecco quello che l'islam pensa veramente dei cristiani, e della fine che dovrebbero fare.

Credo che la traduzione sia superflua, ma ad ogni buon conto preferisco fornirla esplicitamente, così nessuno potrà dire di non sapere:

1. (Cartello in secondo piano): "L'ISLAM CONQUISTERA' ROMA"

2. (Cartello in primo piano): "GESU' E' LO SCHIAVO DI ALLAH".

Quante cose si possono capire da questa foto! La prima è che le scritte sono inglese, non in arabo. Questo perché l'inglese è lingua mondiale, e chi ha scritto quei cartelli sapeva benissimo che la TV li avrebbe ripresi. Il messaggio è dunque diretto a tutto il mondo e comprensibile in tutto il mondo. Impossibile equivocare. Tanto si sentono sicuri di sé, quei maledetti presuntuosi!

La seconda è l'ossessione, la bulimia della conquista. L'islam è nato per conquistare il mondo. Che ci riesca, fortunatamente è ancora da vedersi. La diga contro questa religione non sono stati tanto gli eserciti quanto la forza della fede nei popoli che sono riusciti a non sottomettersi alla sua tirannia sanguinaria. Può darsi che un giorno Roma la conquisteranno davvero, ma prima saranno stati gli spiriti dei cristiani a essersi demoralizzati e intiepiditi nella fede.

Il terzo particolare, altrettanto decisivo, è la fissazione sulla schiavitù. L'islam è schiavitù, a cominciare dal suo stesso nome (Islam = sottomissione). Che differenza incolmabile, abissale con il Vangelo, e che superiorità del Vangelo quando Gesù dice ai Suoi: "Non vi chiamo più servi ma amici" (cfr. Gv 15, 15). Nella Chanson de Roland, il paladino Orlando, nell'uccidere il musulmano che voleva colpirlo a tradimento, lo chiama con disprezzo "figlio di servi". E' la definizione migliore che poteva dargli. E ricordiamoci che i servi sono sempre gelosi della libertà dei figli. Non per nulla, in Francia, ai musulmani danno probabilmente fastidio quei versi della Marsigliese che parlano delle "mani incatenate che vogliono incatenare le vostre" (altrimenti non si sarebbe parlato di toglierli dall'inno).

Di fronte a una diversità così radicale, come è possibile parlare in buona fede di "dialogo"? Bene ha fatto Papa Benedetto XVI a chiarire che il dialogo con l'islam non può essere interreligioso (manca la benché minima base comune) ma solo pragmatico ed etico, a livello di ragione naturale e di virtù cardinali. Andare oltre significherebbe mistificare la realtà, confondere molti cristiani in buona fede e preparare un futuro di sottomissione e disprezzo a noi e ai nostri discendenti.

Giovanni Romano

Cristofobia III - Ci vorrebbe un San Pietro che perdesse la pazienza...

Non ho fatto in tempo a scrivere il post precedente che sul sito CatholicNewsAgency è apparso un altro caso di aggressione blasfema contro il cristianesimo. Il fatto si è verificato alla George Washington University a Washington, D.C.

Un vandalo sfregia le croci di una mostra per la vita all'università

WASHINGTON, D.C., 8 Febbraio 2009 - 03:39 CNA - Gli studenti democratici della George Washington University hanno espulso uno dei loro membri dopo che uno studente non identificato ha colpito e sfregiato un certo numero di croci usate per una mostra a favore della vita della Young American Foundation (YAF).

La sera del 26 gennaio gli studenti repubblicani del College hanno trovato le croci sparpagliate per tutto l'ufficio che dividono coi Democratici, così riferisce il giornale del campus The Hatchet.

Una croce era stata capovolta sulla bacheca e drappeggiata con un preservativo. Un'altra mostrava una raffigurazione di Gesù sulla croce con le parole "pwned" e "lol", gergo internet per dire "posseduto" e "sto ridendo a crepapelle".

Le altre croci erano state incise con le parole "Darwin", "usa il preservativo" e "Amelia West", la vice presidente degli studenti democratici nel campus.

Brandon Hines, capo ufficio stampa degli studenti repubblicani, ha detto a The Hatchet di aver visto per la prima volta le croci durante le sue ore in ufficio lunedì sera. Ne sono state fatte fotografie che sono poi apparse nel blog del regista conservatore Pat Dollard.

Una chiesa della zona di New York aveva donato le croci alla YAF per commemorare l'anniversario della sentenza Roe vs. Wade [Quella che ha legalizzato l'aborto negli USA, N.d.T.] in una mostra nel campus.

Il presidente della YAF Bob Lockwood ha definito l'azione "totalmente inappropriata".

"Si tratta di proprietà privata, ed è un atto di disprezzo a molti livelli. Se lo volessero fare nel proprio appartamento ne avrebbero il diritto, ma queste croci erano in mostra dentro un ufficio pubblico per studenti".

Una dichiarazione datata 20 gennaio degli studenti democratici ha affermato che un membro del loro gruppo ha chiesto scusa per l'atto di vandalismo ed è stato espulso dall'organizzazione, come riferisce il giornale studentesco. Non ne è stato fatto il nome.

"Come organizzazione, non giustificheremo mai una tale condotta riprovevole e siamo terribilmente sconvolti perché la fiducia dell'organizzazione è stata violata da un membro che ha scelto di agire altrimenti", così il comunicato stampa.

Secondo The Hatchet, la West ha anche commentato in una sua email:

"Delle semplici scuse non sono abbastanza per risarcire i sentimenti di coloro che sono stati colpiti, e chiediamo a tutti di rendersi conto che anche la nostra organizzazione è stata ferita da questo fatto... e ora è arrivato il momento per tutti noi di mettersi insieme - democratici, repubblicani, credenti di tutte le fedi - e chiudere in modo salutare questo incidente mentre abbracciamo gli obiettivi del rispetto nella comunità accademica".

Lockwood ha detto che il vandalismo è stato denunciato al dipartimento di polizia dell'Università e che le croci sono ora a disposizione del dipartimento stesso.

La portavoce dell'Università Tracy Schario ha detto che lo studente responsabile dell'azione è stato identificato dalla scuola e che sarà sottoposto ad azione disciplinare.

Copyright @ CNA
(http://www.catholicnewsagency.com)

Traduzione di Giovanni Romano

Cristofobia II - Quando si dice la tolleranza...

Dal Canada arrivano puntualmente notizie di discriminazione e attacchi contro i cristiani, i cattolici in particolare. Ma l'aspetto più significativo della vicenda è che a battersi in difesa della vita sono i giovani credenti, mentre coloro che dovrebbero difenderli si fanno pavidamente da parte.

Preghiamo per riuscire a superare la paura di essere noi stessi, la vigliaccheria è anche una mia tentazione.

Eccone la notizia, che traduco dal sito American Papist . Si tratta di un video girato alla cattolica Saint Mary University di Halifax, Nova Scotia, Canada. Nel sito è possibile anche guardare il video su YouTube.

Alcuni studenti alla Saint Mary University sono stati coperti d'insulti e volgarità scandite in rima quando una folla urlante ha assediato l'auditorium dove stava per aver luogo la presentazione di una mostra per la vita.

Il piccolo gruppo di sostenitori dell'aborto ha bloccato il proiettore, ingiuriato il presentatore, e impedito a forza di urla ogni tentativo di comunicazione per oltre un'ora, fino a quando un Funzionario Mediatore dei Conflitti dell'Università ha inesplicabilmente deciso di ordinare agli studenti (ancora tranquillamente seduti ai loro posti) di lasciare l'aula piuttosto che far arrestare dalla polizia la folla dei facinorosi.

Un numero più piccolo di studenti e di giornalisti è riuscito a farsi strada fino a una seconda località dove la presentazione e le domande si sono potute concludere pacificamente.

Preghiamo per quelle persone valorose che hanno scelto di proclamare la dignità della vita umana anche in faccia agli insulti.


(c) Americanpapist.com

Traduzione di Giovanni Romano

"Povera Eluana" - Ma lei è proprio senza colpe?

Su Eluana Englaro sono state riversate tonnellate di pietà da ambo le parti. I pro-life per farla vivere, i necrofili per farla morire. Devo dire la verità, a me quella ragazza, con tutta quella sua voglia di morire anticipata, un po' sta antipatica, come mi sta tuttora antipatico Welby, che fin dall'inizio m'ispirò un sentimento di vivissima avversione per il suo piagnisteo mediatico che soffocava le voci di chi voleva vivere.

Di Eluana mi ha colpito l'atteggiamento assolutamente negativo verso la vita, forse riflesso dell'educazione laicista e atea del padre, che ha sempre odiato le scuole religiose frequentate dalla figlia. Lei stessa, poi, "si è menata la sentenza", come si dice dalle mie parti. E dal momento che forse Dio esaudisce molto più volentieri le nostre paure che le nostre speranze, ecco che l'incidente le è puntualmente capitato (un incidente che lei ha fatto da sola, si badi bene. Avrebbe potuto essere più prudente).

E tuttavia, le prove portate da "Avvenire" (a meno che non siano un'assoluta mistificazione, ma non lo credo) parlano di una ragazza solare, capace di affetto e di amicizia, riconoscente proprio verso le insegnanti dell'istituto linguistico che il padre ha tanto cercato di diffamare. Se "Avvenire" ha ragione, siamo di fronte alla più bieca e omicida operazione ideologica mai effettuata in Italia, peggiore ancora che gli anni di piombo. Un'operazione di morte alla quale in queste ore si è prestato lo stesso Presidente della Repubblica, lo scrivo con grande dolore. La sinistra non cambia e non cambierà mai, non c'è possibilità di dialogo con chi la pensa come loro.

Giovanni Romano

Meglio iscritti al registro dei retrogradi...

... che a quello dei necrofili.

Giovanni Romano

sabato 7 febbraio 2009

Le dichiarazioni di Biden


Oggi il vicepresidente americano Biden lancia con grande enfasi il nuovo corso della politica estera americana. "Dialogo", "concertazione", "multilateralismo"... troppe volte tutto questo si è rivelato solo una scusa per non agire e per dare mano libera ai terroristi e agli aggressori.

Sarà forse una coincidenza, ma mi sembra particolarmente inquietante che la sede dove sono state pronunciate queste parole sia ancora una volta Monaco di Baviera, dove esattamente ottant'anni fa, in nome del "dialogo" e della pace a ogni costo, il mondo si arrese ai dittatori e preparò la strada a una guerra catastrofica.

Giovanni Romano

venerdì 6 febbraio 2009

Comunicato stampa CL sul caso Englaro

Ecco il link: Comunione e Liberazione home page

Da leggere, diffondere e approfondire.

Giovanni Romano

Una lettera che forse il Sig. Englaro non leggerà

Sul sito www.ilsussidiario.net è stata pubblicata la bellissima lettera di Mario Dupuis a Beppino Englaro.

Invito chiunque ami la vita ad andarla a leggere. Ecco il link: http://tinyurl.com/c3ktc8

Se si resta insensibili di fronte a una lettera così, significa essere mortalmente accecati dall'ideologia.

Giovanni Romano

E se la Bindi mi fa inorridire, Napolitano mi fa vergognare

Riporto e sottoscrivo in toto il parere tratto dal blog di Paolo Deotto sul comportamento a dir poco avvilente del presidente Napolitano.

Non c'è altro da dire, è un momento veramente triste per un paese quando le massime cariche dello stato (incluso Fini) si danno tanto da fare per garantire a un padre (?) il diritto di disfarsi della figlia.

La posizione più imprevedibile di tutte è stata proprio quella del presidente Berlusconi. Avevo pensato a lungo che la sua fosse indifferenza etica, forse lo è, forse avrà avuto delle pressioni veramente forti, forse avrà semplicemente ascoltato la sua coscienza (dalla coscienza invece sono felicemente esentati tutti quelli che militano a sinistra). Fatto sta che una presa di posizione così netta, chiara e forte probabilmente non se l'aspettava nessuno.

Morale: preferisco una canaglia che difende le cose essenziali al momento giusto a un fariseo "cattolico adulto" che giustifica un omicidio con la sua buona coscienza tranquilla.

"Se vi sentite onesti andatevene. Non è qui che dovevate venire" (Don Giussani)

Giovanni Romano

Rosy Bindi mi ha fatto inorridire!

Non dico altro. Di tutti gli interventi contro la decisione del Governo sul caso Englaro, il suo è stato il più meschino in assoluto, quello che ferisce di più perché viene da un’autoproclamata “cattolica adulta”. Proprio vero: è più facile toccare il cuore dei peccatori incalliti che quello dei farisei che si fanno scudo della legge.

Preghiamo per Eluana,

Giovanni Romano

domenica 1 febbraio 2009

Perché non mi convincono i militari usati come poliziotti

Dopo la folle ubriacatura del militarismo fascista e la terribile sconfitta nella seconda guerra mondiale, le forze armate italiane hanno subito un crollo di credibilità da cui ben difficilmente si riprenderanno.

A parte il disprezzo assoluto del loro valore militare (ma andate a dirlo agli Inglesi che si batterono contro gli italiani a a Beda Fomm o a Bir El Gobi, per non parlare di El Alamein); a parte la sottovalutazione persino eccessiva del loro potenziale (in realtà il nostro esercito è molto meglio equipaggiato che in passato), a parte le vere e proprie operazioni di guerra condotte in Somalia o in Serbia su cui tutti hanno preferito tacere, le uniche benemerenze che si riconoscono ai nostri soldati sono quelle in occasione di calamità naturali, quando l'Esercito si assume i compiti del pronto intervento e della protezione civile.

L'appiattimento sul ruolo esclusivamente "umanitario" e non bellico delle nostre Forze Armate da un lato le rende poco credibili, e dall'altro fa sentire autorizzati i politici a impiegare i soldati come manovalanza per compiti che poco o nulla hanno a che vedere con quelli di una organizzazione militare.

Sono rimasto allibito, infatti, a sentire il ministro della difesa Ignazio La Russa promettere come se niente fosse "altri 30.000 soldati per il controllo del territorio". Ma si rende conto di quello che dice? Si tratta praticamente degli effettivi di tre divisioni. Questo significa che una parte niente affatto marginale del nostro potenziale di difesa dev'essere adibito a compiti di ordine pubblico. Il solo fatto di avere avanzato questa proposta, se è stata fatta seriamente e non per squallida demagogia, dovrebbe farci capire come la situazione dell'ordine pubblico sia ormai fuori controllo.

Gli uomini - e anche le donne ormai - li abbiamo, non è questo il punto. Il punto è che il miglior modo di rovinare il morale e l'efficienza combattiva di un esercito è proprio quello di adibirlo a funzioni di polizia. Un esercito è fatto per battersi in campo aperto, è fatto per essere mobile, è fatto per battersi con nemici riconoscibili come tali. Adibirlo a mansioni d'ordine pubblico significa prima di tutto impigrirlo, trasformandolo in una forza statica.

In secondo luogo ne minerà il morale perché l'arresto di un delinquente, per quanto se ne parli, non dà certo il prestigio e la soddisfazione della vittoria contro un nemico esterno.

In terzo luogo significa logorarlo anche fisicamente perché la malavita è sfuggente, evita sempre lo scontro in campo aperto, colpisce alle spalle o preferisce attaccare bersagli debolissimi e momentaneamente incustoditi. Per queste operazioni ci vuole una forza, come la Polizia, che possiede un suo specifico "modus operandi", una sua specifica conoscenza del territorio, una sua specifica mobilità. Quanto all'esercito, le invasioni barbariche furono rese possibili dal momento in cui le legioni romane persero la loro mobilità e si trasformarono in unità statiche di presidio, in cui la vita militare si viveva come impiego, come routine e non come compito. Non è un caso che la guerra al brigantaggio logorò le forze armate italiane molto peggio di qualsiasi campagna contro gli austriaci.

A meno che questa ridislocazione delle forze armate non sia una ammissione tacita ancora più grave: il nemico ormai è qui, dentro le nostre frontiere. Arriva sui barconi, nascosto dentro i containers o sotto i TIR, e trova un alleato nel nostro irresponsabile buonismo. Probabilmente la guerra ha cambiato completamente volto, gli scontri in campo aperto non si vedranno più per un bel pezzo, e allora i soldati dovranno rassegnarsi ad affrontare la vita ben più dura di una eterna vigilanza, di un eterno Deserto dei Tartari che li logorerà peggio di una guerra.

A proposito. Scriveva la "Rivista Italiana Difesa" che l'Italia ha un uomo o una donna in divisa ogni 200 abitanti, una percentuale tra le più alte del mondo. E con la malavita non si riesce a cavare un ragno dal buco. Il problema quindi è a monte, nel lassismo spaventoso delle nostre leggi penali e nell'inefficienza della giustizia. Portare più soldati nelle strade, date queste premesse, non risolverà nulla.

Giovanni Romano

Obama finanzia l'aborto - Il danno e le beffe

Tutti i media hanno riportato la notizia che Obama ha tolto il sacrosanto veto di Bush ai fondi federali destinati all'aborto. Che uno stato si faccia pubblicamente carico di eliminare esseri umani è una notizia grave in sé, ma nessuno, che io sappia, si è ricordato di un'infamia ancora più grossa commessa dalla UE, quando sotto la presidenza del "cattolico adulto" Romano Prodi provvide sollecitamente a subentrare agli Stati Uniti nel finanziamento delle organizzazioni abortiste, naturalmente a spese dei contribuenti europei.

Ora che Obama ha proprio deciso, non sarebbe il caso che almeno l'UE ci togliesse dal groppone questo ingiusto balzello? Oppure la tassa sull'aborto resterà perpetuamente a nostro carico, come le accise sulla benzina per la Guerra d'Etiopia, mai abolite dal lontano 1936?

Giovanni Romano