giovedì 9 marzo 2017

Visite psicologiche obbligatorie: tutela o vessazione?

Sul sito Oggiscuola.it è comparso ieri un intervento del garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Calabria, Antonio Marziale, che ha annunciato come il ministro dell’Istruzione Fedeli abbia dato il via libera alle visite psicologiche obbligatorie per i docenti al fine di accertarne l’idoneità in modo che siano evitati episodi di maltrattamenti specialmente ai danni dei bambini. Com’egli stesso ha dichiarato provvederà a emanare immediatamente le linee guida. E nel frattempo -particolare significativo- quella pagina ha ricevuto oltre 3 milioni di visite, nonostante sia appesantita da una pubblicità invasiva e insopportabile.

Salvaguardare i più piccoli è fuori discussione, ma nel discorso del dott. Marziale ci sono dei particolari che colpiscono sfavorevolmente. Prima di tutto i toni brutali e offensivi con cui ha parlato degli insegnanti e di chiunque avesse mosso critiche alla sua idea. Non si riesce a farci l’abitudine: mentre i riconoscimenti alla categoria -quando ci sono- sono solo e soltanto verbali, le minacce, il pugno e il bastone sono concreti e immediatamente operativi. Secondo, è troppo comodo l’aver affrontato il problema in chiave esclusivamente repressiva (cito testualmente: “chi ha a che fare con loro [i bambini, N.d.R:] quotidianamente non può’ permettersi il lusso di scaricare le proprie frustrazioni maltrattandoli. Chi lo fa deve cambiare mestiere, anzi bisogna farglielo cambiare”) senza minimamente preoccuparsi di cercare le cause del burn-out né tantomeno offrire rimedi credibili.

Non una parola, non un moto di solidarietà ha speso questo burocrate, né i suoi colleghi, né lo stesso ministro sugli insegnanti minacciati, derisi e anche picchiati in troppi istituti, con particolare riferimento ai professionali. Non sa o non gl’importa sapere cosa significhi andare un giorno dopo l’altro in classi cattive, incontrollabili, violente dove il docente è come un cane alla catena che non può ne fuggire né attaccare a sua volta. Non un accenno alle famiglie che arrivano fino alle percosse anche contro i presidi se i loro pargoli non vengono lisciati, vezzeggiati e soprattutto promossi anche se sono più ignoranti di un’ameba. Tutte le responsabilità, come al solito, vengono scaricate sulle spalle degli insegnanti che adesso si troveranno a dover subire una vessazione in più.

Queste visite psicologiche obbligatorie, infatti, a parte che probabilmente saranno a carico dei docenti, così come sono state intese verranno svolte in un’ottica di sospetto e ostilità, non di aiuto. Il dott. Marziale può stare certo fin da ora che almeno il 60% degli insegnanti oggi cambierebbe mestiere se ne avesse la possibilità, senza aspettare i suoi comandi! Ma questo è impossibile per la politica di deliberato impoverimento della classe media che per mancanza di alternative economiche è condannata a fornire carne da cannone alla scuola.

Eppure altri sistemi meno professionalmente degradanti ci sarebbero, solo che lo stato si guarda bene dal prenderli in considerazione. Ad esempio, un anno sabbatico ogni 5-6 anni di lavoro (cfr. Giovanni Pacchiano, “Di scuola si muore”, Feltrinelli 1998) in cui il docente dovrebbe svolgere altre mansioni che comunque gli diano respiro dalla cattedra. Oppure l’eliminazione delle “classi pollaio” di 28-32 alunni per creare gruppi più piccoli e più facilmente controllabili (sembra davvero incredibile che dopo l’entrata in ruolo di 100.000 nuovi docenti il problema non sia stato nemmeno lontanamente risolto).

C’è inoltre un pericolo sottile e non dichiarato in questo controllo psicologico: assicurarsi che tutti i docenti la pensino allo stesso modo, che tutti si conformino ai dettami del politicamente corretto. La scuola ormai non è più un veicolo di diffusione della cultura -se mai lo è stata- ma un mezzo di controllo sulle menti e uno strumento di manipolazione sociale (ecco perché la dilatazione incontrollata del tempo-scuola è un mezzo per allontanare i figli dalle famiglie consegnare i loro cervelli all’ammasso). Come nell’URSS di Brezhnev, chiunque si azzardi a pensare in proprio è un pazzo da ricoverare in manicomio. Forse l’insegnante veramente pericoloso, agli occhi della burocrazia ministeriale, non è soltanto quello che picchia gli alunni ma quello che legge, si informa e non la beve.

Giovanni Romano

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