mercoledì 29 ottobre 2008

Brunetta e la stupida demagogia dei tornelli

Confesso di essere rimasto veramente indignato quando ho sentito il ministro Brunetta proporre l'adozione dei tornelli per controllare il lavoro dei giudici. Prima di tutto, è uno schiaffo calcolato alla loro dignità, perché si vuole trattare il giudice come un qualsiasi travet. In secondo luogo, si dà il caso che io abbia fatto esperienza personale di come funziona la giustizia quando, nel 2003, partecipai a un processo penale abbastanza importante. Ecco quello che scrissi dei magistrati con cui collaborai in un breve memoriale a mio uso privato:

Da questa esperienza ho imparato un enorme rispetto per loro e per il loro spirito dì sacrificio. Non dimenticherò mai la cortese disponibilità del Dott. C., un carattere signorile e al tempo stesso semplice, un magistrato scrupoloso come ce ne sono pochi, sempre corretto verso gli imputati e la difesa, sempre disponibile a chiarirci i dubbi, sempre attento a metterci in guardia da giudizi precipitosi e prematuri. Ma il particolare che non dimenticherò davvero mai è la pesante valigia con il trolley che la Dott.ssa G. [il giudice a latere, N.d.R.] si trascinava costantemente appresso con gli incartamenti completi del processo. Doveva ricorrere alla valigia ci spiegò perché prima portava i documenti in una borsa a tracolla ma era così pesante che le erano venute tre ernie al disco. Non aveva un servizio di segreteria che l'aiutasse, doveva fare tutto da sola. E come se niente fosse, dopo un dibattimento tanto impegnativo, nel giro di due giorni entrambi avrebbero dovuto iniziare un maxiprocesso ai clan mafiosi di Bari vecchia, con più di ottanta imputati, schiere di avvocati e decine di testimoni. Non esistono parole per esprimere la nostra ammirazione nei loro confronti. La valigia della dott.ssa G. è il simbolo più forte del carico dì responsabilità che pesa su un giudice, delle enormi difficoltà del suo lavoro, della sconcertante mancanza di risorse di fronte a compiti tanto impegnativi.

Dottor Brunetta, crede veramente che bastino i tornelli a risolvere inefficienze tanto scandalose? Crede davvero di migliorare la giustizia insultando volgarmente quelli che la mandano avanti? Invece che gettar polvere negli occhi dei cittadini con provvedimenti tanto demagogici quanto stupidi, non è un preciso dovere del Suo governo fornire ai giudici i mezzi per lavorare, non i guinzagli per umiliarli?

Giovanni Romano

sabato 18 ottobre 2008

Ladri col senso dell’humor

Oggi "La Gazzetta del Mezzogiorno" (credo) riportava la notizia di due ladri acciuffati mentre rubavano parecchi metri di una recinzione metallica.

Per farne che? Una barriera contro i ladri, no?

Giovanni Romano

I confessori degli esiliati


Ai miei baristi ed edicolanti

Che hanno la bontà di sopportarmi ogni giorno


Mi sono sempre chiesto perché i baristi e gli edicolanti non scrivano libri. Spesso si mostrano stanchi e annoiati da una vita apparentemente monotona, ma col campionario di caratteri che gli passa davanti, con l'esperienza di tante vite ascoltate, forse avrebbero da raccontare più di molti romanzieri.


Lasciamo perdere i clienti occasionali, quelli che si vedono una volta sola, pagano e vanno via. Lasciamo perdere anche le comitive e le gite scolastiche, causa di fatiche improvvise e nevrotiche. Quelli che forniscono il vero materiale da osservazione siamo noi, i clienti abituali, noialtri fissi -e qualche volta anche fissati.


Tante volte entriamo per trovare un po' di quell'amicizia e di quella compagnia che spesso ci manca altrove. Un'amicizia un po' mercenaria, un momento di sfogo pagato a prezzi tutto sommato modici: un quotidiano, o un espressino e un cornetto (quando capita).


Ma non è quello che in fondo c'interessa. E' la possibilità di incontrare, anche se per pochi minuti, qualcuno che s'interessi a noi. Perché il tempo che si trascorre a ciondolare in un'edicola o in un bar è un buon indice della solitudine che si vive.


La solitudine, però, è un serpente che si morde la coda. Parliamo, sfogandoci, ci aspettiamo che loro s'interessino a noi, siamo molto attenti all'impressione che facciamo, ma quasi mai li guardiamo e li consideriamo veramente. Esiliati da noi stessi,in fondo non ci aspettiamo più di trovarci davanti a delle persone in carne e ossa.


Forse l'edicola o il bar sono luoghi dove non è possibile fare diversamente, e dobbiamo accontentarci di questo contatto fugace, fatto troppo spesso di parole da una parte sola. Ma dovremmo avere almeno un pensiero di gratitudine e un grande rispetto per chi pazientemente ci sta a sentire.


Giovanni Romano

venerdì 10 ottobre 2008

L'ipocrisia "politically correct" di Vnunet


Il sito Vnunet riporta la notiza che un hacker ha violato -e dopo se ne è apertamente vantato- la posta elettronica privata di Sarah Palin e l'ha pubblicata sul Web. Pare che il tizio sia un ventenne, figlio di un esponente del partito democratico, che quando è stato pizzicato dall'FBI ha immediatamente abbandonato le arie di bravaccio e adesso strilla ai quattro venti di essere innocente.

Chi sia o come si comporti quel moccioso a me non interessa più di tanto. Quello che penso degli hackers l'ho già scritto il 12 luglio del 2006. Se è lui il colpevole, si è dimostrato tanto prepotente prima di essere scoperto quanto vigliacco ora.

Quello che m'interessa veramente è la mentalità che sta dietro questi episodi di teppismo informatico e l'inqualificabile ipocrisia dei media, a seconda che la vittima sia un democratico o un repubblicano, di "sinistra" o di "destra".

Sarah Palin, con la sua difesa decisa e senza compromessi della vita e della maternità, rappresentava un obiettivo troppo ghiotto per questi sciacalli, e troppo facile per lasciarselo sfuggire. Quel che lascia disgustati non è soltanto la particolare, meschina malignità dell'aggressione contro di lei (mettere in piazza tutta la sua corrispondenza privata), ma da una parte l'indifferenza completa dei media verso di lei (fosse successo a Obama. tutto il mondo si sarebbe stracciate le vesti), e dall'altra la sghignazzata di aperto compiacimento con cui è stata riportata la notizia. Da questo punto di vista, Vnunet è un caso da manuale. Ecco come ha commentato il fattaccio:

La vera domanda da porsi non è se Kernell sia un abile hacker o no. Ma piuttosto: un candidato alla vice presidenza Usa, deve proprio affidarsi a una Web Mail commerciale per la posta elettronica? O non può usare maggiore sicurezza e accortezze, per evitare furti ai propri messaggi email?


A parte l'uso barbaro della virgola tra soggetto e verbo, l'articolo finisce per minimizzare quel che ha fatto il colpevole e accusare la vittima. Vorrei chiedere a Vnunet, se mai si degnasse di rispondere: cosa avreste detto se la Palin avesse usato una linea di comunicazione ultra-blindata e ultra-riservata, accessibile solo a pochi privilegiati? Non l'avreste forse accusata di essere un'elitaria, una snob, una riccona che viveva lontana anni luce dalla gente comune? Non è stata invece proprio la Palin a darci una lezione di democrazia, usando la stessa posta che usiamo noi, esponendosi agli stessi rischi (anzi di più, perché oggi chi non censura la propria fede e il proprio rifiuto dell'aborto si espone a essere deriso e umiliato).

Forse Sarah Palin si aspettava di vivere in un paese normale, dove anche gli avversari politici erano disposti a rispettare certe regole di correttezza. Evidentemente era chiedere troppo, specialmente ai democratici.

Giovanni Romano

sabato 4 ottobre 2008

Le mie scuse a Radiconcini...

L'amica Radiconcini ha lasciato un commento al mio post precedente. Mi scuso di averlo pubblicato con notevole ritardo ma ero fuori città.

Giovanni Romano