giovedì 5 giugno 2008

Ecco dove è finito il voto cattolico...

Nel mio post precedente mi ero chiesto se la Commissione Diocesana di Trani avesse considerato dov'era finito il voto cattolico. A questa mia domanda ha risposto oggi "Avvenire" nel trafiletto che cito integralmente qui di seguito. A quanto pare, ben il 56.4% del voto cattolico che andò all'Unione nel 2006 è andato perso, certamente a causa delle ambiguità, degli inganni e delle spregiudicatezze dei "cattolici adulti" sui temi etici. La ricerca però afferma che di questo voto cattolico mancato non hanno beneficiato né il Pdl né l'UDC, ma genericamente "altri partiti". Quali, di grazia? Quelli della sinistra arcobaleno? Conoscendo l'ingenuità (per non dire la dabbenaggine) di tanti cattolici praticanti, non mi meraviglierei più di tanto, ma credo che le conclusioni del Prof. Segatti siano quantomeno "self serving", dal momento che provengono dall'area cattolica più schierata a sinistra.

Che senso ha, ad esempio, dire che "un gruppo maggioritario di cattolici praticanti oggi vota per il Pdl, ma questo probabilmente perché la maggioranza degli elettori italiani ha fatto questa opzione"? E' vero che in Italia i cattolici praticanti sono una minoranza rispetto a quelli nominali, ma è vero anche che i cattolici rappresentano, fino a prova contraria, la maggioranza assoluta dell'elettorato italiano. Non sono stati i cattolici a seguire la maggioranza, per il semplice fatto che essi stessi costituiscono la maggioranza, e come tali hanno deciso.

Resta poi inspiegabile il dato del 20,3% di consensi persi dal PD che sarebbe andato a fantomatici "altri partiti"? Mi chiedo quali. Se la sinistra arcobaleno non è riuscita a eleggere un solo rappresentante, se l'UDC ce l'ha fatta soltanto per il rotto della cuffia e soltanto in Sicilia, possibile che una percentuale così vistosa di voti in libera uscita sia andata dispersa senza lasciare traccia? C'è dunque seriamente da dubitare dell'attendibilità di un sondaggio del genere, al quale lo stesso Avvenire non ha dato tutto sommato grande risalto.

Una cosa è certa comunque: l'impatto etico delle scelte del governo Prodi è stato devastante, lo scollamento con le convinzioni più profonde del nostro popolo è stato politicamente suicida, e la scossa è stata decisiva per la coscienza di molti cattolici. Fortunatamente per il paese.

Giovanni Romano

Solo il 43,6% dei cattolici che sostenne Prodi ha votato per il Pd alle Politiche dell’aprile scorso

ROMA. Il Pd non ha saputo catturare alle elezioni di aprile la fiducia della maggior parte dei cattolici che nel 2006 avevano votato per l’Unione: per l’esattezza solo il 43,6% di quanti scelsero la coalizione di Prodi 2 anni fa hanno votato il Pd alle ultime politiche. È quanto emerge da uno studio condotto dal professore Paolo Segatti dell’Università di Milano e presentato durante un convegno dei Cristiano sociali. Dalla ricerca risulta che la disaffezione è minore tra i cattolici praticanti rispetto ai non praticanti. Segatti comunque ridimensiona la lettura che vede in questi dati una «fuga del voto cattolico» verso il centrodestra. «È possibile che oggi un gruppo maggioritario di cattolici praticanti voti per il Pdl; ma questo probabilmente perché è la maggioranza degli elettori italiani che ha fatto questa opzione. I due campioni più o meno combaciano in termini percentuali». In realtà, secondo il docente, «il Pd ha perso molti voti al centro», come è spiegato in una tabella che fotografa i flussi rispetto alle elezioni del 2006. Tra i cattolici praticanti che votarono Unione solo il 43,6% ha scelto ad aprile il Pd; il 2,3% è passato all’Udc e il 5,2% al Pdl; mentre il 20,3% ha scelto altri partiti.

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