IL DIRETTORE DI UN CORO DI FAMA MONDIALE
DEFINISCE “KARAOKE ECCLESIASTICO” LA MODERNA MUSICA LITURGICA
di David KerrDEFINISCE “KARAOKE ECCLESIASTICO” LA MODERNA MUSICA LITURGICA
Londra, 14 aprile 2011 / 05:46am – Il direttore di un coro vincitore del Grammy Award ha lanciato un pungente attacco contro la moderna musica liturgica. Jospeh Cullen, direttore del coro della London Simphony Orchestra, dice che dagli anni '60 in poi c'è stata “una vistosa mancanza di simpatia” per “una musica liturgica degna di questo nome”.
Scrivendo nell'edizione del 9 aprile del settimanale inglese The Tablet, ha lodato la musica adoperata per la scorsa visita papale nel Regno Unito. Ma ha aggiunto: “Triste a dirsi, una simile eccellenza non è tipica della grande maggioranza delle nostre chiese cattoliche. C'è un'evidente mancanza di simpatia per l'eredità che dovrebbe essere la roccia di una musica sacra degna di questo nome nella Chiesa di oggi”.
Negli anni recenti Joseph Cullen ha raggiunto una posizione di assoluto rilievo a motivo della sua stretta collaborazione con alcuni dei massimi direttori d'orchestra del mondo tra cui Sir Simon Rattle, Valery Gergiev e Sir Colin Davies, con cui ha vinto un Grammy Award nel 2006 per la loro registrazione del “Falstaff” di Verdi.
Nella sua analisi, Cullen dice che la corsa a trovare nuove impostazioni musicali per la messa postconciliare negli anni '60 ha fatto sì che in questo processo venisse applicato uno scarso discernimento artistico. Come risultato, dice, la maggior parte delle messe parrocchiali ora adoperano inni mal composti che vengono usati inappropriatamente come semplici “filtri” nel corso della sacra liturgia.
Così scrive Cullen: “E' frequente imbattersi in materiale di bassa lega e in una grande faciloneria. Gli inni si adattano al ritmo della musica popolare (ad esempio, “My God Loves Me” al tono di “Plaisir d'amour”) con poco riguardo all'inappropriatezza dell'originale e alle parole ben conosciute”.
Ha criticato anche la pratica di un solo cantore che conduce i canti in parrocchia. “L'uso inappropriato di una voce tonante dietro un microfono, un karaoke ecclesiastico, sembra aver eliminato il canto corale dell'assemblea”.
Forse il suo attacco più pungente, però, è diretto ai musicisti diocesani ufficiali che commissionano e promuovono la loro stessa musica. “I comitati liturgici musicali eletti delle conferenze episcopali non possono avere un conflitto d'interessi nel promuovere la loro stessa musica, o il loro tipo di musica. Questa sarebbe considerata corruzione qualunque altro campo”.
Cullen sta ora facendo appello a una maggiore aderenza ai documenti della Chiesa sulla musica sacra e a un maggiore addestramento nelle parrocchie di coloro che vengono istruiti nelle tradizioni corali della Chiesa.
Copyright 2011(c)CNA
Unauthorized translation by
Giovanni Romano
Scrivendo nell'edizione del 9 aprile del settimanale inglese The Tablet, ha lodato la musica adoperata per la scorsa visita papale nel Regno Unito. Ma ha aggiunto: “Triste a dirsi, una simile eccellenza non è tipica della grande maggioranza delle nostre chiese cattoliche. C'è un'evidente mancanza di simpatia per l'eredità che dovrebbe essere la roccia di una musica sacra degna di questo nome nella Chiesa di oggi”.
Negli anni recenti Joseph Cullen ha raggiunto una posizione di assoluto rilievo a motivo della sua stretta collaborazione con alcuni dei massimi direttori d'orchestra del mondo tra cui Sir Simon Rattle, Valery Gergiev e Sir Colin Davies, con cui ha vinto un Grammy Award nel 2006 per la loro registrazione del “Falstaff” di Verdi.
Nella sua analisi, Cullen dice che la corsa a trovare nuove impostazioni musicali per la messa postconciliare negli anni '60 ha fatto sì che in questo processo venisse applicato uno scarso discernimento artistico. Come risultato, dice, la maggior parte delle messe parrocchiali ora adoperano inni mal composti che vengono usati inappropriatamente come semplici “filtri” nel corso della sacra liturgia.
Così scrive Cullen: “E' frequente imbattersi in materiale di bassa lega e in una grande faciloneria. Gli inni si adattano al ritmo della musica popolare (ad esempio, “My God Loves Me” al tono di “Plaisir d'amour”) con poco riguardo all'inappropriatezza dell'originale e alle parole ben conosciute”.
Ha criticato anche la pratica di un solo cantore che conduce i canti in parrocchia. “L'uso inappropriato di una voce tonante dietro un microfono, un karaoke ecclesiastico, sembra aver eliminato il canto corale dell'assemblea”.
Forse il suo attacco più pungente, però, è diretto ai musicisti diocesani ufficiali che commissionano e promuovono la loro stessa musica. “I comitati liturgici musicali eletti delle conferenze episcopali non possono avere un conflitto d'interessi nel promuovere la loro stessa musica, o il loro tipo di musica. Questa sarebbe considerata corruzione qualunque altro campo”.
Cullen sta ora facendo appello a una maggiore aderenza ai documenti della Chiesa sulla musica sacra e a un maggiore addestramento nelle parrocchie di coloro che vengono istruiti nelle tradizioni corali della Chiesa.
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Giovanni Romano