sabato 30 marzo 2013

Il martirio silenzioso di Benedetto XVI

Ho trovato su Twitter una bellissima riflessione di Elizabeth Scalia sul martirio silenzioso di Benedetto XVI dopo il suo ritiro. Lo traduco qui allegando il testo originale:

Molta gente potrà restare sorpresa nell'apprendere che nel 2007 Papa Benedetto XVI visitò i detenuti dello stesso carcere [minorile] che Papa Francesco ha visitato il Giovedì Santo, e celebrò la Messa coi ragazzi, sebbene non il Giovedì Santo.

Menziono questo a causa delle osservazioni sconcertanti che sto vedendo da parte di persone cui piacerebbe far finta che fino ad ora la Chiesa e i suoi Papi siano stati noncuranti verso i poveri e gli ultimi. Sentimenti come questi possono provenire solo da ignoranza o da deliberata malafede.

Parlando di umiltà papale, mentre io sono certamente ammirata e stimolata dagli esempi di Papa Francesco, vale la pena di far notare che Benedetto sembra aver accettato che si parli male di lui, che venga incompreso e persino messo da parte per amore di Cristo e della sua chiesa, e per amore delle opere dello Spirito Santo. Anche questo è un genere di umiltà assolutamente ammirabile, punto per punto altrettanto pieno di abnegazione e di imitazione di Cristo quanto la volontà di vivere con semplicità e di lavare i piedi agli altri. Vale la pena di riflettere a tutti questi esempi di umiltà papale durante questo Triduo, siete d'accordo anche voi?

Unauthorized translation by
Giovanni Romano

Many people may be surprised to learn that in 2007, Pope Benedict XVI visited the inmates at the same detention center Pope Francis visited today, and shared Mass with the kids, although it was not on a Holy Thursday. 

I mention this because of the weird remarks I am seeing from people who would like to pretend that until now the church and its popes have been negligent of the poor and the marginalized. These are sentiments that can only come from a place of ignorance or willful malice.

Speaking of papal humility, while I am certainly admiring of and challenged by the examples of Pope Francis, it's worth mentioning that Benedict seems content to be maligned, misunderstood or even cast aside for the sake of Christ and his church, and the workings of the Holy Spirit. That's a pretty admirable sort of humility, too, every bit as self-abnegating and Christlike as the willingness to live simply and wash the feet of others. Worth pondering all of our examples of papal humility, this Triduum, don't you think?

3 commenti:

Adele ha detto...

Gentilissimo Giovanni Romano, sono costretta a postarle qui un commento di risposta ad un suo post "Lettera aperta ad Adelina Parrillo(http://vocedalvicolo.blogspot.it/2005/11/lettera-aperta-ad-adelina-parrillo.html)del 18 novembre 2005, perchè ho già precedentemente inviato un commentato in risposta a quel post, ma il mio commento non è stato pubblicato.

Gentile signor Romano, in merito a quel suo post, alcune precisazioni…

Stefano Rolla non si trovava in Iraq in vacanza, bensì sotto il patrocinio del ministero della Difesa, sponsor (il ministero) del nostro progetto cinematografico. Lo Stato italiano ha pertanto una grandissima responsabilità nella morte del mio compagno, perché avrebbe dovuto informare Rolla e tutta la troupe, della pericolosità che avrebbe comportato girare un lungometraggio cinematografico in Iraq, un Paese allora ancora in guerra. Al contrario, ha taciuto questo pericolo, strumentalizzando il nostro progetto per meglio propagandare la falsa missione di pace. È così grave la responsabilità dello Stato italiano per la morte di Stefano Rolla – e di tutti i militari – che a gennaio 2011 la Cassazione ha emesso una sentenza condannando un generale e disponendo il risarcimento del danno per tutti i parenti, con la motivazione che le difese della base Maestrale erano inadeguate e che la strage poteva essere evitata.

Lei che crede non mi sia dovuto nemmeno rispetto per il danno subito, deve sapere che invece la giurisprudenza dice che ho dei diritti. Invero, tra i parenti che la Cassazione dispone siano risarciti, figuro anch’io. Nel 2006 era stata ammessa la mia costituzione quale parte civile nel processo contro i generali. (La compagna di fatto ha questa facoltà, al pari di una moglie).

A lei che dice che non si può parificare in nessun modo la posizione del mio compagno a quella dei soldati caduti, dico che Stefano viene commemorato ogni anno dalle istituzioni insieme ai militari caduti.

Lei dice anche che, durante la trasmissione, ha inteso nelle mie parole disprezzo per l’istituzione del matrimonio. Ciò è impossibile perché io e Stefano avevamo programmato di sposarci e fatto, per ben due volte, pubblicazioni di matrimonio, cerimonia poi rimandata per impegni di lavoro di Stefano fuori Italia.
Detto ciò, le cose e gli uomini grazie al cielo cambiano, e le segnalo che alla cerimonia dell’ultima commemorazione sono stata invitata dal ministro della Difesa, ammiraglio Di Paola in persona.
Era solo un piccolo chiarimento, ad onor di cronaca.

Buona vita. Adele Parrillo







La voce dal vicolo ha detto...

Gent.ma Signora Parrillo,

pubblico immediatamente la Sua cortese risposta. Mi meraviglio che Blogger non Le abbia consentito di rispondere al post appropriato, c'è chi è riuscito a replicare a miei posts ancora più remoti. Ma La prego di credere che non c'è stata e non c'è nessuna volontà censoria da parte mia, la colpa deve essere stata un malfunzionamento del programma.

La ringrazio anche per le Sue precisazioni, che chiariscono molti aspetti che i media non hanno riportato e che, se li avessi conosciuti, forse non mi avrebbero spinto a scrivere il mio articolo. Mi permetta, tuttavia, di dissentire garbatamente su due punti:

Primo: chiunque si rechi in zona di guerra dovrebbe aspettarsi di incorrere nei più gravi pericoli per la propria incolumità e la propria vita, ne sia stato avvertito o meno.È inoltre fin troppo evidente che il preciso scopo di un terrorista è eludere e/o distruggere le difese apprestate contro la sua azione, e che non esiste né può esistere una sicurezza al cento per cento contro eventuali attachi.

Per fare un solo esempio, a Pearl Harbor gli americani pensavano che sarebbe stato impossibile lanciare i siluri nelle acque poco profonde della rada, mentre i giapponesi avevano segretamente trovato il modo per superare questo ostacolo. Nessuno pensò di condannare l'ammiraglio Kimmel per questo motivo, se mai per avere omesso altre forme di vigilanza che erano nelle sue possibilità e nelle sue conoscenze.

Spero che i giudici della Cassazione prima di emettere la condanna si siano affidati al parere di esperti militari indipendenti che abbiano prodotto esempi di attentati sventati avvenuti in circostanze analoghe a quello di Nassirya.

Con questo, ovviamente, non intendo in nessun modo negare il diritto al risarcimento del danno ai parenti e alle persone vicine alle vittime, ma a titolo del tutto personale ritengo che tale risarcimento avrebbe dovuto essere erogato per dei caduti in guerra.

Secondo: nel mio post ho fatto riferimento a un episodio ben preciso che aveva destato la mia reazione (il TG2 delle ore 13 di domenica 13 novembre 2005). Mi perdoni se sono stato brusco nel mio giudizio, ma le Sue parole dettate in quel momento da comprensibile dolore e rabbia, e riportate probabilmente fuori contesto, suonavano come un attacco al matrimonio in quanto tale proprio nel momento in cui infuriava con grande violenza la polemica sui DiCo (ai quali resto fermamente contrario, lo dico a scanso di equivoci) e sembrava che potessero essere facilmente strumentalizzate da chi aveva e ha interesse a distruggere il valore e il significato del matrimonio.

La ringrazio per avermi fatto conoscere alcuni dettagli importantissimi della Sua vita che Le avranno procurato dolore nell'averli ricordati, e per aver avuto il coraggio di esporli pubblicamente. Grazie al Suo messaggio ho conosciuto una persona ben diversa da quella che i miei pregiudizi (e anche una certa manipolazione mediatica, forse) mi avevano impedito di vedere.

Mi permetta di augurarLe a mia volta ogni bene.

Giovanni Romano

La voce dal vicolo ha detto...

Gentile Sig.ra Parrillo,

vorrei solo aggiungere che dopo la Sua risposta così pacata e civile ho deciso di cancellare entrambi i post che La riguardavano. Non mi sembrava giusto mantenerli.

Cordiali saluti,
Giovanni Romano