Più conosco Internet più
sono convinto che induca comportamenti gregari e conformisti.
Comparire sotto gli occhi di una platea potenzialmente sterminata,
finire sotto gli occhi inquisitori di un'opinione pubblica in massima
parte orientata al “politically correct” e più che mai
aggressiva verso chi dissente finisce per scoraggiare quelli che
pensano con la propria testa. Specialmente la gente di spettacolo,
gli intellettuali, i filosofi à la page,
coloro insomma che hanno qualcosa da perdere, sono i primi ad
allinearsi al mainstream (quando
non sono loro a crearlo consapevolmente). Aggiungiamo poi come la
Rete facilita la voglia di esibizionismo a buon mercato, e avremo la
ricetta ideale per campagne buoniste, chiassose, ambigue, dove tutto
si gioca sull'immagine e che non chiedono nessun sacrificio
autenticamente personale.
Questo
è il caso dell'ALS Bucket Challenge,
la campagna in cui persone note e meno note si fanno riprendere
mentre si buttano un secchio d'acqua gelida in testa per
“sensibilizzare” alla lotta contro la SLA. Sarebbe un'ottima
iniziativa, per quanto discutibilmente “strillata”, se non ci
fosse una tara inaccettabile per un cattolico: la campagna mira a
raccogliere fondi per la sperimentazione sugli embrioni umani. In
altre parole, pur di trovare una cura probabile
si condannano a morte certa
degli esseri umani che non potranno mai vedere la luce.
Riporto
qui il giudizio del sito americano The Deacon's Bench:
“L'abbiamo visto
tutti, e molti di voi l'avrete probabilmente fatto. Molte celebrità,
uomini politici, e persino sacerdoti lo hanno fatto. C'è una gran
quantità di bene che può derivare dall'accrescere la consapevolezza
su una malattia così terribile. Dal 29 luglio scorso, 5,5mln$ sono
stati raccolti per la ricerca sulla SLA. Il mio problema con la ALS
Bucket Challenge è che questa associazione sostiene la ricerca sulle
cellule staminali embrionali.
(…)
San Giovanni Paolo II
disse nel 2003:
'Qualunque trattamento
che sostenga di salvare vite umane, ma che sia basato sulla
distruzione delle vita umana nel suo stato embrionale, è logicamente
e moralmente contraddittorio, come lo è qualunque produzione di
embrioni umani per lo scopo diretto o indiretto di sperimentazione o
di eventuale distruzione.'
Mentre non posso
donare alla ALS Association, certamente pregherò per coloro che
soffrono di questa malattia. Mi darò anche da fare per trovare un
ente benefico che non violi la santità della vita umana.” [ecco il link, N.d.R.]
C'è
poi un altro aspetto di questa campagna che un altro commentatore ha
messo in luce, sempre sullo stesso sito: la grande superficialità e
l'appagamento della propria vanità:
“La questione
principale, però, è la mentalità narcisistica che propone. Un
attivismo che si limita agli hashtag non è vero attivismo. Buttarsi
un secchio d'acqua ghiacciata in testa non fa di voi un eroe. E
nemmeno postarlo sui social media e sfidare altri a fare lo stesso.
Diciamolo molto
chiaramente. Io sono totalmente a favore di raccogliere denaro per la
SLA. È una malattia terribile, progressiva, mortale per la quale non
esistono cure. Ho visto mio zio Chris, un orgoglioso pilota della
Marina, ridotto su una sedia a rotelle, col petto affannoso ad ogni
respiro, prima che la malattia se lo portasse via.
Così, invece di
sprecare un bel po' di galloni d'acqua fredda e strillare sui tetti
la propria inconcludenza, io avrei un'idea migliore. C'è un sacco di
organizzazioni in questo paese che hanno bisogno del vostro tempo,
della vostra attenzione, della vostra disponibilità a donare.”
Unauthorized
translation by
Giovanni Romano