domenica 3 dicembre 2017

La caccia al nazista che non c'è



I nostri media "democratici" e "antifascisti" in servizio permanente effettivo si sono messi a ululare tutti insieme contro la presunta "bandiera neonazista" scoperta in una caserma dei Carabinieri di Firenze (se ne legga un esempio nell'articolo dell'Ansa di oggi).

Non sappiamo, in effetti, perché in quella caserma i militari abbiano voluto esporre proprio quella bandiera e con quali intenzioni, ma una cosa è certa: per chiunque conosca anche marginalmente la storia, la bandiera raffigurata a destra non è quella nazista, bensì quella della Marina Imperiale Tedesca all'epoca della Prima Guerra Mondiale. I simboli neonazisti riportano sempre qualcosa che richiama la Croce uncinata, la Croce celtica oppure la runa delle SS, elementi che mancano del tutto in questo vessillo.

Non solo. Questa bandiera in particolare è associata a una storia drammatica di rifiuto del nazismo, di coraggio e di dignità. Fu in questa bandiera, e non in quella del Terzo Reich, che si avvolse il Capitano di Vascello Hans Wilhelm Langsdorff (foto al centro), comandante della corazzata tascabile Admiral Graf Spee prima di suicidarsi il 19 dicembre 1939, due giorni dopo aver dato l'ordine di autoaffondare la nave all'estuario del Rio della Plata (foto a sinistra). Con quella decisione Langsdorff evitò l'inutile sacrificio del suo equipaggio contro la Marina inglese che lo attendeva al largo delle acque territoriali uruguayane dove la nave si era rifugiata. Nei mesi precedenti la Graf Spee aveva attaccato il traffico mercantile britannico affondando un totale di nove navi, ma Langsdorff si era distinto per la particolare umanità con cui aveva trattato i loro equipaggi, salvato i naufraghi e assistito i feriti. Il suicidio di Langsdorff, e le modalità con cui avvenne, fu l'ultimo simbolico gesto di protesta contro il regime nazista che aveva dichiarato una guerra tanto inumana quanto insensata.

Di tutta questa verità storica non c'è traccia nei media che si riempiono continuamente la bocca di "pluralismo", "democrazia", "tolleranza", "inclusione", e, da solerti delatori quali sono, corrono a denunciare alla Polizia i loro fumosi sospetti. Ho esitato, lo confesso, a scrivere questo post. Cosa può uno sconosciuto blogger contro una macchina del fango e della menzogna così organizzata, diffusa e potente? Ci vorranno intere generazioni per ristabilire un minimo di verità storica. Ma per fortuna anche un sassolino molto piccolo, a volte, può disturbare gli ingranaggi di una grossa macchina. Perciò ho scelto di non tacere.

Giovanni Romano

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