Tutti abbiamo visto quel che è accaduto a Berlino domenica scorsa, 30 agosto: un corteo di “no mask” degenerato in violenti scontri con la polizia e culminato addirittura in un assalto al Bundestag. Cosa assolutamente senza precedenti nella Germania del dopoguerra.
I nostri media hanno liquidato sbrigativamente la manifestazione come una prova di forza dell’estrema destra e un grave attacco alle istituzioni democratiche. Effettivamente, colpisce e inquieta la presenza delle bandiere nere-bianco-rosse della Germania imperiale (dato che non si possono portare né esibire ben altre bandiere), come pure il motivo stesso della manifestazione: la protesta contro le restrizioni introdotte dal governo per evitare il diffondersi del COVID-19, in particolare l’obbligo della mascherina e del distanziamento sociale. Sfidando deliberatamente queste regole, i manifestanti hanno sfilato senza mascherina e senza osservare nessun distanziamento sociale.
Una condotta scriteriata, si dirà. E può essere vero. Non condivido l’isteria dei no-vax né dei no-mask, né tanto meno le teorie complottistiche al limite della paranoia che ad esempio collegano il 5G alla diffusione del virus, che minimizzano l’epidemia e i suoi numeri, che vedono in questa pandemia una mistificazione o un complotto. Atteggiamenti irrazionali che purtroppo la Rete amplifica di molto (anche se le voci piu’ assurde circolavano pure all’epoca della peste nei Promessi Sposi).
Tuttavia, è necessario andare a fondo su una manifestazione tanto anomala che presumibilmente avrà scosso l’opinione pubblica in Germania e all’estero. In primo luogo, il numero dei partecipanti: 38.000 persone. Qui siamo ben oltre le poche centinaia o anche il migliaio scarso delle consuete manifestazioni dell’estrema destra. Piaccia o no, dietro manifestazioni come queste c’è un popolo, c’è gente comune che di solito non scende in strada se non ha motivi molto forti per farlo. Gente che si sente ignorata da un potere autoreferenziale che non sa piu’ parlare ai cittadini, che sembra non schierarsi piu’ dalla parte delle loro preoccupazioni, che non li tratta da adulti consapevoli ma sembra decidere tutto dall’alto “per il loro bene”. Intorno alla questione Covid sono ovviamente esplosi altri risentimenti: la pressione fiscale che colpisce presumibilmente di piu’ la piccola borghesia, l’invasione incontrollata dei “migranti” e l’islamizzazione strisciante, il discorso pubblico reticente e menzognero imposto dal politicamente corretto, quasi che i tedeschi (i tedeschi di stirpe germanica, intendo) non abbiano diritto di esistere come popolo e debbano continuamente incolparsi di essere tali.
Protestare contro le misure anti-Covid può essere segno di grettezza e di chiusura mentale, e in gran parte lo è. Ma non bisogna sottovalutare nemmeno lo scollamento tra il paese reale e il paese legale, il controllo sempre piu’ occhiuto dello stato sulla vita e sulle convinzioni dei cittadini (si è arrivati alla delazione contro le famiglie cristiane che insegnano il Vangelo ai loro figli).
Quella di Berlino è stata rivolta, non rivoluzione, e avrà il destino di tutte le rivolte: un vano dibattersi contro un potere che stringerà ancora piu’ forte le catene del suo dominio. Ma è avvenuta, ha coinvolto un numero di persone molto maggiore di quanto chiunque potesse immaginare, e se ne deve tenere conto. Parafrasando Unamuno, un potere che vince senza convincere prepara alla lunga il suo indebolimento e la sua dissoluzione.
Giovanni Romano