La battaglia di Gettysburg (1-3 luglio 1863) non fu soltanto la più sanguinosa in assoluto della Guerra di Secessione, fu anche la battaglia che decise il corso del conflitto a favore degli stati del Nord. Avesse vinto il generale Lee, probabilmente i sudisti sarebbero stati in grado di marciare fino a Washington e imporre quanto meno un trattato di pace che avrebbe costretto gli unionisti a riconoscere la Confederazione. Le cose, come sappiamo, andarono diversamente: i sudisti furono fermati con gravissime perdite da cui l'esercito di Lee non si riprese più. Da quel momento in poi l'iniziativa passò definitivamente nelle mani dei nordisti che due anni dopo costrinsero il Sud alla resa.
Le perdite, come si è detto, furono terribili da ambo le parti, e quasi uguali: 23.055 per il Nord, 23.231 per il Sud (tra morti, feriti e dispersi), ma il Nord era più popoloso, il suo esercito era meglio equipaggiato, con una struttura industriale più sviluppata così che poté rimpiazzare le perdite e passare all'offensiva, mentre il Sud da quel momento dovette ripiegare su una difensiva oramai senza più prospettive.
La battaglia, però, fece un'altra vittima nel campo nordista: proprio il generale che l'aveva vinta, George G. Meade. Dapprima fu acclamato come un eroe, e quasi subito divenne bersaglio di una violenta campagna denigratoria che ne sminuì il ruolo e ne macchiò la reputazione ben oltre la morte. Solo in tempi molto recenti si sta finalmente rivalutando non solo la sua azione di comando a Gettysburg ma anche il suo valore come stratega.
Può sembrare strano che Meade non sia stato pubblicamente rivalutato oggi, in un'America completamente in preda alla cancel culture, in cui si stanno rimuovendo sistematicamente le statue dei generali sudisti e ogni documento di parte confederata. Come mai allora, ci si chiede, non celebrare proprio il generale che vinse gli schiavisti del Sud? (Ironia della sorte: tanto Lee quanto "Stonewall" Jackson erano personalmente contrari alla schiavitù).
La storia è raccontata in un lungo articolo di
Historynet.com, che mi ha dato da pensare per via del terribile potere che può avere una stampa irresponsabile e faziosa nel falsare deliberatamente la verità e peggio ancora farla passare nei libri di storia.
Ma procediamo con ordine. Com'è noto, l'episodio culminante della battaglia di Gettysburg fu l'inutile carica dei virginiani del generale Pickett contro le linee nordiste, che si risolse in un massacro e costrinse i sudisti a ripiegare. Ma la battaglia era stata in bilico nei due giorni precedenti, con scontri estremamente sanguinosi che avevano visto vacillare i nordisti più di una volta. Un comandante nordista, in particolare, il generale Daniel Sickles, contravvenne agli ordini di Meade e fece avanzare isolatamente il suo corpo d'armata, creando un pericoloso vuoto nella linea del fronte ed esponendo le sue truppe agli attacchi dei sudisti da ogni direzione. L'intero esercito nordista si trovò in pericolo di accerchiamento, e fu solo la prontezza di Meade nell'afferrare la situazione e inviare immediatamente rinforzi nel punto critico a impedire lo sfondamento dei sudisti. In questo scontro particolarmente cruento Sickles perse una gamba per un colpo di cannone.
Ma la cosa era destinata ad avere uno strascico ben più amaro. Dopo la battaglia, passato l'entusiasmo iniziale, Meade venne criticato per non avere immediatamente incalzato i sudisti ormai quasi in rotta. In verità anche le sue truppe, per quanto vittoriose, erano decimate e sfibrate, non certo in grado di condurre un inseguimento. Fu forse per questo motivo che il presidente Lincoln, particolarmente severo coi suoi generali, nominò comandante supremo quello che sarebbe stato il vincitore della guerra, Ulysses S. Grant, che con la sua energica azione mise rapidamente in ombra Meade, il quale, tuttavia, anche da subordinato collaborò sempre lealmente con lui.
Ma la vera battaglia di Meade, da quel momento in poi, si svolse sui giornali e negli uffici del Ministero della Difesa. A guidare il fronte dei diffamatori fu proprio Sickles (ex membro del Congresso prima della guerra, con importanti appoggi politici), che una volta rimessosi dall'amputazione cominciò ad attaccare il suo ex-superiore con articoli e lettere, rivendicando meriti inesistenti. Grant fece ben poco per difendere Meade, ache se più di una volta lo assicurò - ma sempre in privato - della sua stima e della sua amicizia, e se non altro fece in modo che Lincoln lo promuovesse di grado, sia pure inconcepibilmente in ritardo rispetto ad altri comandanti meno meritevoli di lui.
Triste a dirsi, le voci di discredito seminate da Sickles trovarono ampia eco nella stampa, Meade divenne da un giorno all'altro un inetto, un vigliacco, un incapace che si era lasciato sfuggire la vittoria definitiva, e peggio ancora che aveva messo in pericolo lui, Sickles, lasciandolo solo a combattere eroicamente contro l'intero esercito sudista.
Meade, da persona riservata e seria qual era, non replicò mai a questi attacchi sulla stessa scala di Sickles, salvo sfogarsi privatamente con la moglie e protestare in via amministrativa con il Ministero della Guerra, e fu costretto addirittura a difendersi di fronte a una commissione d'inchiesta che se non altro appurò qualcuna delle menzogne di Sickles. Il generale concluse la guerra sempre al fianco di Grant, che non invitò né lui né il suo stato maggiore alla cerimonia della resa di Appomattox il 9 aprile 1865. Meade morì quasi dimenticato il 6 novembre 1872; Sickles, che fino all'ultimo lo coprì di fango, morì ultanovantenne nel 1914.
Il lato più deprimente di questa vicenda è che per molto tempo le calunnie di Sickles passarono dai giornali ai manuali di storia, tanto da aver sminuito il ruolo e la figura di Meade fino ai giorni nostri. Per questo l'articolo mi ha colpito: è fin troppo evidente come una stampa completamente asservita e irresponsabile può accodarsi a una versione distorta dei fatti, assassinare una personalità, falsificare la storia e far diventare verità le menzogne più grossolane. E non esistevano ancora i social!
I paralleli con la recente storia italiana sono fin troppo ovvi. Quante personalità, da Craxi ad Andreotti fino a Berlusconi, sono state ignobilmente mostrificate dai media? Quanti studiosi sono stati accusati di "putinismo" solo per aver portato alla luce fatti scomodi? Meade ha dovuto aspettare più di un secolo e mezzo perché almeno si iniziasse a riabilitare la sua memoria, ma una attesa così lunga smentisce l'idea che il tempo è galantuomo, perché intere generazioni di americani si sono succedute nella convinzione che egli fosse quasi il responsabile di una sconfitta anziché il generale della vittoria.
E noi, quanto dovremo aspettare per un giudizio più sereno e obiettivo sulla nostra storia?
Giovanni Romano