Aprile sempre fu omicida
Mentre cercavo un altro libro, da un angolo remoto della mia biblioteca è riemerso un piccolo prezioso documento redatto a cura dell’Archeoclub di Trani: Le vittime civili dell’assedio francese del 1° aprile 1799 a Trani, a cura di Giuseppe Amorese, pubblicato nel bicentenario dell’evento (1999). (1)
Pur vivendo nemmeno a 10 km da questa città, fino a quel momento non sapevo nulla dell’assedio e della strage. Naturalmente, grazie alle reminiscenze scolastiche, un po’ mi ricordavo della campagna d’Italia di Napoleone e della serie di sanguinose rivoluzioni e controrivoluzioni che sconvolsero il Meridione, ma non sapevo che la Storia sarebbe arrivata in maniera così diretta e così cruenta letteralmente alle porte di casa, e avesse avuto conseguenze irreparabilmente gravi per Trani.
L’opuscolo, molto sintetico, non descrive la storia dell’assedio né dà dettagli sul modo in cui avvenne la strage. Si limita a dedicare ben 31 pagine su 40 all’impressionante elenco delle sole vittime civili, tanto di parte liberale (da ora in poi designati come “borghesi”) che di parte sanfedista o semplicemente non rivoluzionaria (da ora in poi designati come “popolo”), e a fornire una breve sintesi degli esiti che ebbe questa vicenda.
Il totale complessivo è agghiacciante: 774 persone. Furono uccisi in totale 743 uomini e 31 donne, comprese 4 donne che si tolsero la vita per non cadere nelle mani dei soldati ed essere stuprate.
Di questi, la stragrande maggioranza apparteneva al popolo (717 uomini e 30 donne, per un totale di 747), mentre le vittime borghesi furono in totale 31, vale a dire 30 uomini e 1 donna. Vi è dunque una (s)proporzione di quasi 1/24 tra le vittime borghesi, o liberali, e le altre. Non viene spiegato chi uccise chi, e in che modo. Nemmeno sappiamo se le vittime “borghesi” furono uccise durante l’assedio o prima, ma è certo che dovettero esserci gravi scontri tra le due parti.
Di particolare interesse due categorie: quella dei religiosi (sacerdoti e suore) e quella dei notabili. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, dall’elenco delle vittime appare che il clero non militava da una parte sola: i sacerdoti uccisi furono in totale 7, di cui 4 di orientamento liberale e 3 dell’altra parte. Persero la vita anche 2 suore, che ho conteggiato arbitrariamente tra le vittime popolari perché a quell’epoca le loro opinioni politiche, presumibilmente, non contavano.
Quanto ai notabili, sono riconoscibili dalla lettera “D.” che compare tra il nome e il cognome. Probabilmente corrispondeva a “Don”, titolo di rispetto che nel Meridione spettava alle persone di riguardo anche non appartenenti al clero. Nemmeno questa categoria militava da una parte sola, anzi le vittime, in maniera sconcertante, furono pari da ambo le parti: 21 tra i borghesi, 21 tra il popolo. Ma ai notabili “borghesi” bisogna aggiungere, con ogni probabilità, Giuseppe e Lorenzo Forges Davanzati, di sicura estrazione nobiliare. Il che fa pendere certamente la bilancia dalla parte dei liberali.
Per comprendere la reale portata di questa strage occorrerebbero tuttavia altri dati che qui non vengono riportati, prima di tutto il totale della popolazione tranese dell’epoca. Per quanto riguarda la provenienza sociale delle vittime, invece, una esile traccia ci può arrivare: Amorese accenna che dopo l’eccidio, le case di numerosi marinai vennero saccheggiate da sciacalli provenienti dai paesi vicini. Si tratta quindi di povera gente, ma anche qui bisognerebbe conoscere la percentuale delle vittime “popolari” rispetto al totale complessivo dello stesso ceto. Più elevate in proporzione, almeno credo, le perdite del ceto medio-alto, se non altro perché si trattava di un gruppo ristretto.
Guardando l’interminabile lista dei cognomi, non ho potuto fare a meno di riconoscerne molti, avendo insegnato a Trani per almeno sedici anni: Bassi, Bovio, Cortellino, Di Lauro, Di Lergna (probabilmente oggi corrisponde a Di Lernia), Laurora, Marasciuolo, Ragno, Tortosa, Triglione, Verzicco. Alcune famiglie, come i Di Lergna e i Bassi, furono vittime di un vero e proprio eccidio: 23 per i Di Lergna, 15 per i Bassi. Erano gente del popolo, a quanto pare, ma i processi del dopo-assedio furono intentati solo contro quelli che avevano assassinato i “liberali”. E solo i nomi dei “liberali” restano commemorati nella lapide a loro dedicata in Piazza Libertà. Sugli altri è caduto l’oblio.
Non condivido il giudizio finale dell’Autore, secondo cui questo fatto di sangue, pur nella sua crudeltà, portò “aria nuova” a Trani, e alla fine contribuì a cambiarne la mentalità in senso unitario-risorgimentale. Con quello che si rivelò il Risorgimento per il Sud, c’è da mettere seriamente in discussione l’idea che fosse un progresso per tutti. Sappiamo bene, ormai, chi ne trasse vantaggio e chi ne fu soltanto vittima. Si può invece senz’altro condividere la sua conclusione che questo avvenimento così funesto fu per Trani “l’inizio di una decadenza che portò alla perdita del suo primato. Infatti, in seguito a ciò, si ebbe il trasferimento del capoluogo da Trani a Bari e la perdita di tanti privilegi, che ne avevano fatto, nel tempo, un centro di prestigio in Terra di Puglia.” (pag. 4).
Giovanni Romano
N.B: L'immagine di copertina non si riferisce all'assedio di Trani ma è la celebre incisione che mostra le donne parigine in marcia, all'assalto della reggia di Versailles.
