Probabilmente, nel momento in cui sarà pubblicato questo post, il Presidente della Repubblica sarà già stato eletto, e come da previsioni sarà l’On. Giorgio Napolitano. Nelle intenzioni del centrodestra, e specialmente di Berlusconi e Bossi, dovrebbe essere un presidente “diminuito” perché eletto con i soli voti del centrosinistra. In realtà, io credo, è una grossa occasione mancata per il centro-destra in un momento di tensioni particolarmente gravi all’interno e all’estero, quando era necessario recuperare un consenso e superare le logiche meschine di schieramento politico, ricomponendo almeno in parte gli strappi di una campagna elettorale troppo aggressiva.
D’accordo, si può tacciare il centro-sinistra di arroganza per aver voluto spingere a tutti i costi, sulle prime, la candidatura di D’Alema (anche se in politica spingere una candidatura spesso equivale a “bruciarla”). Tuttavia il nome di Napolitano era la migliore scelta possibile. Non soltanto dal punto di vista tattico (se si volevano creare tensioni nel centrodestra, lo scopo è stato raggiunto in pieno) ma anche da quello sostanziale. Una candidatura seria sia perché Napolitano, da non pochi anni, era fuori dai giochi di partito grazie alla sua carica di senatore a vita (anche lui, probabilmente, “giubilato” ai suoi tempi perché non allineato al 100% con la linea ufficiale del PCI), sia per il suo impeccabile curriculum come Presidente della Camera.
Eleggendo Napolitano entro i primi tre scrutini, il centrodestra sarebbe rientrato nel gioco politico e avrebbe dato un segnale importante di unità nazionale e senso dello stato. Quel che mi riesce difficile da capire, a parte la vivissima avversione personale di Berlusconi per il comunismo e i comunisti, è come mai egli abbia deciso di accodarsi supinamente alle posizioni della Lega, un partito marginale e in calo di consensi all’interno dello stesso centro-destra.
Affinità culturale? Probabile. Ma è proprio sulla cultura, sull’immagine, sulla tanto cruciale “egemonia” che si gioca la partita! Indubbiamente il centro-sinistra ha vinto ancora una volta su questo terreno, perché è riuscito nuovamente ad accreditare la propria immagine di “Partito degli Onesti” (o piuttosto dei Fabbricanti di Onestà, che non è la stessa cosa…). Tanto è stata martellante e insinuante la propaganda di sinistra, che non è praticamente possibile pensare a un cattolico come a una personalità credibile per la carica di Presidente della Repubblica. E i vecchi “galantuomini” liberali dello stampo di Croce o Einaudi appartengono ormai al passato.
Realisticamente, il centro-destra avrebbe dovuto scegliere la strada del male minore. Proprio la parte politica che sostiene di combattere le aberrazioni e le derive ideologiche e di sostenere la Patria doveva dimostrarsi in grado di preferire la persona, passando sopra all’ideologia, nell’interesse del Paese.
Un altro errore, in prospettiva molto più grave, ha commesso la premiata ditta Berlusconi & Bossi: disinteressandosi dell’elezione del Presidente, ha dimostrato di svilire e misconoscere una carica che invece sta riscuotendo sempre più consenso e popolarità tra il popolo italiano, vista come un polo di equilibrio in uno scontro avvelenato. L’elezione del Presidente, una volta trovato un nome ragionevolmente accettabile, non era questione di scontro con la sinistra. I terreni di scontro saranno altri, e il Polo fa malissimo a logorarsi e dividersi già da ora.
Giovanni Romano
D’accordo, si può tacciare il centro-sinistra di arroganza per aver voluto spingere a tutti i costi, sulle prime, la candidatura di D’Alema (anche se in politica spingere una candidatura spesso equivale a “bruciarla”). Tuttavia il nome di Napolitano era la migliore scelta possibile. Non soltanto dal punto di vista tattico (se si volevano creare tensioni nel centrodestra, lo scopo è stato raggiunto in pieno) ma anche da quello sostanziale. Una candidatura seria sia perché Napolitano, da non pochi anni, era fuori dai giochi di partito grazie alla sua carica di senatore a vita (anche lui, probabilmente, “giubilato” ai suoi tempi perché non allineato al 100% con la linea ufficiale del PCI), sia per il suo impeccabile curriculum come Presidente della Camera.
Eleggendo Napolitano entro i primi tre scrutini, il centrodestra sarebbe rientrato nel gioco politico e avrebbe dato un segnale importante di unità nazionale e senso dello stato. Quel che mi riesce difficile da capire, a parte la vivissima avversione personale di Berlusconi per il comunismo e i comunisti, è come mai egli abbia deciso di accodarsi supinamente alle posizioni della Lega, un partito marginale e in calo di consensi all’interno dello stesso centro-destra.
Affinità culturale? Probabile. Ma è proprio sulla cultura, sull’immagine, sulla tanto cruciale “egemonia” che si gioca la partita! Indubbiamente il centro-sinistra ha vinto ancora una volta su questo terreno, perché è riuscito nuovamente ad accreditare la propria immagine di “Partito degli Onesti” (o piuttosto dei Fabbricanti di Onestà, che non è la stessa cosa…). Tanto è stata martellante e insinuante la propaganda di sinistra, che non è praticamente possibile pensare a un cattolico come a una personalità credibile per la carica di Presidente della Repubblica. E i vecchi “galantuomini” liberali dello stampo di Croce o Einaudi appartengono ormai al passato.
Realisticamente, il centro-destra avrebbe dovuto scegliere la strada del male minore. Proprio la parte politica che sostiene di combattere le aberrazioni e le derive ideologiche e di sostenere la Patria doveva dimostrarsi in grado di preferire la persona, passando sopra all’ideologia, nell’interesse del Paese.
Un altro errore, in prospettiva molto più grave, ha commesso la premiata ditta Berlusconi & Bossi: disinteressandosi dell’elezione del Presidente, ha dimostrato di svilire e misconoscere una carica che invece sta riscuotendo sempre più consenso e popolarità tra il popolo italiano, vista come un polo di equilibrio in uno scontro avvelenato. L’elezione del Presidente, una volta trovato un nome ragionevolmente accettabile, non era questione di scontro con la sinistra. I terreni di scontro saranno altri, e il Polo fa malissimo a logorarsi e dividersi già da ora.
Giovanni Romano
1 commento:
Bellissima e lucida analisi
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