Ieri il TG2 delle 13 ha trasmesso un servizio su un gruppo di quattro hackers pescati dopo lunghe e laboriose indagini. "E' stato particolarmente difficile prenderli", ha commentato l'investigatore, "già è quasi impossibile prenderne uno, figuriamoci una banda organizzata come questa". Avevano defacciato e rovinato centinaia di siti tra le organizzazioni più in vista, anzi questo era il movente -ormai un ritornello- che hanno addotto per la loro impresa. Semplicemente la voglia di attaccare ciò che si distingue, quello che s'impone all'attenzione degli altri, dimostrare di essere i più forti, i più furbi e i più bravi. Come infantilismo, immaturità e teppismo non c'è male.
La vicenda si è conclusa con un finale da Libro Cuore: nonostante la condanna, i quattro hanno trovato lavoro proprio in alcune delle multinazionali da loro attaccate. Dove, non c'è bisogno di dirlo: nel settore della sicurezza informatica. Ritorna trionfante il mito dell'hacker come Robin Hood che combatte i cattivi Sceriffi della Rete. Un mito che il giornalista del TG2 si è ben guardato dal mettere in discussione.
Noi invece proviamo a farlo, e con una considerazione molto semplice: queste persone, all'apparenza tanto sfrontate nei confronti dell'autorità, hanno una fifa blu di violare i siti realmente pericolosi. Mai, ad esempio, si è visto un hacker che abbia violato il sito di una qualunque organizzazione legata ad Al Quaeda. Saranno stati cancellati o adulterati i discorsi del Papa o di Bush, mai quelli di Bin Laden o il video della decapitazione di ostaggi da parte dei terroristi islamici. A onta degli slogan politicamente corretti con cui questa gente va imbrattando i siti, mai hanno lasciato un messaggio di protesta o di rifiuto della violenza e del terrorismo in faccia ai terroristi veri. Sempre ideologia, mai umanità.
Si capisce subito il perché. Il Vaticano, la Casa Bianca o la Microsoft oltre più di una denuncia non possono fare. Ben altro è mettersi contro gente che, se tutto va bene, è capace di recapitare a domicilio una bomba, una coltellata o un colpo di pistola, senza contare le vendette contro il resto della famiglia.
Chiamateli pure eroi, se volete. E loro si considerino pure eroi, per quel che m'importa. Per me sono soltanto piccoli sporchi vigliacchi.
La vicenda si è conclusa con un finale da Libro Cuore: nonostante la condanna, i quattro hanno trovato lavoro proprio in alcune delle multinazionali da loro attaccate. Dove, non c'è bisogno di dirlo: nel settore della sicurezza informatica. Ritorna trionfante il mito dell'hacker come Robin Hood che combatte i cattivi Sceriffi della Rete. Un mito che il giornalista del TG2 si è ben guardato dal mettere in discussione.
Noi invece proviamo a farlo, e con una considerazione molto semplice: queste persone, all'apparenza tanto sfrontate nei confronti dell'autorità, hanno una fifa blu di violare i siti realmente pericolosi. Mai, ad esempio, si è visto un hacker che abbia violato il sito di una qualunque organizzazione legata ad Al Quaeda. Saranno stati cancellati o adulterati i discorsi del Papa o di Bush, mai quelli di Bin Laden o il video della decapitazione di ostaggi da parte dei terroristi islamici. A onta degli slogan politicamente corretti con cui questa gente va imbrattando i siti, mai hanno lasciato un messaggio di protesta o di rifiuto della violenza e del terrorismo in faccia ai terroristi veri. Sempre ideologia, mai umanità.
Si capisce subito il perché. Il Vaticano, la Casa Bianca o la Microsoft oltre più di una denuncia non possono fare. Ben altro è mettersi contro gente che, se tutto va bene, è capace di recapitare a domicilio una bomba, una coltellata o un colpo di pistola, senza contare le vendette contro il resto della famiglia.
Chiamateli pure eroi, se volete. E loro si considerino pure eroi, per quel che m'importa. Per me sono soltanto piccoli sporchi vigliacchi.
Giovanni Romano
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