E’ da tempo ormai che disprezzo il mio lavoro d’insegnante, il suo anonimato senza carriera, il suo magro stipendio, l’irrilevanza sociale e l’ipocrita retorica della “missione” predicataci da chi un’aula non l’ha mai vista e nemmeno ha intenzione di metterci piede. Ma un uomo coraggioso come il professor Robert Redeker mi ha restituito almeno in parte la fierezza per la dignità intellettuale del mio ruolo. Ha avuto il coraggio di parlare dove tanti cattedratici, cantautori, registi e giornalisti ben pagati preferiscono tacere o dire il falso per paura, conformismo o connivenza. Ha avuto il coraggio, lui laico, di difendere laicamente il Papa. Ha avuto il coraggio di andare contro le finzioni buoniste dominanti, che sono i migliori alleati dell’estremismo islamico.
Uno sconosciuto, appunto, nemmeno protetto dalla fama e dalle conoscenze altolocate di Oriana Fallaci, un bersaglio tanto più facile per gli integralisti musulmani che già si credono padroni dell’Eurabia... pardon, dell’Europa. E per questo tanto più coraggioso.
La risposta del sistema è stata immediata: il pugno e il bastone che non si lesinano contro questa categoria che Nietzsche definiva con disprezzo: “tenuta al guinzaglio moralmente e materialmente”. Quello del preside – presumibilmente minacciato anche lui – è comunque un gesto d’inqualificabile vigliaccheria.
Spero che altri Redeker abbiano il coraggio di rompere il muro dell’omertà e della paura. Al Professore auguro che qualcuno lo aiuti a trovare quanto prima un lavoro più consono alle sue doti e al suo coraggio.
Giovanni Romano