domenica 30 maggio 2010

La vita artificiale e la SS. Trinità

Oggi è la festa della SS. Trinità, e stranamente pensavo a cosa c'entra questa festa con la scoperta della cellula artificiale. Se l'uomo avesse davvero in pugno la creazione della vita (anche se si tratterebbe solo di "montare" elementi già esistenti, non di creare dal nulla, e questa non è una differenza di poco conto, come vedremo tra breve) allora Dio sarebbe superfluo perché avrebbe perso l'unica qualifica che Lo definisce realmente come tale: il creatore, la causa di tutto. Il sogno avvelenato di Prometeo sarebbe finalmente realizzato: scacciare gli dei e sedersi al loro posto.

Tuttavia c'è un altro aspetto che i positivisti a oltranza credo non prendano nemmeno in considerazione. L'uomo può programmare le creature che gli servono, ma può anche amarle? Si può amare un essere che non potrà dare nulla più di quanto gli è stato inserito, e dunque già noto? Se poi quella creatura serve per uno scopo e non è creata perché semplicemente esista, l'uomo-demiurgo non finirà per ritrovarsi prigioniero di un mondo dove non può accadere assolutamente più nulla?


E forse ho capito il valore straordinario della Trinità. Un Dio che fosse rigorosamente Uno, assolutamente solo, non potrebbe essere altro che un Dio di potere, e non amerebbe le sue creature. Al Dio cristiano invece non è bastato esistere per se stesso. In modo incommensurabilmente profondo ha voluto essere Più di Uno, ha voluto che lo scambio d'amore cominciasse da Sé. E solo così ha potuto creare liberamente delle creature che potessero amarLo.

Giovanni Romano

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