lunedì 31 maggio 2010

Manovra - Le occasioni perdute

La manovra economica ha destato, comprensibilmente, le proteste dell'opposione e dei ceti interessati. Particolarmente penosa la figura del ministro Bondi, che dopo scontri particolarmente aspri con l'"intellighentsia" nostrana, tutta allineata e coperta a sinistra, si è ritrovato "esautorato" all'interno dello stesso governo. In questo modo ha fatto la figura della marionetta nel Pdl senza guadagnarsi la stima dell'opposione, se mai il contrario.

Da qualche parte bisognava pur tagliare, ma ancora una volta il governo ha ripetuto l'errore storico della Democrazia Cristiana: aver totalmente sottovalutato la cultura e averne lasciato il monopolio a un'opposizione sempre più conformista e prevedibile. Eppure c'erano talenti da valorizzare, studi da pubblicizzare, ricerche da compiere per strappare il nostro paese dalla cappa di piombo del politically correct. Figure coraggiose come quella del regista Martinelli ("Il mercante di pietre") sono lasciate completamente sole. Il film "Katyn" di un regista della statura di Wayda è stato proiettato solo in otto, dicesi otto sale in tutta Italia! E dalla mattina alla sera sentiamo la sinistra che strilla alla censura! Se non si è disposti a combattere a viso aperto queste mistificazioni investendo in un pensiero alternativo, è inutile stracciarsi le vesti per "Draquila"!

Dall'altra parte una brutta figura l'hanno fatta i magistrati. E' chiaro che la proposta governativa di un taglio agli stipendi è un provvedimento apertamente punitivo, anche se questo andrebbe a colpire le indennità dei parlamentari che sono legate appunto alle retribuzioni dei magistrati. Tuttavia mi è dispiaciuto vedere le toghe difendere tanto accanitamente i propri stipendi e non chiedere, come tante volte hanno fatto, che vengano assegnati più fondi e strutture agli uffici giudiziari, anche a costo d'investirvi i risparmi nelle proprie retribuzioni. Capisco che è un sacrificio duro, ma se l'avessero almeno chiesto sarebbero stati un grande esempio per il resto del paese.

Giovanni Romano

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