Ieri sera mi è capitato di ascoltare la parte conclusiva di un'intervista a Giuliana Sgrena nella trasmissione "Farenheit" di Radio3. L'autrice presentava il suo ultimo libro, "Il ritorno". L'argomento, ovviamente, è il ritorno della giornalista a Baghdad a cinque anni dal suo rapimento, con le sue impressioni, i suoi giudizi, le sue valutazioni sulla situazione attuale.
Ho ascoltato solo l'ultima parte, lo ripeto, e quindi non so cosa avesse detto prima. Fatto sta che l'ho sentita parlare molto sull'oppressione delle minoranze (i curdi, gli sciiti, i caldei, i persiani), ma non ha speso nemmeno una sillaba sugli attacchi e le persecuzioni contro i cristiani iracheni.
Se il libro parla solo di Baghdad può darsi che la situazione sia migliore che a Mosul, e nel nord dell'Iraq, ma questo assordante silenzio non mi è piaciuto per nulla.
Giovanni Romano
Ho ascoltato solo l'ultima parte, lo ripeto, e quindi non so cosa avesse detto prima. Fatto sta che l'ho sentita parlare molto sull'oppressione delle minoranze (i curdi, gli sciiti, i caldei, i persiani), ma non ha speso nemmeno una sillaba sugli attacchi e le persecuzioni contro i cristiani iracheni.
Se il libro parla solo di Baghdad può darsi che la situazione sia migliore che a Mosul, e nel nord dell'Iraq, ma questo assordante silenzio non mi è piaciuto per nulla.
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