Avevo scelto questa foto come immagine di copertina per il mio profilo Facebook, aggiungendovi una bella meditazione di Benjamin Franklin:
Con benevola ironia, un mio amico ateo mi ha risposto con un'altra immagine:
Sul momento ho pensato che il mio amico avesse ragione. Forse guardando il cielo guardiamo solo la proiezione di noi stessi, ma in realtà non c'è cosa stabile nell'intero universo, e le stelle meno di tutti... È illusorio aggrapparsi a segni che sono pura apparenza.
E poi, qualche ora dopo, chissà come mi è venuto in mente un versetto del Vangelo di Marco (13,31) che mi ha quasi fatto sobbalzare, tanto rispondeva a questa sfida con un'altra sfida:
Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
Fino a quel momento non avevo colto la profondità e la radicalità della pretesa di Cristo. Chi è costui che non ha avuto paura di sfidare nemmeno le stelle cadenti, anzi l'intero universo, tutto il tempo e tutto lo spazio? O è una pretesa assolutamente folle, insensata, fatta da uno sconosciutissimo ex falegname che si era autonominato maestro, oppure la risposta è proprio lì, nell'affermazione sicura e pacata di una Presenza che non verrà mai meno, di una verità che niente potrà mai distruggere, nemmeno la caduta delle stelle. Arrivare a dire quelle parole significa affermare di essere né più né meno che il centro di tutto l'universo. Significa dichiarare di essere più essenziale per l'uomo che le stelle e il cosmo. Il cielo e la terra possono passare - e passeranno - ma la Sua presa sul cuore e sul destino dell'uomo non passerà.
Per questo è sbagliato, secondo me, che la Chiesa oggi parli continuamente di "sfide", quasi che queste vengano dal mondo e la costringano spesso sulla difensiva, o a pietosi adattamenti. No, è la Chiesa a dover sfidare il mondo con la sicurezza di Uno che non ha avuto paura nemmeno delle stelle cadenti.
Giovanni Romano
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