giovedì 22 maggio 2014

Hannah Arendt e Rita Levi Montalcini (una correzione)

Di recente mi sono imbattuto sul sito di Culturacattolica.it in un aneddoto molto interessante sulla vita della grande pensatrice ebrea Hannah Arendt:

Al ritorno da Gerusalemme, nel 1962 [dove aveva assistito al processo contro Eichmann, esperienza da cui sarebbe nato il suo libro più celebre, "La banalità del male", N.d.R.], la Arendt si mette alla macchina da scrivere giorno e notte, tra montagne di fascicoli processuali e una sigaretta dietro l’altra (letteralmente). Un mattino il marito, vedendola al lavoro, sta per uscire di casa in punta di piedi. Hannah lo raggiunge sull’uscio per rivolgergli un curioso e dolce rimprovero: «Come puoi lasciarmi così, senza un bacio e un buffetto?». Lui: «Non si disturbano i grandi filosofi mentre pensano». La risposta di lei non si fa attendere: «Ma senza bacio non riescono a pensare!» (Link).

Mio malgrado, ho paragonato queste parole a quel che disse Rita Levi Montalcini in occasione del suo centesimo compleanno:

Il corpo faccia quel che vuole, io sono la mente. (Link).

Queste parole, pur comprensibili alla luce della cecità progressiva che colpiva la scienziata, mi hanno sempre dato l'impressione di una grande freddezza, quasi di arroganza. Qui si tocca con mano la distanza che separa l'umanesimo dallo scientismo. Con tutto il rispetto per l'osannatissima Levi Montalcini, se dovessi prendere posizione tra le due sceglierei senz'altro Hannah Arendt. Il suo è un pensiero che non riduce l'uomo all'attività puramente intellettuale, un pensiero che non ha bisogno di censurare né di disprezzare niente. Per la Levi Montalcini l'umano era solo materiale biologico da manipolare (da qui le sue battaglie per l'aborto e la fecondazione artificiale); al contrario la Arendt non ha mai perso di vista che il punto di partenza per conoscere la realtà è l'affettività, la ricchezza e l'approfondimento delle relazioni umane, non la loro eliminazione. E se dovessi dire quale delle due lascerà al mondo l'eredità spirituale più profonda, ricca e duratura indicherei senza esitazione Hannah Arendt.

Giovanni Romano

P.S: Di recente mi sono imbattuto in un'altra citazione della Montalcini che corregge in parte l'impressione negativa che mi avevano fatto le sue parole di cui sopra. La frase è questa:

Rare sono le persone che usano la mente.
Poche coloro che usano il cuore
e uniche coloro che usano entrambi.

Questo rende senz'altro giustizia alla scienziata italiana, ma credo che la semplicità di cuore (che forse porta a usare bene anche la mente) è più diffusa di quanto lei pensasse.

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