sabato 24 dicembre 2016

Si, il popolo ha bisogno di eroi

In queste ore durissime, nell'imminenza di feste natalizie piu` che mai a rischio per il fanatismo e la crudelta` dei terroristi islamici, sono state sollevate molte polemiche sulla decisione di divulgare i nomi e le fotografie di Luca Scatà e Christian Movio, i due agenti che hanno affrontato e ucciso a Sesto San Giovanni Anis Amri, il macellaio di Berlino. Averli tanto esaltati come eroi, si e` detto, li ha esposti sconsideratamente alle rappresaglie jihadiste.

Anche ammettendo che si sia trattato di un errore dovuto a imprevidenza o dilettantismo, sono polemiche sterili perche` ormai il danno e` fatto. E in ogni caso c'e` poco da dubitare che i terroristi sarebbero prima o poi venuti a sapere la loro identita` anche se non fosse stata rivelata. Non dimentichiamo come venne profanata la tomba di Francisco Javier Torrontera, un agente delle forze speciali spagnole caduto nell'assedio agli attentatori di Madrid nell'aprile del 2004 (vedi  questo link).

Quello che preoccupa forse piu` delle rappresaglie islamiche e` questa atmosfera di pavidita` e di rassegnazione, quasi che avessimo a scusarci di avere eliminato un assassino per paura di attirarci addosso una vendetta che verra` comunque e che nessuna sottomissione varra` a evitare. Tanta vilta` morale finisce per sminuire il valore del gesto di chi ha affrontato e vinto il terrorista a rischio della propria vita.

Pur con tutti i rischi del caso, in un certo senso e` stato bene aver diffuso i volti e i nomi dei due agenti. E` stato un segnale inequivocabile di avvertimento ai terroristi: in Italia ci sono persone disposte ad affrontare la minaccia, che sono pronte a "metterci la faccia", uomini di fronte alle quali nessun jihadista puo` illudersi di cavarsela a buon mercato. Contrariamente a quel che pensava il borghesissimo Bertholt Brecht, un popolo ha bisogno di eroi, e ne ha bisogno piu` che mai ora, quando lo scopo preciso dei terroristi e` quello di renderci muti, spaventati, disposti a nascondere la nostra identita` e le nostre convinzioni, gia` schiavi nello spirito in attesa di essere incatenati anche nel corpo. Come ha scritto quasi profeticamente l'agente Scatà, "la paura e` una reazione, il coraggio e` una scelta". Reagire e` il primo passo per liberarci dalla soggezione e dalla sottomissione.

Per questo il mio ringraziamento personale, e quello di milioni di italiani non ancora rimbambiti dal buonismo, va a Luca Scatà e Christian Movio con i migliori auguri di Buon Natale e Felice Anno Nuovo!

Giovanni Romano

martedì 20 dicembre 2016

La psicopolizia del Web

Riporto qui la lettera che scrissi ad Avvenire il 21 Novembre scorso in merito alle polemiche suscitate dalla vittoria di Donald Trump e alle insinuazioni (condivise anche da Avvenire, sembra di capire) che fosse stata propiziata dalla diffusione di notizie false propalate ad arte per screditare la Clinton. Ora, a parte tutta la pesantissima campagna di denigrazione contro Trump e il suo elettorato sulla quale il quotidiano della CEI non ha speso nemmeno una parola, il rimedio prospettato dall'articolista mi sembra peggiore del male. Ecco il mio testo:

Spett.le Redazione,
ho letto con interesse il pezzo di Gilio Rancilio datato sabato 19 novembre, e devo dire di avere alcune riserve tanto sul merito quanto sul metodo. I contenuti sono ovviamente inoppugnabili, ma il tono generale dell’articolo sembra insinuare che Trump sia stato eletto in buona misura grazie alla diffusione di menzogne propalate ad arte contro la Clinton. Peccato che anche l’ex presidente Obama abbia fatto un uso intensivo dei social networks in occasione di entrambe le sue campagne elettorali senza che nessuno abbia trovato nulla da eccepire.

Ancora meno condivisibile, secondo me, è l’aver accennato senza apparenti obiezioni ai “poliziotti del web”. Ma chi controlla i controllori? Chi garantisce che questo controllo non diventi una psicopolizia per imporre il pensiero unico “politically correct”? Quanto sono realmente imparziali strumenti come il software elaborato in 36 ore dai quattro studenti di Princeton o la “mappa contro l’intolleranza” di cui parlò La Stampa del 15 gennaio 2014 che in realtà può trasformarsi in un pericoloso strumento di schedatura? (ne ho scritto sul mio blog, questo è il link abbreviato: http://tinyurl.com/hmztccd). Come mai su Facebook o Twitter si viene immediatamente bannati se si critica l’omosessualismo, ma le bestemmie “rispettano gli standard della comunità”? Come mai la Apple ha tolto dal proprio store la Dichiarazione di Manhattan dove le confessioni cristiane difendevano il matrimonio tra l’uomo e la donna? Sarebbero questi i poliziotti del Web o piuttosto i suoi carcerieri?

Purtroppo condivido in pieno la conclusione: ormai la verità non interessa più anche quando viene conosciuta. Ma mi chiedo se un articolo come quello di Rancilio sarebbe stato pubblicato se avesse vinto la Clinton. Consentitemi di dubitarne.

Distinti saluti,
Giovanni Romano