Sul
sito Oggiscuola.it è comparso ieri
un intervento del garante per
l’infanzia e l’adolescenza della Regione Calabria, Antonio
Marziale, che ha annunciato come il ministro dell’Istruzione Fedeli
abbia dato il via libera alle visite psicologiche obbligatorie per i
docenti al fine di accertarne l’idoneità in modo che siano evitati
episodi di maltrattamenti specialmente ai danni dei bambini. Com’egli
stesso ha dichiarato provvederà a emanare immediatamente le linee
guida. E nel frattempo -particolare significativo- quella pagina ha
ricevuto oltre 3 milioni di visite, nonostante sia appesantita da una pubblicità invasiva e insopportabile.
Salvaguardare i più piccoli è fuori discussione, ma nel discorso del dott. Marziale ci
sono dei particolari che colpiscono sfavorevolmente. Prima di tutto i
toni brutali e offensivi con cui ha parlato degli
insegnanti e di chiunque avesse mosso critiche alla sua idea. Non si
riesce a farci l’abitudine: mentre i riconoscimenti alla categoria
-quando ci sono- sono solo e soltanto verbali, le minacce, il pugno e
il bastone sono concreti e immediatamente operativi. Secondo, è troppo comodo l’aver
affrontato il problema in chiave esclusivamente repressiva (cito testualmente: “chi ha
a che fare con loro [i bambini, N.d.R:] quotidianamente non può’
permettersi il lusso di scaricare le proprie frustrazioni
maltrattandoli. Chi lo fa deve cambiare mestiere, anzi bisogna
farglielo cambiare”) senza minimamente preoccuparsi di cercare le
cause del burn-out né
tantomeno offrire rimedi credibili.
Non
una parola, non un moto di solidarietà ha speso questo burocrate,
né i
suoi colleghi, né lo
stesso ministro sugli insegnanti minacciati, derisi e anche picchiati
in troppi istituti, con
particolare riferimento ai professionali. Non sa o non gl’importa
sapere cosa significhi andare
un giorno dopo l’altro in classi cattive, incontrollabili, violente
dove il docente è come un cane alla catena che non può ne fuggire
né attaccare a sua volta. Non un accenno alle famiglie che arrivano
fino alle percosse anche
contro i presidi se i loro pargoli non vengono lisciati, vezzeggiati
e soprattutto promossi anche
se sono più ignoranti di un’ameba. Tutte
le responsabilità, come al solito, vengono scaricate sulle spalle
degli insegnanti che adesso si troveranno a dover subire una
vessazione in più.
Queste
visite psicologiche obbligatorie, infatti, a parte che
probabilmente saranno a
carico dei docenti, così
come sono state intese verranno
svolte in un’ottica di sospetto e ostilità, non di aiuto. Il
dott. Marziale può stare certo fin da ora che almeno il
60% degli insegnanti oggi
cambierebbe mestiere se ne avesse la possibilità, senza aspettare i suoi comandi!
Ma questo è impossibile per la politica di deliberato impoverimento della classe media che
per mancanza di alternative economiche è
condannata a fornire carne da cannone
alla scuola.
Eppure
altri sistemi meno professionalmente degradanti ci sarebbero, solo
che lo stato si guarda bene dal prenderli in considerazione. Ad
esempio, un anno sabbatico ogni 5-6 anni di lavoro (cfr. Giovanni
Pacchiano, “Di scuola si muore”,
Feltrinelli 1998) in cui il docente dovrebbe svolgere altre mansioni
che comunque gli diano respiro dalla cattedra. Oppure l’eliminazione
delle “classi pollaio” di 28-32 alunni per creare gruppi più
piccoli e più facilmente controllabili (sembra davvero incredibile
che dopo l’entrata in ruolo di 100.000 nuovi docenti il problema
non sia stato nemmeno lontanamente risolto).
C’è
inoltre un pericolo sottile e non dichiarato in questo controllo
psicologico: assicurarsi che tutti i docenti la pensino allo stesso modo, che
tutti si conformino ai dettami del politicamente corretto. La scuola
ormai non è più un veicolo di diffusione della cultura -se mai
lo è stata- ma un mezzo di controllo sulle menti e uno strumento di
manipolazione sociale (ecco perché la dilatazione incontrollata del
tempo-scuola è un mezzo per allontanare i figli dalle famiglie
consegnare i loro cervelli all’ammasso). Come nell’URSS di
Brezhnev, chiunque si azzardi a pensare in proprio è un pazzo da ricoverare in manicomio. Forse l’insegnante veramente pericoloso, agli occhi
della burocrazia ministeriale, non è soltanto quello che picchia gli
alunni ma quello che legge, si informa e non la beve.
Giovanni Romano