martedì 4 giugno 2019

Il doppio sbaglio di Simone Pillon



Due sono gli errori che Simone Pillon, deputato leghista e cattolico non pentito, ha commesso quando ha pubblicamente dichiarato di voler pregare per l'anima di Vittorio Zucconi. La Rete – questo mostro politicamente corretto dalle diecimila teste – lo ha immediatamente e selvaggiamente linciato. Non sto qui a riportare i commenti, uno più meschino e spregevole dell'altro, anche se ci sarebbe molto da riflettere sulla hybris di un mondo che oramai si crede autosufficiente. Il minimo che si possa fare è dar ragione a George Orwell, quando scrisse in Reflections on Gandhi (onestamente, dal suo punto di vista) che tra l'ateo e il credente non ci può essere incontro né mediazione.

L'errore di Pillon è stato duplice, e paradossalmente in entrambi i casi è andato contro il Vangelo. In primis perché non ha tenuto conto della discrezione nella preghiera, (Mt 6, 5-6) specialmente nei riguardi dei non credenti e della loro superbia. Il secondo è la raccomandazione di non dare le cose sante ai cani e non gettare le perle davanti ai porci (Mt 7, 6). Non avevo mai capito prima d'ora questo versetto, ma la reazione al post di Pillon non poteva spiegarmelo meglio.

Quanto a me, ho seppellito Zucconi a ciglio asciutto. Una persona arrogante, un superbo estremamente intollerante e violento contro chi non la pensava come lui, non merita né le mie preghiere né tantomeno il mio rimpianto. Dovunque sia o non sia adesso, è andato al posto che si è scelto (cfr. At 1, 25), e lì rimanga!

Giovanni Romano

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