Due
sono gli errori che Simone Pillon, deputato leghista e cattolico non
pentito, ha commesso quando ha pubblicamente dichiarato di voler
pregare per l'anima di Vittorio Zucconi. La Rete – questo mostro
politicamente corretto dalle diecimila teste – lo ha immediatamente
e selvaggiamente linciato. Non sto qui a riportare i commenti, uno
più meschino e spregevole dell'altro, anche se ci sarebbe molto da
riflettere sulla hybris di un
mondo che oramai si crede autosufficiente. Il minimo che si possa
fare è dar ragione a George Orwell, quando scrisse in Reflections
on Gandhi (onestamente, dal suo
punto di vista) che tra l'ateo e il credente non ci può essere
incontro né mediazione.
L'errore
di Pillon è stato duplice, e paradossalmente in
entrambi i casi è andato contro il Vangelo.
In primis perché non ha tenuto conto della discrezione nella
preghiera, (Mt 6, 5-6) specialmente nei riguardi dei non credenti e
della loro superbia. Il secondo è la raccomandazione di non dare le
cose sante ai cani e non gettare le perle davanti ai porci (Mt 7, 6).
Non avevo mai capito prima
d'ora questo versetto, ma la reazione al post di Pillon non poteva
spiegarmelo
meglio.
Quanto
a me, ho seppellito Zucconi a
ciglio asciutto. Una persona arrogante, un superbo estremamente
intollerante e violento contro chi non la pensava come lui, non
merita né le mie preghiere né tantomeno il mio rimpianto. Dovunque
sia o non sia adesso, è andato al posto che si è scelto (cfr. At 1,
25), e lì rimanga!
Giovanni
Romano
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