Mi è capitato di vedere scritto in un meme di Facebook:
“Non disperare mai. Nessuna situazione è senza uscita, pensa agli astici nei serbatoi delle cucine del Titanic”.
Come già nella favola della volpe e dell’uva, l’esempio non è del tutto pertinente. È vero che probabilmente quei poveri astici saranno riusciti a scappare dalle vasche, ma può ben darsi che il sollievo sarà stato soltanto temporaneo. Prima di tutto, l’acqua dell’oceano è ben piu’ gelida di quella delle vasche, una temperatura alla quale gli astici certamente non erano abituati, e già quello sarebbe bastato a farli morire. In secondo luogo il Titanic è affondato in una fossa di 4.000 metri, e se avrà trascinato a fondo anche gli astici, questi saranno morti per la pressione dell’acqua, in un ambiente dove non potevano vivere. Infine, anche se gli astici fossero riusciti a uscire dalle vasche e nuotare in pieno oceano (cosa altamente improbabile, le vasche dovevano essere chiuse) non sarebbero stati in grado di nuotare per centinaia e centinaia di miglia fino ad arrivare alle acque poco profonde che sono il loro habitat (circa 50 metri al massimo), e quindi sarebbero morti, paradossalmente, per sfinimento e annegamento.
Una liberazione solo apparente, quindi. Ecco perché diffido di tanti messaggi “motivazionali”. La realtà è amara, molto più amara di quanto pensiamo, e tanto vale affrontarla com'è, senza illusioni. Una scialuppa a portata di mano è meglio di qualsiasi discorso d’incoraggiamento.
Giovanni Romano
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