venerdì 10 ottobre 2025

Il ciclismo salutista che non aiuta la mobilità urbana



Per due anni ho fatto il pendolare in auto tra Corato e Ruvo di Puglia. Percorrevo la strada provinciale 231, ex SS 98, e mi capitava spesso di imbattermi in ciclisti, da soli o in gruppo, attrezzati di tutto punto su biciclette da corsa, con tute e caschi degni del Tour De France.

Confesso che più di una volta mi hanno reso la vita difficile, specialmente quando li ho trovati in gruppo nei pressi di una assurda, pericolosissima strettoia alle porte di Ruvo a causa di lavori mai completati. Ma non è di questo che voglio parlare. Piuttosto, mi colpiva una riflessione: quanti di questi attrezzatissimi ciclisti usano la bici come strumento normale di spostamento all'interno della città, come invece avviene in Emilia Romagna? Praticamente nessuno. Molti di loro - c'è da scommetterci - nella vita quotidiana li ritroviamo al volante di ingombranti SUV.

E allora, a che serve questa forma di ciclismo se non in senso salutista e/o per turismo sulle vie di campagna? Proprio come le "biciclettate", è una forma di uso della bicicletta che purtroppo non ha nessuna incidenza sulla mobilità urbana perennemente intasata dalle auto, e non aiuta in nessun modo l'ambiente.

Giovanni Romano

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