sabato 2 giugno 2007

La sconfitta della leonessa e la vittoria della pecora


Ricordo che, in occasione delle prime elezioni irachene, "Il Giornale" o "Libero" pubblicarono la foto di una ragazza irachena, che a me sembrò bella quanto la Statua della Libertà. Era la vittoria della gente comune contro i terroristi, contro le intimidazioni della guerriglia (che qualcuno qui in Italia si ostina a chiamare "resistenza"), contro il disfattismo e l'ignavia dei nostri intellettuali. Una foto splendida, il sorriso di chi si è visto negare per tantissimo tempo i diritti politici dalla dittatura di Saddam Hussein. E al tempo stesso anche una vittoria politica per il governo Berlusconi, che aveva voluto l'intervento in Iraq, sfidando l'impopolarità.

Dopo nemmeno tre giorni, ecco la mazzata: il rapimento di Giuliana Sgrena, con tutte le ansietà annesse e connesse, con tutto il battage mediatico contro il governo, con la fine tragica che ognuno sa. Il tempismo del rapimento, la scelta accurata dell'obbiettivo, la parte politica cui apparteneva, fanno pensare che la mente del sequestro non fosse in Iraq ma in Italia, e doveva essere una mente perfettamente informata della nostra situazione politica, in grado di colpire il governo proprio là dov'era più debole, sul fronte dell'immagine.

Dal momento che la guerra che oggi si combatte è anche simbolica e mediatica, per il governo Belusconi si poté parlare di sconfitta completa. I filmati della Sgrena in ostaggio riuscirono a cancellare completamente la foto della ragazza irachena vittoriosa.

Eppure la voglio pubblicare lo stesso, per ricordare che, in fondo, forse ne valeva la pena. Chissà che fine avrà fatto quella ragazza, se non sarà stata uccisa in qualche vendetta settaria o sventrata in qualche attentato, o avvelenata da una bomba al cloro. Le auguro buona fortuna, il suo sorriso e il suo coraggio (così come il coraggio di tutto il popolo iracheno, un coraggio forse tradito) meritano di essere ricordati.

Giovanni Romano

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