domenica 17 maggio 2009

Le code, le mosche e l'eutanasia

Non avevo mai riflettuto a una piccola frase di George Orwell, un breve inciso nel racconto “La fattoria degli animali”. E’ una riflessione di Benjamin l’asino, il bastian contrario e lo scettico della compagnia, probabilmente il personaggio con cui Orwell stesso si è identificato. “Diceva che il buon Dio aveva dato agli asini la coda per scacciare le mosche, ma sarebbe stato meglio che non fossero esistite né mosche né code”.

Quando ci ho ripensato ho avuto come un lampo: un ragionamento come questo porta dritto filato all’eutanasia. E perché? Perché il meccanismo mentale è lo stesso: non prendo più posizione davanti a un problema, non accetto più il dato di realtà, semplicemente lo elimino. Certo un mondo senza mosche forse è più comodo e richiede meno sforzi, ma così facendo ho eliminato senza accorgermene un aspetto della realtà, l’ho impoverita (senza contare che le mosche, se non altro, servono come cibo a decine di specie animali e persino alle piante carnivore). E se comincio a togliere di mezzo le mosche, chi può dire dove mi fermerò? A forza di eliminare quello che non mi va, cosa mi resterà tra le mani? E quello che mi resterà avrà veramente gusto?

Giovanni Romano

2 commenti:

Giulio ha detto...

Caro Giovanni condivido la tua intuizione, spesso alcune metafore fanno brillare alcune idee nutrite da tempo. Non accetto l'eutanasia, che nel passato a portato orrori indescrivibile. Ma vale la pena riflettere sull'accanimento terapeutico. A tal proposito vorrei un tuo parere su una banale riflessione fatta nell'estate scorsa nell'ospedale di Rimini, vedi: http://ragioneimmaginazione.blogspot.com/search/label/bioetica.
Ciao a risentici
Giulio

La voce dal vicolo ha detto...

Sull'accanimento terapeutico e sull'eutanasia basta leggere quanto scrive il Catechismo della Chiesa Cattolica agli articoli 2277-2279.

Ho però l'impressione che ti sia sfuggito l'essenziale del mio post, che non era discutere di accanimento terapeutico ma poneva una domanda ben più importante: se anche riuscissimo a eliminare tutto quello che ci dà fastidio o ci procura dolore saremo automaticamente felici, o piuttosto saremo più deboli, più vuoti, meno capaci di resistere alle contrarietà? Quanto gusto ha un mondo interamente prevedibile perché interamente pianificato da noi?

Non è una domanda oziosa. Come mai il tasso di suicidi è in genere più alto nelle regioni e nelle nazioni a più elevato benessere?

Quanto al link che mi hai inviato, l'ho letto con attenzione e risponderò direttamente sul tuo blog non appena possibile.

Cordialmente,

Giovanni Romano