Da qualche giorno ospitiamo una tartaruga acquatica. Come ogni anno mia sorella è andata in vacanza e ce l'ha lasciata. La conosciamo ormai da anni, ora è cresciuta e sta veramente a stento dentro il suo acquario. Il suo habitat sono gli stagni e le acque correnti, non la bacinella in cui siamo costretti a tenerla. In quello spazio stretto fino all'allucinazione, la sento sbattere ciecamente dalla mattina alla sera, fa "tum-tum" come il pulsare agitato di un cuore, tanto che si sente perfino dalle stanze vicine.
Se fossi in lei sarei già impazzito. Sta sul fondo di una vaschetta che la continene a malapena. Non può vedere niente davanti a sé, e deve guardare in alto torcendo penosamente il collo. E' immersa nell'acqua puzzolente dei gamberetti (mio padre gliene mette sempre troppi) e dei suoi stessi escrementi. Per questo sbatte, sbatte, sbatte con sforzi disperati cercando di issarsi e di affacciarsi sull'orlo. Una volta c'è persino riuscita, avevo paura che si rovesciasse sul dorso ma è rimasta lì, forse poi non ce l'ha fatta ed è ritornata giù, per continuare a sbattere ciecamente come prima.
Quella lotta continua e disperata mi fa una pena e una rabbia da non dirsi. Vedere quell'agonia senza senso mi ha completamente guarito dal desiderio di possedere animali. Quante esistenze sono simili a quelle della tartaruga, costrette dentro un buco, che si affannano e sbattono ciecamente sul fondo senza mai potersi affacciare alla vita, senza mai vedere cosa c'è oltre!
Giovanni Romano
Giovanni Romano
Nessun commento:
Posta un commento