mercoledì 5 agosto 2009

Il Venezuela, paradiso dei forcaioli di sinistra

Riporto integralmente la nozia pubblicata dal quotidiano "Avvenire" a pag. 16 del 1 agosto, e naturalmente da parecchi altri giornali, sull'ennesimo attentato alla libertà di espressione in Venezuela:

Venezuela, giro di vite sui giornalisti «La libertà di espressione non è sacra»


LIMA.
«La libertà di espressione non è la libertà più sacra che c’è». Parola del ministro venezuelano dei Lavori pubblici, Diosdado Cabello, responsabile del Consiglio nazionale delle telecomunicazioni (Conatel). È di nuovo bufera in Venezuela, dopo la presentazione in Parlamento di una Legge speciale sui reati dei mezzi di comunicazione. Se venisse approvata la norma, giornalisti e commentatori (ma anche intellettuali o esperti intervistati) rischieranno il carcere per manipolazione o falsificazione di notizie, diffusione di informazioni che provocano «grave alterazione alla tranquillità» o alla «morale pubblica». Il polemico testo è stato proposto dal Procuratore generale, Luisa Ortega Díaz, come uno strumento per frenare «l’esercizio abusivo della libertà di informazione e opinione». Il governo di Hugo Chavez approva, convinto della necessità di mettere fine al presunto «avvelenamento» della società fomentato da alcuni mezzi. Le pene andranno da sei mesi a quattro anni e potranno colpire giornalisti e proprietari di tv, radio e quotidiani che diffondono notizie che causano panico, provocano danni allo Stato venezuelano, infondono timore o promuovono l’odio. Per l’opposizione l’obiettivo è chiaro: Chavez vorrebbe imbavagliare la stampa più critica.
Anche l’Ordine nazionale dei giornalisti rigetta il progetto e teme la censura: denunce, parodie o polemiche potranno essere penalizzate? Per Teodoro Petkoff, direttore del quotidiano “TalCual” (molto critico con Chávez), si tratta della «proposta legislativa più brutale della storia contemporanea del Paese». (
Mi.Co.)


Il comportamento del governo Chavez non meraviglia ormai più. Meraviglia piuttosto il completo silenzio della sinistra, che strilla istericamente alla "censura" in Italia, ma non trova nulla da dire contro questa grave e aperta violazione della libertà. Ma non avevano detto proprio loro che un attacco alla libertà in un paese è un attacco contro tutti gli altri?


Quello che mi rivolta veramente è il razzismo etico dietro questa vicenda. Quando la censura viene da sinistra, tutto è permesso e si permette tutto. Dove sono i pacifisti, dove sono i no-global, dove sono le anime belle che espongono la bandiera della pace? Zitti, muti. Ma se condonano le violazioni della libertà in Venezuela, da un lato non hanno nessun titolo per criticare Berlusconi che non ha fatto chiudere nessun giornale e nessuna TV, dall'altro dimostrano la loro connivenza morale con un regime sempre più dispotico e pericoloso, e se non lo condannano apertamente danno a vedere che se andassero al potere anche loro farebbero lo stesso.


E gli intellettuali di destra, cosa dicono? E' vero che contro di loro vale la più bieca censura mediatica, ma non mi sembra che nemmeno da quella parte si siano fatti particolarmente sentire. Segno che in Italia la libertà non interessa a nessuno, né a destra né a sinistra. Questo silenzio dà la piena misura di quanto sia provinciale la nostra vita culturale e politica, e ci rivela che la vera censura è in mano alla sinistra dal punto di vista ideologico, e si mantiene grazie anche all'indifferenza dei loro inconsistenti avversari.


Giovanni Romano

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