Da mesi ormai sentiamo parlare di
spread. Da conoscenza esoterica, per pochi iniziati di Borsa, è
diventato il nostro pane quotidiano, il nostro termometro, il
misuratore della nostra felicità o – più di frequente - il
termometro delle nostre angosce per il futuro. È stato usato e
manipolato mediaticamente come arma contro il governo Berlusconi (la
sua improvvisa, anomala salita è stato uno dei grimaldelli che hanno
fatto saltare il governo), è diventato come il DoomsdayClock, l'orologio
che misura la distanza dell'umanità da una catastrofe nucleare. Più
sale, più dovremmo stare peggio; più scende, più la nostra
economia dovrebbe andare meglio, o, a essere sinceri, limitarsi a non
peggiorare.
Ma
come mai, mentre lo spread ci viene cucinato in tutte le salse dai
media, nelle cucine reali di troppi italiani c'è sempre meno da mangiare?
Sembra di vivere nell'atmosfera di mistificazione totale che
imperversava nel capolavoro di George Orwell La fattoria
degli animali: quando i maiali
avevano ormai consolidato definitivamente il loro potere e ridotto
gli altri animali a una vita di stenti, il propagandista, Clarinetto,
ogni domenica li convocava in assemblea e leggeva lunghi elenchi di
statistiche sull'aumento della produzione di energia elettrica, di
fieno, di frutta, di attrezzi agricoli, di sementi, di concimi... “ma
c'erano delle volte in cui gli animali avrebbero desiderato meno
cifre e più cibo”.
Ogni commento è
superfluo.
Giovanni Romano
4 commenti:
Ti ho linkato.
E' proprio così. Lo spread non si mangia.
E' una invenzione delle culture dominanti. Un grimaldello mediatico che, fatto il suo gioco, finirà presto nel dimenticatoio...
Ciao, vienimi a far visita:
http://topenz.wordpress.com
Non si mangia. Confermo.
Verrò volentieri.
«…La conversione è passare dal puntare l’occhio su di sé al puntare l’occhio su Cristo…»
[don Giussani]
Buona Quaresima, con tutto il cuore (di pizza)!
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