venerdì 17 febbraio 2012

Ma lo spread è roba che si mangia?


Da mesi ormai sentiamo parlare di spread. Da conoscenza esoterica, per pochi iniziati di Borsa, è diventato il nostro pane quotidiano, il nostro termometro, il misuratore della nostra felicità o – più di frequente - il termometro delle nostre angosce per il futuro. È stato usato e manipolato mediaticamente come arma contro il governo Berlusconi (la sua improvvisa, anomala salita è stato uno dei grimaldelli che hanno fatto saltare il governo), è diventato come il DoomsdayClock, l'orologio che misura la distanza dell'umanità da una catastrofe nucleare. Più sale, più dovremmo stare peggio; più scende, più la nostra economia dovrebbe andare meglio, o, a essere sinceri, limitarsi a non peggiorare.

Ma come mai, mentre lo spread ci viene cucinato in tutte le salse dai media, nelle cucine reali di troppi italiani c'è sempre meno da mangiare? Sembra di vivere nell'atmosfera di mistificazione totale che imperversava nel capolavoro di George Orwell La fattoria degli animali: quando i maiali avevano ormai consolidato definitivamente il loro potere e ridotto gli altri animali a una vita di stenti, il propagandista, Clarinetto, ogni domenica li convocava in assemblea e leggeva lunghi elenchi di statistiche sull'aumento della produzione di energia elettrica, di fieno, di frutta, di attrezzi agricoli, di sementi, di concimi... “ma c'erano delle volte in cui gli animali avrebbero desiderato meno cifre e più cibo”.

Ogni commento è superfluo.

Giovanni Romano

4 commenti:

Topenz ha detto...

Ti ho linkato.
E' proprio così. Lo spread non si mangia.
E' una invenzione delle culture dominanti. Un grimaldello mediatico che, fatto il suo gioco, finirà presto nel dimenticatoio...
Ciao, vienimi a far visita:
http://topenz.wordpress.com

Topenz ha detto...

Non si mangia. Confermo.

La voce dal vicolo ha detto...

Verrò volentieri.

Cuoredipizza ha detto...

«…La conversione è passare dal puntare l’occhio su di sé al puntare l’occhio su Cristo…»
[don Giussani]

Buona Quaresima, con tutto il cuore (di pizza)!