L'intervento
di Ivan Scalfarotto, sottosegretario alle riforme, diffuso dall'Agenzia ANSA il 24 marzo scorso, ribatteva al collega Gabriele
Toccafondi che in un'intervista al settimanale TEMPI aveva espresso
gravi perplessità per una sictcom gay destinata alle scuole, e
protestava perché Vladimir Luxuria era stato invitato a un'assemblea
scolastica a Modena senza che i genitori dei ragazzi fossero
informati e senza alcun contraddittorio.
Vale
la pena commentare per esteso la dichiarazione di Scalfarotto perché
mostra molto bene le bugie e i sofismi con cui si cerca di far
passare l'ideologia del gender e l'imbavagliamento di chi la pensa
diversamente. Tanto per cominciare, l'intervento si apre con un tono
di supponente ironia verso il collega che viene trattato da
irredimibile troglodita: Se avesse letto il testo licenziato dalla
Camera, il sottosegretario Toccafondi saprebbe che la legge protegge
espressamente il diritto di opinione, che del resto è
protetto dall’articolo 21 della Carta fondamentale.”
Effettivamente il testo licenziato dalla Camera e presentato al
Senato è piuttosto annacquato rispetto al disegno di legge
originalmente presentato dallo stesso Scalfarotto il 13 marzo 2013
(vale la pena leggerlo qui). Ma il merito non è certamente di
Scalfarotto, che nella stesura originale e nella sua relazione di
accompagnamento al disegno di legge non accennava minimamente alla
libertà di opinione. Alcune delle sue affermazioni, al contrario,
erano decisamente inquietanti. Ad esempio, il disegno di legge
proponeva di sostituire all'espressione propaganda di idee
discriminanti (di cui al decreto legge 26 aprile 1993 n.122) la mera
diffusione. Chiunque può vedere che questo è un concetto
interpretabile con larghissimo arbitrio: sotto questa mannaia
l'omelia di un sacerdote, la citazione di un versetto biblico, il
rifiuto di partecipare a una festa di matrimonio gay o la semplice
espressione del proprio disagio di fronte a una coppia omoparentale
sarebbero tutti da considerare “diffusione di idee discriminanti”
e come tali da punire con la reclusione fino a un anno e sei mesi?
Altrettanto dicasi per la sostituzione della parola finalità
con la ben più vaga motivi, e istigazione (comportamento
definito con molta precisione dal Codice Penale, ad esempio
nell'art.414) con incitamento. Inoltre l'art. 5 del disegno di
legge stabiliva che la circostanza aggravante dell'”omofobia” “è
sempre considerata prevalente sulle ritenute circostanze attenuanti”.
Come difesa della libertà di espressione non c'è male.
L'ironia si fa sofisma quando Scalfarotto nega che ci fosse bisogno
di un contraddittorio per Luxuria: “Quanto alla partecipazione
di Vladimir Luxuria a un’assemblea scolastica – aggiunge – il
segretario Toccafondi dice che in questi casi ci sarebbe bisogno di
contraddittorio. Questo e’ un concetto che fa a pugni con il buon
senso. Forse che quando invitiamo nelle scuole altre minoranze c’e’
bisogno di contraddittorio? Toccafondi suggerisce forse di invitare i
negazionisti quando si parla di antisemitismo o il Ku Klux Klan
quando si parla di razzismo? E, infatti, a questo serve l’Unar: a
combattere tutte le discriminazioni, secondo le innumerevoli
raccomandazioni di Unione Europea e Consiglio d’Europa
sull’argomento.”
Se c'è qualcosa che fa a pugni col buon senso sono proprio
argomentazioni come queste. Paragonare le famiglie ai negazionisti
dell'Olocausto o al Ku Klux Klan è oltraggioso a dir poco. È una
tattica ben collaudata: soffocare un dibattito minimizzando la posta
in gioco (ma se si trattasse semplicemente di buon senso, perché
chiamare in causa l'UE e il Consiglio d'Europa, due organizzazioni
che da sempre spalleggiano gli attacchi alla famiglia?). Il risultato
pratico è che i genitori non c'entrano più niente con l'educazione
dei propri figli.
Di particolare interesse la conclusione di Scalfarotto, che rivela
forse involontariamente i retroscena del suo modo di pensare:
vergogna per la propria cultura di appartenenza, complesso di
inferiorità verso il Nordeuropa, supino adeguamento agli stereotipi
imposti dall'UE, fino a una conclusione imprevista che mette davvero a disagio:
“E’
piuttosto l’Italia ad essere in una posizione pochissimo
invidiabile di fanalino d’Europa sul tema dei diritti e delle
libertà della persona: parlo di diritti Lgbt, ma penso anche alla
vicenda delle carceri e al recente richiamo del Capo dello Stato sul
fine vita”.
Vi sembra normale che un discorso partito da tutt'altre premesse debba concludersi con
un accenno così funereo al fine vita? E come mai, nella cultura
politica della sinistra, le rivendicazioni sulla parità vanno sempre insieme con quelle sulla morte?
Giovanni Romano