Che
cosa è realmente accaduto l'11 gennaio 2015 a Parigi con l'immensa
manifestazione contro il terrorismo, nata quasi spontaneamente dopo
la strage del “Charlie Hebdo”? È stato un momento di unità o di
divisione? È stata la Marcia della Libertà di Pensiero o la Marcia
del Pensiero Unico? E soprattutto: è stato o no l'evento a partire
dal quale l'uomo europeo si è gettato definitivamente alle spalle
ogni appartenenza religiosa, con particolare riferimento al
cristianesimo?
A
onta della grandissima partecipazione popolare e della folta
rappresentanza di capi di stato, si può dire che questa
manifestazione più che unire ha diviso. A livello internazionale
resterà memorabile la diserzione degli Stati Uniti. Sul piano
interno, un movimento politico importante e in ascesa come il Front
National è stato emarginato e posto quasi sullo stesso piano dei
terroristi islamici. La marcia è stata di fatto monopolizzata da una
sinistra in difficoltà e da un presidente in crollo verticale di
consensi. Ha riaffermato solennemente tutti i dogmi del pensiero
unico: la scontata condanna del “razzismo” (che con questa strage
non c'entrava affatto), l'accoglienza, la convivenza, il meticciato,
l'integrazione, il rifiuto della propria identità eccetera eccetera,
senza interrogarsi per nulla sulle radici in primo luogo religiose di
un attacco all'Europa e all'Occidente che dura ormai da quarant'anni
e che diventerà molto più grave in futuro.
Ma
soprattutto il risultato a lungo termine della manifestazione
potrebbe essere l'aver gettato l'ombra del dubbio e della sfiducia
sulle religioni, mettendo indiscriminatamente nello stesso calderone
il fondamentalismo islamico e l'appartenenza religiosa cristiana. Il
luogo comune per il quale “le-religioni-sono-portatrici-di-violenza”
rischia di diventare davvero, e definitivamente, parte integrante
della mentalità dell'uomo medio occidentale da ora in poi.
Quale
religione uscirà più colpita, l'islam o piuttosto il cristianesimo?
Dire le lodi mattutine a scuola prima di cominciare le lezioni sarà
considerato un atto grave quanto massacrare la gente con il
Kalashnikov? Obiettare all'aborto in nome della propria fede sarà
considerato alla stessa stregua dell'incitamento all'odio razziale o
dell'organizzazione di una cellula terroristica? Esporre un presepe
sarà come far saltare in aria una sinagoga? I manifestanti di Parigi
sono disposti a difendere anche queste
libertà, o solo la possibilità di esercitare ad libitum
ogni corso
del pensiero, non importa dove vada a finire?
Non
è uno scenario futuribile. Sono cose che già stanno avvenendo in
tutta Europa, specialmente nella Francia laica e repubblicana, con la
repressione violenta delle manifestazioni contro il “matrimonio”
omosessuale, l'arresto delle Sentinelle in piedi e l'incarcerazione
di un anziano che aveva regalato scarpine da neonato a una donna che
voleva abortire, la proibizione di portare simboli religiosi. Di
tutte queste limitazioni l'islam risente molto meno del cristianesimo
perché non riconosce legittimità alle norme e ai valori in
contrasto con la sha'ria. e
anzi con la sua struttura comunitaria sta
creando una società
parallela in cui
le leggi dello stato non valgono più. Il caso estremo
è quello dell'Inghilterra che ha ufficialmente
riconosciuto la validità dei tribunali islamici, rinunciando di
fatto al principio di
uguaglianza davanti alla legge e ad esercitare la sovranità sul
proprio territorio.
Ma, ancora più a fondo, quel che è accaduto costringe a porsi la
domanda se davvero si può continuare a credere in Dio dopo la strage
del Charlie Hebdo. Ma in quale Dio? Un Dio dispotico che ordina di
uccidere, conquistare, sottomettere e fare la guerra? Un Dio d'amore
che però si dimostra impotente a impedire stragi e massacri? Allora
forse la comune, laica fratellanza umana? Ma come si può parlare di
fratellanza se si scartano i non nati e si eliminano gli anziani e i
malati, e mai le persone sono state così lontane e sole come ora
che si parla tanto d'”amore”?
La manifestazione di Parigi lascerà come strascico, probabilmente,
un inasprimento del laicismo più che un rifiorire della vera libertà
di pensiero. Ma a coloro che brandiscono le matite vorrei ricordare
che con quelle si può creare anche bellezza, come questa:
Ditemi voi se chi ha disegnato questo quadro era meno libero e meno felice di chi usa il disegno solo per fare satira.
Giovanni Romano
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