Questo non è un blog trasgressivo. E' contro i trasgressivi a buon mercato. Questo non è un blog onesto o politicamente corretto. E' contro gli onesti e i politicamente corretti di professione. Questo non è un blog fuori dal coro, perché al suo autore piace la musica corale e l'unità tra le persone che essa crea.
lunedì 16 luglio 2007
Il mistero di Yamamoto
venerdì 13 luglio 2007
Uomini e ratti (neri)
Un buon esempio di questa indifferenza alle domande l'ho visto in questa trasmissione. tra i brevi servizi nella seconda parte ce n'erano alcuni veramente interessanti, come il rivoluzionario sistema di trasporti pubblici "TransMillennio" di Bogotà, il relitto di una Fortezza Volante sommerso poco distante il porto di Calvi n Corsica, una pudica pubblicità ai preservativi (e meno male che non hanno preso in giro chi sceglie la strada dell'astinenza, anche se l'hanno considerata una possibilità remota quanto un viaggio su Plutone), un servizio sulla bioinformatica (che sia la strada per rendere pensanti i computers?) e infine un'indagine sulle cause e le conseguenze delle grandi pestilenze che hanno imperversato in Europa fino alle soglie del secolo XVIII.
Proprio di queste vorrei parlare. Era invitato in studio un giovane docente universitario, elegante, garbato, sicuro di sé (come è giusto che sia), ma quasi con un'aria di divertito distacco. L'argomento invece era drammatico: le epidemie di peste, specialmente
Di queste cose però non si è parlato. Si è parlato piuttosto delle probabilità di una nuova pandemia (il professore ha ammesso allegramente che potrebbe fare più vittime della Spagnola), si è fatto osservare -e questo era veramente interessante- che le epidemie di peste sono scoppiate nel Mediterraneo quanto erano più intensi gli scambi commerciali pacifici con le civiltà orientali e specialmente con l'islam, mentre in tempo di guerra la peste non passava perché le frontiere erano chiuse. Infine si è parlato delle conseguenze, non necessariamente tutte negative, delle grandi epidemie: la manodopera disponibile diminuisce di molto, così che i lavoratori superstiti si fanno pagare di più, e il tenore di vita aumenta.
A parte la confutazione dell'idea "politicamente corretta" secondo cui l'apertura delle frontiere e la "contaminazione" sarebbero un bene in sé; a parte la constatazione che nel Medioevo è stato il mondo islamico a regalarci malattie nate dalla totale trascuratezza dell'igiene (ma non erano gli Arabi ad avere inventato i bagni pubblici e gli ospedali, come dice la vulgata scientista? Ma può darsi che fosse il rozzo Occidente a essere più vulnerabile alle epidemie, più o meno come gli indios nei confronti del morbillo), una cosa mi ha particolarmente colpito: a un certo punto il professore è uscito in una frase che in un attimo mi ha svelato tutta una mentalità: "Sembra proprio che nella storia ci sia una costante: non appena la popolazione diventa eccessiva, interviene un'epidemia a riequilibrare la situazione". Al che Piero Angela ha assentito entusiasta.
E' l'ideologia dell'"uomo-cancro-del-pianeta". La stessa ideologia che ha fatto dire al Principe Filippo di Edimburgo, presidente mondiale del WWF, nonché noto massone e occultista, che se dovesse rinascere (da bravo occultista, è logico che creda nella reincarnazione) vorrebbe essere un virus mortale "per contribuire a risolvere il problema della sovrappopolazione". E non era, purtroppo, una delle sue solite gaffes. Faceva specie la freddezza assoluta con cui il professore e il giornalista consideravano che fosse "naturale" che un'epidemia sterminasse metà della popolazione del pianeta, quasi un mezzo naturale di regolazione, certo più efficace del controllo delle tanto odiate nascite.
Poniamo però il caso che l'epidemia scoppi per davvero e colpisca anche loro, non direttamente però, ma nelle loro famiglie. Cosa penserebbe Piero Angela se –ai cani dicendo- gli morisse prematuramente il figlio Alberto? Cosa penserebbe il giovane professore se vedesse agonizzare sotto i suoi occhi un suo bambino o una sua bimba piccola? Penserebbero anche in questo caso che si tratta solo di "popolazione superflua" che è giusto far scomparire? O l'eventualità di cui si parla tanto alla leggera in questo talk-show scientista diventerebbe una realtà da strappare le viscere, e li metterebbe di fronte a dimensioni della loro personalità e a domande alle quali, grazie alla Scienza, non pensano nemmeno?
giovedì 12 luglio 2007
Rushdie: dove sono i "trasgressivi" di casa nostra?
Personalmente, a suo tempo lessi "I versetti satanici", e a parte alcuni squarci lirici di grande bellezza lo trovai un polpettone illeggibile, tanto che questo libro è uno dei tre soli che ho buttato via in quarant'anni di lettura.
Tuttavia, ho trovato -e trovo- spaventosa, irrazionale e intollerabile la reazione dei musulmani. E condivido in pieno quel che hanno scritto gli autori e gli editori tedeschi: una minaccia a Rushdie è una minaccia a tutti noi.
In questo periodo, specialmente da quando è andata al potere la coalizione democristiana di Angela Merkel, la Germania sta dando lezioni di libertà e di coraggio a un mondo che si guarda bene dal raccoglierle. Ad esempio, il governo ha fatto ufficialmente sapere che la Germania vieterà sul proprio territorio la vendita prodotti cinesi fabbricati col lavoro forzato dei detenuti, sfidando le ire del colosso cinese.
Di fronte a queste prese di posizione chiare e forti, cosa dicono i nostri "trasgressivi" e "anticonformisti" di professione? Cosa dice Travaglio? Cosa dicono Luttazzi? Cosa dice Fo? Cosa dicono i no-global? Zitti e mosca, silenzio completo. Un silenzio che corrisponde al vuoto che regna nei loro cervelli. Al massimo si scaricano la coscienza protestando contro la caccia alle balene o contro gli OGM. Anzi, fanno tanto più chiasso quanto meno c'è da rischiare.
Sarebbero degni di compassione se non fossero degni soltanto di disprezzo.