giovedì 12 luglio 2007

Rushdie: dove sono i "trasgressivi" di casa nostra?

Il 21 giugno scorso la radio tedesca (Deutsche Welle) riportava una notizia che da noi non ha avuto la minima eco, almeno che io sappia. Gli scrittori e gli editori tedeschi hanno espresso pubblicamente la loro solidarietà a Salman Rushdie, dopo le nuove minacce che sono arrivate a lui e all'Inghilterra non solo da parte di isolati fanatici, ma dai governi di Iran, Iraq e Pakistan.

Personalmente, a suo tempo lessi "I versetti satanici", e a parte alcuni squarci lirici di grande bellezza lo trovai un polpettone illeggibile, tanto che questo libro è uno dei tre soli che ho buttato via in quarant'anni di lettura.

Tuttavia, ho trovato -e trovo- spaventosa, irrazionale e intollerabile la reazione dei musulmani. E condivido in pieno quel che hanno scritto gli autori e gli editori tedeschi: una minaccia a Rushdie è una minaccia a tutti noi.

In questo periodo, specialmente da quando è andata al potere la coalizione democristiana di Angela Merkel, la Germania sta dando lezioni di libertà e di coraggio a un mondo che si guarda bene dal raccoglierle. Ad esempio, il governo ha fatto ufficialmente sapere che la Germania vieterà sul proprio territorio la vendita prodotti cinesi fabbricati col lavoro forzato dei detenuti, sfidando le ire del colosso cinese.

Di fronte a queste prese di posizione chiare e forti, cosa dicono i nostri "trasgressivi" e "anticonformisti" di professione? Cosa dice Travaglio? Cosa dicono Luttazzi? Cosa dice Fo? Cosa dicono i no-global? Zitti e mosca, silenzio completo. Un silenzio che corrisponde al vuoto che regna nei loro cervelli. Al massimo si scaricano la coscienza protestando contro la caccia alle balene o contro gli OGM. Anzi, fanno tanto più chiasso quanto meno c'è da rischiare.

Sarebbero degni di compassione se non fossero degni soltanto di disprezzo.

Giovanni Romano

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