martedì 15 gennaio 2008

Il "Pecora Day" dell'Università La Sapienza



Gli accademici, quanto più sono paludati, tanto più sembrano portati a comportamenti gregari, irriflessi e aberranti. E' il caso del famoso "manifesto dei 67" contro la visita del Papa all'Università "La Sapienza" (che dopo questa scomposta gazzarra rischia di essere ribattezzata "Università l'Insipienza"). E' il caso del manifesto firmato contro Magdi Allam qualche mese fa. Fu il caso dell'infame manifesto (una vera condanna a morte) firmato da oltre 800 intelletuali à la page, qualcuno lautamente stipendiato ancor oggi (vedi Eco e Moravia), contro il Commissario Calabresi.

In entrambe le eventualità, una parte almeno della nostra cultura accademica (non quella realmente di primo piano, per fortuna) ha dato la prova di un provincialismo, di una grettezza e di un dogmatismo penosi e sconcertanti. Quelli che si sono da sempre impancati a maestri di "tolleranza" si sono rivelati i più intolleranti, settari e ignoranti.

Vorrei
però sapere dove sono i cattolici in questo momento. I semplici cattolici dell'Università, intendo, non i loro rappresentanti ufficiali. Può darsi che la stampa e i media di regime li abbiano censurati, ma se così non fosse stanno dimostrando una passività, un'apatia e una remissività non meno grave del conformismo dei loro avversari. Non capiscono che se imbavagliano il Papa, più nessun cattolico potrà parlare? Il manifesto dei 67 è oggi l'equivalente morale del "Manifesto della Razza" del 1938. Stessa faziosità, stessa pseudo-cultura, stessa ignoranza paludata di paroloni. E soprattutto stesso razzismo intellettuale.

Qual è però il destino di tanti "manifesti"? Certamente fanno danno, e molto anche, ma nella storia ben pochi, o nessuno, ha lasciato un segno. Oltre ai manifesti citati sopra, ricordo il caso di un manifesto firmato da cento professori universitari di fisica tedeschi sotto Hitler, che denunciavano la teoria della relatività come "un'impostura ebraica" (!). La storia ha provveduto a consegnare quelle cento persone e le loro idee all'oblio e al disprezzo che meritavano.

Così auguriamo ai pecoroni firmatari di questo manifesto, e a chi li sostiene.

Giovanni Romano

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