venerdì 30 maggio 2008

Blair vuole dedicare la vita alla fede. Resta da sapere quale...

L'altro ieri la BBC ha pubblicato un articolo sulla svolta religiosa dell'ex premier britannico Tony Blair. La trovate qui, e la riporto nella mia traduzione:


 

L'ex primo ministro Tony Blair ha promesso di "trascorrere il resto della propria vita" nel tentativo di unire le religioni del mondo.

Ha dichiarato che la fede potrebbe essere "una forza civilizzatrice nella globalizzazione", utile a mettere insieme le persone per risolvere problemi quali la malaria e la povertà estrema. Mr Blair, che è ora un inviato di pace in Medio Oriente, ha dichiarato alla rivista TIME che la fede religiosa gli ha dato "forza" mentre era al potere. La sua intenzione è quella di varare una "fondazione per la fede" a New York entro venerdì 30.

Mr Blair, di recente convertito al cattolicesimo, ha dichiarato: "La fede è una parte del nostro futuro, ed essa, oltre ai valori di cui è portatrice, sono parte essenziale di quel che può far funzionare la globalizzazione".

"Una cosa fantastica"

La sua fondazione cercherà di mettere insieme le religioni per affrontare problemi globali quali l'ottavo Programma di Sviluppo per il Millennio delle Nazioni Unite, che spaziano dall'eliminazione della povertà estrema fino al raggiungimento della sostenibilità ambientale. Una delle sue priorità immediate sarà combattere la diffusione della malaria. Mr Blair ha dichiarato: "Se si riesce a mettere insieme al lavoro le chiese, le moschee e i fedeli di religione ebraica per fornire le reti fondamentali necessarie per eliminare la malaria, che cosa fantastica sarebbe!. Questo mostrerebbe la fede in azione, mostrerebbe l'importanza della cooperazione tra le fedi, e mostrerebbe quel che la fede può fare per il progresso". Ha aggiunto inoltre che sarebbe possibile "raggiungere una maggiore comprensione tra le diverse fedi religiose, così da poter elaborare piattaforme d'azione comuni per queste fedi e affrontare alcuni di maggiori problemi del mondo".

L'addetto stampa di Mr Blair Alasdair Campbell, quando gli sono state poste domande sulla fede del suo principale, rispose una volta con l'osservazione divenuta celebre che il governo "non menzionava Dio". Ma Mr Blair, che ora ha 55 anni, di recente si è pronunciato apertamente sulla questione molto più che durante i suoi 10 anni a Downing Street. Analizzando le decisioni da lui prese come primo ministro, ha detto a TIME: "Non si può avere una linea diretta con Dio e ottenere le risposte. La cosa peggiore in politica è quando si è talmente timorosi di perdere popolarità che non si è più disposti a fare quel che si pensa sia la cosa giusta. Quel che la fede può fare non è dire quel che è giusto, ma darti la forza per farlo".

Mr Blair non riceve compensi per il suo ruolo di inviato di pace in Medio Oriente per conto del "Quartetto" dell'ONU, degli Stati Uniti, dell'UE e della Russia, ma percepisce consulenze ben retribuite per la società assicuratrice Zurich e la banca d'affari JP Morgan, oltre alla somma stimata di 5 milioni di sterline per le sue memorie di Downing Street.


 

Stupisce la mancanza assoluta di coscienza e di riflessione in quel che Blair dice. Non un dubbio, non un rimorso, non un ripensamento per lo scempio bioetico morale di cui il suo governo, e lui in primo luogo, è stato ed è responsabile. Solo la marcia trionfale verso il "progresso", ispirata a un positivismo ossificato e ottuso, degno tutt'al più del Balletto Excelsior. E quest'uomo sarebbe un cattolico! Certi cattolici meglio perderli che trovarli…


 

Giovanni Romano


 

sabato 24 maggio 2008

Il paradiso di Zapatero (e l’inferno dei cattolici)


Dal sito Catholicnewsagency traduco una notizia che arriva dalla Spagna dell'ineffabile Zapatero. Per ora l'abbiamo scampata bella, in futuro non si sa, specialmente se l'UE darà una mano ai laicisti di casa nostra:


Un arcivescovo difende il diritto di praticare la fede in risposta ai "dieci comandamenti" del secolarismo


MADRID, 22 maggio 2008 ore 03,53 – L'arcivescovo emerito di Pamplona Fernando Sebastian difende il diritto dei cattolici a vivere senza restrizioni la propria fede in risposta alla pubblicazione dei "dieci comandamenti" del secolarismo da parte di un giornale schierato nell'area del partito socialista.

L'arcivescovo ha riassunto i "comandamenti" elencati dal quotidiano Publico e li ha definiti "una barriera per escludere i cristiani dalla società".

  1. Insegnerai con uguaglianza verso tutti. Si capisce che l'uguaglianza imposta dal secolarismo non fa alcun riferimento a Dio o a ogni altra religione, nemmeno alla trascendenza dell'essere umano.
  2. Non predicherai fuori dal pulpito. Questo significa che l'espressione religiosa può essere tollerata soltanto dentro le chiese. L'insegnamento della religione a scuola dev'essere eliminato.
  3. Non imporrai i tuoi simboli allo stato. Gli atti ufficiali devono essere rigorosamente secolari. I funerali di stato e persino i matrimoni cattolici della famiglia reale non saranno permessi.
  4. Non mischierai quello che appartiene alla terra con quello che appartiene al cielo. Niente inni, niente bandiere, niente funzionari pubblici alle cerimonie religiose, niente simboli religiosi negli affari ufficiali dello stato.
  5. Non monopolizzerai le vacanze.
    Cercheranno di eliminare le feste religiose e renderle commemorazioni civili.
  6. Non invaderai le pubbliche istituzioni. Con l'eccezione dei cappellani ospedalieri, dei cappellani militari e dell'esistenza dell'Ordinariato militare.
  7. Noi controlleremo il vostro patrimonio.
    La Chiesa dovrà riconoscere che le cattedrali, i musei e i monasteri sono proprietà pubblica.
  8. Noi faciliteremo l'apostasia. Qui non c'è bisogno di spiegazioni.
  9. Tu non apparirai nei media di stato. I programmi religiosi dovranno essere eliminati dai media statali.
  10. Nemmeno un centesimo alla Chiesa. No n sarà accettabile neanche destinare una porzione del proprio reddito alla Chiesa rispetto al proprio reddito.

L'Arcivescovo ha dichiarato che secondo questi comandamenti "La Chiesa. I cattolici, la religione cristiana non meritano la stessa considerazione e assistenza che viene data agli sport, ai film o ai concorsi di bellezza. L'unica cosa che gli resta è multarci per essere cattolici", ha aggiunto.

L'Arcivescovo ha anche difeso il diritto dei cittadini a esprimere pubblicamente [la loro fede], dicendo: "I cittadini hanno perfettamente diritto di vivere e agire in modo religioso in tutte le aree della vita personale, familiare e sociale, secondo la nostra coscienza e in accordo coi nostri desideri. Non c'è autorità umana che possa metterlo fuori legge".

L'Arcivescovo Sebastian ha avvertito che i secolaristi sono mossi da un concetto totalitario dello stato. Secondo questa mentalità, lo stato è una sorta di Essere Supremo che è al di sopra di noi e ci dice come vivere. Ma questa non è la realtà", ha detto. "E' lo stato che deve conformarsi alla società di cui è al servizio, non viceversa. L'essenza della democrazia è questa. L'opposto è dittatura e totalitarismo".

"Nel caso della religione, l'unica cosa che lo stato deve fare, e non è molto, è proteggere la libertà dei cittadini così che ognuno possa esercitare ed esprimere liberamente la propria religione, secondo la propria coscienza, senza molestare o attaccare i diritti legittimi di alcuno. Il giusto secolarismo, dunque, così come la lotta contro il settarismo, consiste nel fatto che lo stato protegge la libertà religiosa dei cittadini di praticare la religione in cui credono, senza immischiarsi nelle questioni religiose che sono oltre la sua competenza", ha aggiunto.

"Se noi cattolici spagnoli vogliamo rimanere liberi e responsabili, dovremo cominciare ad affrontare seriamente queste questioni. Non è materia solo per i vescovi, ma qualcosa che riguarda direttamente tutta la società e tutti i cittadini. Quello che è a rischio non sono i privilegi dei preti, ma la libertà dei cittadini spagnoli di vivere liberamente secondo la propria coscienza".

Tradotto da Giovanni Romano


Fonte:
Catholicnewsagency

domenica 11 maggio 2008

Maremma amara, suore dolciastre e bambini fritti



Dal sito Culturacattolica leggo una notizia che ormai non sconcerta più di tanto: il Corriere della Sera è partito lancia in resta a sostegno delle "famiglie arcobaleno" (che Rino Cammilleri con folgorante perspicacia ha definito "omocolore"). Le "famiglie" omosessuali, insomma, con particolare riferimento ai bambini che ci vivono. In accordo al più vieto politically correct, il Corrierone descrive la loro situazione in termini addirittura lirici:

Margherita Bottino, psicologa, e Daniela Danna sociologa, descrivono i figli degli omosessuali come bambini più tolleranti, meno conformi agli stereotipi di genere.

A parte il fatto che essere maschio o femmina è un dato biologico, non uno "stereotipo di genere", quel che fa impressione non è tanto questa mistificazione grossolana (e al Corriere si stanno ancora chiedendo come mai le vendite sono in calo...). No, quel che fa veramente paura sono il buonismo e la vigliaccheria di certo "mondo cattolico" di fronte a questa mentalità.

Il Corriere infatti nota con soddisfazione che

In Maremma una coppia manda il bimbo in un asilo di suore perché non c’è quello comunale: “Il piccolo è stato accolto così bene che le maestre per rispettarlo non hanno festeggiato la festa della mamma e del papà”.

Questa mi sembra la vera notizia orribile. Non solo le suore hanno peccato gravemente di rispetto umano, forse per paura di essere messe alla gogna mediatica (ma questo non le scusa. Avevano il dovere di dare testimonianza, costi quel che costi); si sono spinte addirittura fino al punto di cancellare la festa della famiglia naturale. Sembra di essere in pieno Brave New World: i bambini sono concepiti soltanto in provetta, la famiglia naturale non esiste più, anzi le parole più sconce sono diventate "padre" e "madre".

Che delle suore abbiano potuto fare questo, e che nessun Vescovo, per quanto io ne sappia, sia intervenuto con la massima energia per richiamarle, dà tutta la misura di come tanto "mondo cattolico" sia diventato del inconsistente e buonista fino all'idiozia. Ma queste brave suorine maremmane faranno bene a tenere presente l'ammonimento di Nostro Signore, che a quanto pare se ne infischiava altamente del politically correct:

Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A nullaltro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini (Mt 5,13)


Naturalmente, penso che le brave suorine di cui sopra da ora in poi si guarderanno bene dal parlare ai bambini di Dio Padre o di Maria Madre di Dio, per non offendere la suscett... pardon, la sensibilità delle famiglie omocolore.


Giovanni Romano

Immagino che dobbiamo anche ringraziarli...

Oggi quasi tutta la stampa prende atto con soddisfazione che il corteo anti-Israele di Torino "si è concluso pacificamente", e poco ci manca che si si profondano in lodi sperticate agli organizzatori e ai partecipanti.

Ma cosa c'è di speciale in tutto questo? Dimostrare pacificamente non era una loro gentile concessione. Era il loro preciso dovere di cittadini democratici in uno stato democratico che non si rassegna a diventare quel che Oriana Fallaci, con giustificato disprezzo, chiama "Eurabia". Se le leggi valgono per tutti, compresa quella di manifestare pacificamente, non vedo perché ne dovessero essere esentati, a qualsiasi titolo, i manifestanti di Torino. E quindi non vedo alcuna ragione per lodarli.


Giovanni Romano

Tre diavoli al colloquio di lavoro


Sul sito Insidecatholic ho trovato questa storiella molto divertente -e istruttiva- che riporto in traduzione:

"Un giorno Satana ebbe bisogno di un assistente. Pubblicò quindi un annuncio sulla "Gazzetta Infernale" e al colloquio di lavoro si presentarono tre candidati. A tutti e tre i diavoli Satana fece la stessa domanda: "Cosa faresti per portare all'inferno il maggior numero di gente?".

Il primo rispose: "Direi a tutti che Dio non esiste".

Il secondo rispose: "Direi a tutti che il diavolo non esiste".

Il terzo rispose: "Direi a tutti che per pentirsi c'è sempre tempo".

"Ok, sei assunto", disse Satana al terzo.


Giovanni Romano